Lo spettro della morte
Cet article n’est pas disponible en français
Save this post in PDF
For multi-page articles the pdf file automatically include the whole post
For multi-page articles the pdf file automatically include the whole post
Cet article n’est pas disponible en français
Mirko
said, 19 May 2008 @ 9:45 PM :
Senza alcun intento di voler banalizzare un evento tragico come il terremoto in Cina, c’è una parola che ultimamente mi ronza per la testa quando penso alla fotografia e questa parola è “bellezza”.
Leggere questo post mi ha fatto immediatamente suonare un campanello mentale perché nei giorni scorsi stavo pensando che mi piacerebbe approfondire il discorso bellezza/estetica in fotografia (ma anche più in generale).
Il mio problema è che non ho gli strumenti anche solo per iniziare un approfondimento perché non ho alle spalle studi classici e/o di filosofia che mi facciano capire che tipo di analisi intraprendere ed in che direzione rivolgere eventuali ricerche.
Potrebbe essere un’idea per una serie di prossimi articoli per il tuo blog
Fabiano Busdraghi
said, 19 May 2008 @ 9:59 PM :
Ciao Mirko,
quello della bellezza e dell’estetica è un tema complesso e che va al di là della fotografia, ripercorrendo anzi tutta la storia della filosofia. Nonostante questo sono sicuro che resta sempre qualcosa da dire, e che può essere interessante leggere.
Per questo ti dico senza riserve: buttati! Nemmeno io ho alle spalle studi classici o di filosofia, se si esclude qualche ricordo del liceo e qualcuna delle mie disordinatissime letture. Certamente è necessario conoscerne un argomento per poterlo trattare, ma credo che se ci si pone con umiltà una sorta di “ignoranza” può al contrario essere desiderabile, perché segnerà un’indipendenza totale di pensiero dalle scuole e dalle mode.
Per il momento ci sono ancora almeno una decina di articoli sulla serie “fotografia e verità”, pubblicandone uno a settimana andrò avanti ancora due o tre mesi. Si tratta di una rivisitazione dei capitoli di un libretto che iniziai a scrivere, senza mai finire, ormai più di due anni fa. Quindi sono un argomento che mi rigiro nella testa da molto tempo, che ho opportunamente digerito e metabolizzato.
In ogni caso sono sempre alla ricerca di nuovi argomenti e nuove fonti di conoscenza. Se vuoi ne riparliamo, perché mi piacerebbe vedere Camera Obscura come un luogo più interattivo, motivo fra l’altro, per cui nei prossimi mesi usciranno moltissime interviste. Se hai qualche idea quindi possiamo anche vedere se è possibile mettere giù qualche cosa.
Ciao e come sempre grazie della visita
f
Mirko
said, 19 May 2008 @ 10:33 PM :
Sto seguendo con molto interesse la serie “fotografia e verità” e la trovo molto interessante, ben articolata e, soprattutto, ben esposta, cosa piuttosto rara perché non sempre le persone che comprendono un argomento sono in grado di esplicitarlo in una maniera comprensibile.
Non ho ancora idee sul discorso “bellezza” perché sono davvero ignorante in materia e spero che, come tu dici, questa mia ignoranza possa essere motivo di “indipendenza totale di pensiero dalle scuole e dalle mode”.
Mi viene in mente solo una riflessione della Sontag riguardo al potere “estetizzante” della fotografia, cioè il fatto che, attraverso la visione del fotografo capace, anche un soggetto apparentemente “brutto” acquista nella foto una sua dignità. In altre parole, la fotografia ha la capacità di rendere “bello” e interessante visivamente ciò che apparentemente non lo è.
La foto che citi in questo post ne è un esempio. Ok, in questo caso il discorso è un po’ più complicato perché in questa foto entra in gioco il fattore “etico”, ovvero quella sensazione un po’ colpevole che ci prende quando ci rendiamo conto che troviamo piacevole esteticamente un’immagine che veicola un messaggio oggettivamente atroce. Per capirci, il lavoro della Arbus potrebbe rientrare nella categoria di cui stiamo parlando.
Ma ciò che mi interessa capire è in realtà più semplice. Dato per assodato che la fotografia ha questo potere estetizzante, mi chiedo perché e come ce ne serviamo, da dove deriva questa necessità, qual’è il ruolo che ha per chi realizza un’opera (che sia una fotografia, una scultura, un quadro, ecc) e quale il ruolo per chi ne fruisce. Fra le altre cose, l’impressione che ho è che oggi scambiamo facilmente la “bellezza” di una fotografia per la bellezza del soggetto della fotografia. Mi piacerebbe anche capire bene da dove deriva questo equivoco.
Ciao e grazie a te degli spunti sempre interessanti.
Fabiano Busdraghi
said, 19 May 2008 @ 10:48 PM :
Riciao, e intanto grazie per i complimenti. Nonostante le idee siano già tutti in piedi e molte parti già scritte, ogni articolo di “fotografia e verità” mi costa diverse ore di lavoro. Chiarire le frasi e i concetti, non tralasciare niente, scegliere le foto che illustrino il discorso, etc. È veramente un lavoro immane! Il fatto che abbia un seguito da un senso a tutte queste ore di lavoro.
Molto interessanti le questioni che porti in gioco, e mi riservo di pensarci meglio e rispondere in una sede più appropriata. Intanto dico solo una cosa. Questo equivoco di scambio fra la “bellezza di una fotografia” e la “bellezza del soggetto fotografato” è proprio quello che ho cercato confusamente di spiegare in questo post e nell’altro della guerra in Iraq. Mi premeva insomma che quando dico: “bellissima!” non si pensi che trovo bellissimo il terremoto e la situazione in se. La foto è bellissima per i motivi spiegati, e può esistere qualcosa di “bellissimo”, che non rispetti i canoni correnti di, come dire “piacevole”. Quindi essere armonioso, sorridente, gioioso, giovane, etc, etc. Insomma, la bellezza, una certa bellezza, come ci hanno insegnato i peti maledetti è anche nel lato oscuro dell’esistenza.
Per tornare a noi quindi si, questo equivoco c’è e ne siamo più o meno vittime tutti. Almeno in parte si è sicuramente originato dall’altro equivoco su cui andrà a parare “fotografia e verità” quando smetteremo di parlare di definizioni. Ovvero l’idea che la fotografia dice il vero, che sia una rappresentazione oggettiva e documentaristica della realtà. Tutto questo porta ad identificare direttamente soggetto fotografato con la sua immagine fotografica, con tutta una serie di conseguenze, fra cui quella che citi. Poi forse c’è ancora qualcosa di più sotto, che ha vedere con la bellezza stessa.
Ci penso sopra.
Fabiano Busdraghi
said, 20 May 2008 @ 9:15 PM :
Visto che ne è nata una discussione sulla bellezza riporto un testo che mi pare interessante per la discussione, tratto da un articolo pubblicato su “l’Europeo” nel 1977: “la foto simbolo della guerra di Spagna, un falso?” di Roberto Leydi.