Sfuocature da scarsa aderenza fra negativo e carta
Utilizzando un torchietto che non garantisce una pressione sufficente, sull’immagine si ottengono zone sfuocate dove il contatto fra negativo e carta non è ottimale.

La maggior parte delle tecniche antiche sono poco sensibili alla luce, ed è quindi impossibile utilizzare un ingranditore come avviene per le stampe tradizionali su carta baritata. I negativi allora vengono stampati per contatto diretto con il supporto di stampa.

Se rimane dello spazio libero fra stampa e negativo, per quanto esiguo, l’immagine finale -nel migliore dei casi- sarà priva dei dettagli più fini, apparirà sfuocata, molle e priva di microcontrasto. Se lo spazio poi aumenta appariranno addirittura delle zone completamente sfuocate, particolarmente fastidiose e impossibili da nascondere.

Questo succede per esempio se si stampa su di una carta che tende a imbarcarsi e ondularsi molto. Si creano infatti degli avvallamenti in cui il negativo è staccato dalla carta, avvallamenti che nella stampa finale vengono tradotti per delle bande regolari alternativamente flou e nette. Per questo motivo una delle caratteristiche più utili di un certo tipo di carta è che rimanga piatta anche una volta bagnata. Una splendida carta per cianotipo, la Shoeller durex, è praticamente inutilizzabile a causa di questo problema. Prima di scegliere il proprio supporto è quindi opportuno verificare che la carta che si intende utilizzare rimane liscia anche una volta sensibilizzata.

La vera soluzione a questo problema però è l’utilizzo di un pressino (printing frame) a elevata pressione. In questo modo gli avvallamenti della carta vengono completamente schiacciati contro il negativo, il contatto è completo su tutta la superficie dell’immagine e si ottengono stampe prefettamente nette in ogni punto.




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