Ormai dovrebbe essere evidente per ogni lettore di Camera Obscura: sono un grande amante del pittorialismo in fotografia. Oltre al mio gusto per tutto ciò che ricorda, più o meno esplicitamente la pittura, ultimamente sono particolarmente interessato alla ripetizione degli elementi. Soprattutto quando la ripetizione riguarda gli aspetti moderni del mondo attorno a noi: le città, i palazzi, le macchine, le fabbriche.

È allora inevitabile che apprezzi il lavoro di Doug Landreth e in particolare questa fotografia di ciminiere fumanti. Non so se si tratta di un vero, enorme, sito industriale, con decine di torri, comignoli e ciminiere che sputano fumo e vapore contro il cielo, oppure se è un fotomontaggio realizzato a partire da elementi di diverse fabbriche. In ogni caso l’aspetto ripetitivo, massificante dell’elemento è estremamente ben rappresentato. Sembra una visione apocalittica di un certo cinema ambientato in un futuro prossimo, un futuro tetro e reso grigio dai fumi delle industrie, fabbriche che ricoprono il pianeta ovunque lo sguardo possa spaziare.

La scelta pittorica è, a mio gusto, molto azzeccata. Perché nell’immaginario collettivo il pittorialismo deve restare attaccato ai temi che erano cari al pittorialismo storico di inizio novecento? Perché dovrebbe rappresentare solo fanciulle danzanti, ritratti sognanti e paesaggi nebbiosi? Perché le fabbriche dovrebbero essere rappresentate unicamente con un’estetica da straight photography? Ben venga allora questa fotografie di fabbriche su un cielo scure e nero che sembra dipinto, il fumo e le nuvole di una materia che non avrebbero in una semplice fotografia, i graffi e le imperfezioni.




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