Samuele Piccoli
© Samuele Piccoli

Andiamo con ordine. Direi di partire con il procedimento “meccanico” per poi scendere nel dettaglio dei materiali. Comincerei con il differenziare i trasferimenti a seconda del tipo di “chimico trasferente” utilizzato (acetone e trielina).

Il trasferimento classico (all’acetone) prevede di appoggiare “l’emulsione” della fotocopia su foglio di carta da disegno, impregnare un batuffolo di cotone con dell’acetone, “spennellare” con decisione il retro della fotocopia con il batuffolo, aspettare che il tutto asciughi e separare con attenzione i due fogli che durante la fase di asciugatura hanno aderito l’uno all’altro. Il risultato di questo processo è un’immagine con una dominante rosa, molto morbida, con una notevole e non omogenea perdita di dettaglio. L’unione di questi fattori restituisce un effetto che definirei molto “ottocentesco” alla foto.

Vediamo adesso nel dettaglio come arginare tutte le variabili in gioco in modo da poter governare, nei limiti del possibile, tutto il processo.

Trasferimento all’acetone

Samuele Piccoli
© Samuele Piccoli

Esistono vari tipi di acetone in commercio, il più comune ed economico però è quello che viene utilizzato per togliere lo smalto dalle unghie, lascia una dominante rosa, piacevole dal mio punto di vista, se tale effetto non è gradito meglio ricorrere alla tecnica della trielina.

La fotocopia (negativo)

Con il processo classico sono riuscito solo a trasferire fotocopie in bianco e nero, ho fatto numerose prove con fotocopie a colori senza attere nessun risultato. Molto probabilmente dipende dal tipo di pigmento che viene utilizzato dalla fotocopiatrice, quindi non escluderei a priori la possibilità di trasferire anche il colore. Occorre precisare che non tutta l’immagine della fotocopia riuscirà a trasferirsi, spesso le sfumature si perdono o si confondono, è dunque buona norma utilizzare foto dai contorni un po’ più marcati.

La carta per il trasferimento (positivo)

Samuele Piccoli
© Samuele Piccoli

Il dettaglio della foto finale è influenzato pesantemente dal grado di ruvidezza superficiale della carta che accoglierà i pigmenti della fotocopia. Ovviamente questo dipende dal risultato che vogliamo ottenere ma in genere più il foglio è liscio e più il trasferimento restituirà dettaglio alla foto finale.
Accade molto spesso che parti del negativo rimarranno attaccate al positivo con il rischio molto concreto di dover buttare il tutto. Per cercare di ridurre al minimo questo rischio utilizzo, per il positivo, fogli carta di grammatura non inferiore agli 80 grammi, questa grammatura mi consente di poter agire tranquillamente con i colori ad acrilico.

Pressione sul retro della fotocopia

Samuele Piccoli
© Samuele Piccoli

La pressione del batuffolo di cotone sul retro della fotocopia è direttamente proporzionale al livello di dettaglio che avrà la foto finale, ovviamente la pressione esercitata non sarà mai uniforme su tutta la foto, nulla vieta di utilizzare dei rulli per uniformare il tratto.

Il trasferimento con la trielina prevede un procedimento leggermente diverso. Dopo vari tentativi il metodo sicuramente migliore è quello di appoggiare un foglio di carta (il futuro positivo) non troppo pesante (la carta da fotocopie è la migliore) sulla fotocopia (il negativo) e procedere con una prima spennellata di trielina con il solito batuffolo di cotone sul retro del positivo. A questo punto rovescio l’accoppiata negativo/positivo e spennello con il solito batuffolo il retro del negativo. Dopo aver aspettato qualche secondo procedo al di distacco del negativo dal positivo. Con questa tecnica sono scongiurati possibili distacchi parziali del negativo. Il risultato è una foto decisamente desaturata, molto morbida, ma con un dettaglio decisamente maggiore rispetto al metodo classico. Anche in questo caso vediamo nel dettaglio le variabili in gioco

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