Hiroshi Sugimoto
© Hiroshi Sugimoto

Abbandonai allora il progetto. Eppure spesso mi capita di vedere le stesse foto del mare, la stessa purezza e semplicità, la sola linea di orizzonte, fotografie esposte e pubblicate, spesso anche di nomi noti. Ma come fanno? Per loro non vale la regola di essere arrivati dopo? Giusto per citare i primi che mi vengono in mente: Hiroshi Sugimoto con i suoi seascapes oppure alcune fotografie di Kazuumi Takahashi. Anche Edgar Martins volendo costruisce molte sue foto nello stesso modo, e nella serie The accidental theorist la somiglianza diventa ancora più forte. Fra le varie splendide foto del suo portfolio Simon Norfolk ne mostra anche alcune del mare, semplici ed essenziali come quelle di Fontana. Oppure, per citare altri esempi, Gursky e Massimo Vitali non hanno forse lavorato entrambi sulle discoteche, con intenti e risultati visivi molto vicini? Gli any male di Didier Rillouz non ricordano almeno in parte gli ibridi di Daniel Lee?

Natalie Czech
© Natalie Czech

Mi chiedo allora se è davvero possibile fare qualcosa di completamente nuovo. Mano a mano che si approfondisce la conoscenza della storia della fotografia, ci si accorge che quasi non esistono autori usciti dal nulla, ma che nella maggior parte dei casi si muovevano all’interno di correnti, di uno spirito di ricerca comune, che esistono stili e fotografie che si assomigliano, a volte così tanto da sembrare quasi uguali, proprio come le fotografie del mare.

Ma è così importante poi? Ogni autore si è mosso seguendo la propria sensibilità, ha scavato un lato del tunnel che non è necessariamente quello degli altri. I risultati poi, anche partendo da un punto comune, a volte sono visivamente diversi, a volte concettualmente distinguibili, a volte l’uno e l’altro. In altri casi poi gli autori sono arrivati allo stesso epilogo indipendentemente. Ha senso chiedersi allora chi ci è arrivato prima? Non hanno entrambi lo stesso merito? Non è che siamo ossessionati dalla ricerca del nuovo a tutti i costi? Dopo Duchamp cosa possiamo fare di nuovo?

Franco Fontana
© Franco Fontana

Già dieci anni fa, in occasione di uno dei miei primissimi viaggi, appuntando nel mio moleskin tutte le idee e impressioni nate dalle visite dei musei di Monaco, scrissi:

Morte al nuovo, viva il bello.

Adesso penso che comunque dei modi di innovare ci siano, che i lavori rimangano personali, pur muovendosi all’interno d i un ambiente che è già stato percorso. Si ha lo stesso materiale che hanno tutti a disposizione e lo si rimpasta e lo reinventa nel proprio modo personale. L’importante è non copiare deliberatamente. È un equilibrio sottile fra innovazione e muoversi in un ambito comune. Le foto del mare erano troppo uguali, ma è normale che negli altri casi si possano trovare assonanze fra i lavori di diversi autori.




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