Yangon Paola Casali
Il mercato del pesce di Yangon
© Paola Casali

Sulle pagine di Camera Obscura, come in molti miei interventi sulla fotografia sparpagliati tanto nel mondo virtuale e in quello reale, insisto sul fatto che la fotografia non ha necessariamente un rapporto mimetico con la realtà. L’essere icona è una delle possibili caratteristiche della fotografia, ma non è assolutamente una proprietà fondamentale e costituente.

Nonostante questo la fotografia è spesso anche iconica, ed è proprio questa sua caratteristiche che mi attirò all’inizio, la prima volta che presi in mano una macchina fotografica per fotografare quello che avevo intorno, senza sapere niente di simboli, icone e indici. Nonostante quello che ho imparato in seguito, resta ancora vivo il fascino delle possibilità narrative della fotografia, il mostrare un angolo di mondo lontano, persone, cose, luoghi sperduti. Il reportage quindi, nonostante su Camera Obscura ci si occupi quasi unicamente di fotografia artistica, resta una delle mie grandissimi passioni.

Dettaglio volto acqua
Dettaglio dell’uomo che si lava
© Paola Casali

Alcuni anni fa, mentre Paola Casali mostrava gli scatti di uno dei suoi ultimi viaggi, vidi una fotografia che mi rimase istantaneamente nel cuore, scattata al mercato del pesce di Yangon.

A parte il fascino che ha sempre esercitato su di me la fotografia di viaggio, di luoghi e persone lontani cui ho appena accennato, questa fotografia mi ha sempre impressionato per la struttura e il contenuto visivo.

Il formato quadrato è uno di quelli con cui mi sento meno a mio agio, anche se è amatissimo da molti fotografi mi trovo quasi in difficoltà, mi manca sempre un po’ di spazio, o ne ho troppo che vorrei tagliare. Non mi stupisce cosa dice Michele Vacchiano nel suo Elogio del quadrato.

Come le vie di Torino o Trieste [il quadrato] ispira timore, nella sua prevedibilità geometrica sfiora i territori della follia. Paradossalmente sgomenta. Nel quadrato non c’è orientamento, non c’è base o altezza, essendo ogni lato capace di assumere entrambi i ruoli. Nella sua ambiguità formale ogni orientamento si perde, scompare qualunque possibilità di aggancio mentale. Nel centro di Torino (città quadrata, regolare, aliena per chi non vi è nato) il filosofo Nietsche finì per impazzire.

Michele Vacchiano

Per la stessa ragione sono rare le fotografie quadrate che veramente mi piacciono, e questa ne è un ottimo esempio. In questo caso lo spazio quadrato è perfettamente riempito e gestito, gli elementi, seppure eterogenei e quasi antitetici, sembrano incastrarsi fra di loro in modo ciclico, quasi come nel famoso disegno di Esher Ascending descending.

Uomo alla finestra Paola Casali
Dettaglio dell’uomo alla finestra
© Paola Casali

Questo è la caratteristica che più ammiro di questa fotografia. Una sola immagine, ma che ne contiene due diversissime. Una dinamica, viva, rumorosa, mossa, dell’uomo che si lava, nudo, colto proprio nel momento in cui si getta addosso l’acqua dalla bacinella. L’altra statica, posata, silenziosa, il ragazzo affacciato alla finestra, con la sua camicia impeccabile, il braccio mollemente poggiato sul davanzale. Uno con gli occhi chiusi, l’altro che guarda in macchina. Uno immerso nel bianco accecante della luce della strada, l’altro che si staglia sul nero dell’interno della casa. Uno ha dipinta in faccia una mezza smorfia, l’altro un sorriso appena accennato. I due elementi della fotografia sono completamente eterogenei, e molto belli, tanto che potrebbero costituire entrambi due fotografie completamente indipendenti. Quello che fa la riuscita di questa foto è che questi due elementi diversissimi si compenetrano mutualmente in un’unica immagine equilibratissima.

Per concludere, pubblico le parole che Paola Casali desidera accompagnino la sua fotografia del mercato del pesce di Yangon.

Tornai da quel viaggio e capii di provare vergogna per come vivevo. Ci sono dei posti al mondo in cui le persone sopravvivono con un pugno di riso al giorno, ci sono posti al mondo in cui un topo può essere un pasto ricco. Noi siamo liberi, là non sanno cosa sia la libertà. È molto triste.

Paola Casali




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