Brunelli: topo morto
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: Puoi approfondire il discorso su una delle fotografie che accompagnano questa intervista?

Giacomo Brunelli: Vorrei parlarvi del topo morto ed il fiore.

Ora mi sono trasferito a Roma ma quando vivevo a Perugia, abitavo in campagna ed ero circondato da cani e gatti. Uno dei gatti mi portò un topo morto in casa e così decisi di rappresentarlo, morto come era. Lo conservai in una scatola di cartone per un paio di giorni, giusto il tempo necessario per trovargli una sistemazione migliore. Al terzo giorno lo portai a fare un giro in macchina e a metà strada, proprio mentre stavo guidando, lo guardai e mi venne in mente di regalargli un fiore.

 

Cavallo
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: Colgo l’occasione per la domanda successiva. Hai vissuto come dici molti anni a Perugia, quindi in una piccola città che forse non è all’avanguardia come le grandi capitali europee. Spesso si sente dire che per sfondare nel mondo dell’arte contemporanea bisogna vivere in una grande città in pieno fermento artistico, come New York o Berlino.Il fatto di vivere in una città relativamente periferica rispetto ai grandi centri contemporanei secondo come ha influito sulla diffusione dei tuoi lavori? Credi che oggi sia possibile esporre a livello internazionale pur non essendo fisicamente in una città effervescente per quanto riguarda fotografia e arte? Cosa è cambiato vivendo a Roma

Giacomo Brunelli: Ora vivo a Roma, ma lavoro sempre allo stesso modo di come facevo a Perugia.

La mattina impiego più tempo per raggiungere dove decido di andare, ma va bene.

Oggi si può fare molto con il computer. Credo che essere fisicamente in un posto sia più un discorso di vendite, vendi di più se la gente ti conosce personalmente.

Perugia è una magnifica città ed è a Perugia che è nata l’idea del mio progetto di lavorare sugli animali. Ogni volta che torno non penso ad altro che alla fotografia.

 

Ululato
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: La diffusione dei tuoi lavori segue quindi più le vie classiche di diffusione: gallerie, esposizioni, pubblicazioni cartacee, etc, oppure è affidata soprattutto ai circuiti artistici che stanno nascendo su Internet? Cosa pensi di queste iniziative?

Giacomo Brunelli: Il mio lavoro ha iniziato a girare in internet prima delle classiche vie di diffusione, ora invece è in entrambe le parti. Internet mi dà la possibilità di fare quello che sto facendo.

 

Fabiano Busdraghi: Quali sono i tuoi spazi internet preferiti Allora? Qualche rivista di fotografia o d’arte online? Dei blog di settore?

Giacomo Brunelli: Blog no, ma molti spazi, tra i quali Luminous-Lint e Gomma.

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