Brunelli: cavallo
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: I soggetti delle tue foto sono molto quotidiani, perlomeno per chi vive o ha vissuto in campagna, a contatto con gli animali. Almeno in linea di principio potrebbe essere un universo racchiuso in poche decine di metri quadrati. Ho vissuto per anni in una azienda agricola sulle colline toscane, e tutto quello che vedo nelle tue foto era entro pochi metri dalla porta di casa. Anche questa è una cosa che apprezzo particolarmente nei tuoi scatti, questo saper reinventare un mondo, almeno per me, completamente noto e familiare. Da cosa deriva la tua scelta di limitarti ad un micromondo circoscritto?

Giacomo Brunelli: È usando soggetti quotidiani che mi risulta più facile usare un’idea e farne una sintesi.

La scelta di limitarmi ad un micromondo è nata da questa sintesi per la quale parto dal ritratto di animali e giungo a come si muovono. È per questo che il mio lavoro è una collezione privata dei loro movimenti. Parla di quello elastico, di quello che fa rumore e di quello che non vorrebbe muoversi per niente.

 

Civetta
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: Quali sono le differenze fra il viaggiare e spingersi sempre più lontano, alla ricerca infinita di qualcosa che non si troverà mai, e il limitarsi invece al mondo che ci circonda?

Giacomo Brunelli: È che quando descrivi ciò che è a pochi metri da te, l’illusione di trovare qualcosa è così vicina, da abituarti a lei e cominciare a prenderla per vera.

Uso un mondo che conosco perché ogni volta che decido di tornarci mi accorgo che è invece cambiato o che può essere interpretato diversamente. Scatto foto a pochi metri di distanza l’una dall’altra ed in differenti stagioni dell’anno, a volte percorro la stessa strada per giungere a destinazione, altre volte invece sbaglio strada e scopro il nuovo. In questo senso mi spingo anche io sempre più lontano alla ricerca infinita di qualcosa che non si troverà mai.

 

Pesci
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: Da alcuni mesi sto riflettendo su un certo modo di costruire e intendere l’immagine che mi pare caratterizzare il panorama fotografico degli ultimi anni. Mi sembra si possa dire che ultimamente la ricerca fotografica si sia spostata meno sulla novità di cosa fotografare, ma piuttosto sulla novità del modo di fotografarlo. Quello che colpisce di un fotografo non è solo il soggetto ripreso, ma il suo modo personalissimo di ritrarlo.

Sei d’accordo che ormai è difficile limitarsi a fotografare un soggetto, ma si è obbligati a reinventare le realtà secondo il proprio gusto?

Giacomo Brunelli: Credo piuttosto che la scelta di un soggetto invece che di un altro sia dettata dal proprio gusto, io fotografo animali anche perché mi piace mangiarli.




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