Cianotipo posterizzato da viraggio al the

Cianotipo posterizzato da viraggio al the
Andrea. Cianotipo posterizzato da viraggio al the e carbonato di sodio. Carta Fabriano Artistico incollata alla gelatina alimentare, salata e preacidificata in acido citrico e acido acetico. Dimensioni carta e immagine: 19×28,5 cm. Esemplare unico.

È nota e decantata l’importanza di prendere note e standardizzare le procedure quando si lavora in camera oscura, soprattutto con le tecniche antiche. Eppure a volte è divertente lasciarsi andare e osare. Nella maggior parte dei casi non si riuscirà a stampare niente di buono, ma a volte verra fuori per sorpresa qualcosa di unico, che non sarebbe mai nato seguendo i sentieri battuti. Qualcosa che non assomiglia a niente che si è visto prima, perché è nato con l’aiuto insostituibile del caso.

Questa è la storia di una di queste immagini, un’immagine unica.

Un paio d’anni fa, nel lontano 2004/2005, lottavo con la carta salata, senza esser riuscito a stampare più di un paio di immagini decenti. Qualche sia la variabile che non controllavo mi metteva sempre i bastoni fra le ruote. Testavo diversi tipi di carta, di incollaggio, indurimento, etc. Trovavo una combinazione che dava un ottimo risultato, preparavo 20 fogli con tantissima attenzione e scoprivo che non ne funzionava nemmeno uno. Ci doveva essere una maledetta variabile che mi sfuggiva che mi fregava sempre. Il risultato fu solo una montagna di ore perse e tantissima carta salata pronta per esser sensibilizzata lasciata in camera oscura a invecchiare.

Oggi ricapito come per caso su una cartella con una trentina di questi fogli gelatinati e salati. Arche Acquarelle, Fabriano Artistico, Rives BFK. Ognuno con una concentrazione diversa di gelatina, un metodo diverso di indurimento, una quantità diversa di sale. Tutti i fogli mischiati insieme, tutti gli scarti e i fallimenti di allora, in attesa di trovare qualcosa di meglio da farci. Mi dico che è l’occasione buona per giocarci con dei cianotipi.

Non essendo sicuro che il cloruro di sodio vada d’accordo con il cianotipo (cloro puzza sempre di sostanza basica), ho preparato un bagno di 10g di acido citrico e 3l d’acqua. ph circa 3, bello acido, ok. ci metto dentro tutti i miei fogli, uno dopo l’altro. Rimisuro il ph e siamo scesi a 4-5. Aggiungo allora un altro litro d’acqua che non ce ne è abbastanza e 2cc di acido acetico all’80%. Ph fermo a 4. un goccino in più di acido acetico. quanto? mah, un tappo della mia bottiglia…

Stendo i fogli a seccare, sensibilizzo con il ciano classico, 0.8+0.8 per due stese su di un 18×28 circa.

Stesa a pennello senza nemmeno tracciare i bordi a matita, seccaggio con l’asciugacapelli caldo (non lo faccio mai, ma tanto sto giocando no?). Nessuna misura del tempo di asciugatura (in genere faccio 10′ fra le due stese e 30′ prima di esporre). Sotto gli uv per, boh, 15 minuti? Negativo digitale per Van Dyke, quindi decisamente troppo contrastato, ma tanto chi se ne frega, sto giocando o no?

L’immagine sembra bella quando esce dal pressino, tutta verde. Strano, in genere è più grigia… la metto nell’acqua acidificata e subito diventa blu scuro, mai visto una cosa cosÏ rapida. PerÚ subito si vedono i filamenti blu che partono nell’acqua e l’immagine si cancella quasi completamente. Alte luci completamente bruciate, poche ombre quasi chiuse. Peccato, era carina e fine sta carta. Probabilmente la gelatina impedisce al cianotipo di attaccare alla carta e viene completamente lavato via. Faccio qualche altra stampa con qualche goccia di emolliente per aumentare la penetrazione, ma ottengo pessimi risultati.

A fine pomeriggio mi ritrovo con tutta una serie di cianotipi orribili. Del resto cosa mi aspettavo la regola di lavorare con precisione non è mica nata per niente. Lasciarsi andare alla fantasia e al gioco non porta a niente. Proust diceva sempre che le grandi opere nascono nella noia, non nell’ispirazione. Chissà se era un amante della camera oscura.

Sono un po’ depresso, non c’è niente di peggio di aver passato una giornata in camera oscura senza aver prodotto nemmeno un’immagine decente. Beh, posso almeno usare i ciano per fare qualche test sui viraggi. Per ora ho sempre usato la candeggina come sbiancante, vediamo cosa succede usando il carbonato di sodio. Fra l’altro recentemente ho letto che virare all’acido tannico non cambia niente sull’apparenza dell’immagine (come ho potuto verificare), ma che infilare un ciano virato all’acido tannico nel carbonato di sodio è molto diverso di un ciano diretto nel carbonato… mmm, in genere bisogna aspettare almeno un paio di giorni prima di virare perché i ciano si ossidino e prendano la tinta blu definitiva, ma chi se ne frega, tanto sto facendo solo porcate…

Preparo un the meno caro del supermercato, 5 bustine per una teiera fumante. Poi 12g di carbonato e 600ml d’acqua. Il the è caldo, ma chi se ne frega. Ci infilo dentro la prima immagine, questa vecchia Fabriano Artistico prende molto bene il bruno del the. ce la lascio un bel po’, ma non misuro il tempo. A che pro? Voglio solo vedere se viene fuori lo stesso rosa che ottengo con la candeggina. Qualche minuto di lavaggio, poi dritto nel carbonato. L’immagine cambia istantaneamente, tendendo in pochi secondi al rosso mattone.

Poi vedo qualcosa di strano e magnifico, l’immagine che diventa negativa.

La infilo al volo nell’acqua, frastornato. il viraggio è durato fra i 2 e i 10 secondi al massimo, le ombre sono tutte posterizzate e più chiare dei grigi medi. Le luci rosso mattone.

Lavo il tutto per qualche minuto e metto ad asciugare, sperando che non cambi troppo. Nel frattempo viro una buona decina di ciano, ma senza assolutamente riuscire ad ottenere un risultato nemmeno lontanamente paragonabile.

La stampa ha solo 4 toni. Dai medi in su è tutto un marroncino mattone. Subito sotto un marrone intenso come certi medi del Van Dyke Brown. Le ombre sono splittate in due. Le meno intense sono bianco verdi con tantissimo grano marrone, le più profonde bianco azzurrino con il solito grano marrone. Il fatto che siano posterizzate di un colore più chiaro del resto fa sembrare l’immagine un misto di positivo e negativo. La tinta del the da un che di antico e strapazzato.

Mortalmente bello, ma assolutamente irriproducibile.

Dovrei riscavare nei casini di carta salata un paio d’anni fa e in tutta la serie di casualità che sono entrate in gioco oggi. La scansione non rende assolutamente l’idea, una stampa unica come questa va tenuta fra le mani.




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