Base
File di partenza da ingrandire più di 20 volte la dimensione originale.

Durante gli ultimi mesi sono stati pubblicati su Camera Obscura diversi articoli che riguardano i trattamenti digitali del rumore, lo sharpness, la simulazione del grano analogico e l’ingrandimento delle immagini. Vale la pena fare un piccolo punto della situazione e vedere come si comportano gli strumenti appresi in un caso reale. In questo articolo verrà quindi introdotto qualche ultimo strumento utile, per poi riprendere tutti insieme i concetti introdotti negli articoli precedenti, applicandoli ad un ingrandimento considerevole di una fotografia in bianco e nero.

Devo dire che questo articolo è particolarmente avanzato e complesso. Per comprendere correttamente la procedura seguita è necessario essere perfettamente a proprio agio con le tecniche di camera chiara descritte fino a questo punto. Per questo motivo, prima di proseguire, si consiglia caldamente la rilettura almeno dei 4 articoli principali apparsi fino ad ora su Camera Obscura che trattano questi argomenti specifici. Ecco quindi una lista in ordine cronologico di pubblicazione per accedervi rapidamente.

La fotografia utilizzata in questo articolo è stata scattata con una Nikon D3 e un 60mm f2.8 a 200iso. Una volta sviluppato con Camera Raw il file è stato reso leggermente più netto con leggero sharpness. In seguito è stato convertito in bianco e nero, per poi esser moderatamente ritoccato (gestione locale del contrasto). Si tratta di un file di ottime qualità tecniche, indispensabili per l’ingrandimento. Il file infatti non è né sfuocato né mosso, il rumore digitale è assente, come gli artefatti digitali, infine è stato prodotto da una splendida macchina che montava un’ottima otticha. Nonostante tutto questo si tratta pur sempre di “soli” 12 milioni di pixel. In teoria, stampando a 360ppi, si potrebbe ottenere una stampa al massimo di circa 20x30cm. In questo caso invece si vuole andare molto più in là, è stata applicata un’interpolazione del 460%, ovvero un ingrandimento che permetta di ottenere una stampa di ben 92x138cm circa!

Bicubic Smoother
Ingrandimento tramite l'estrapolazione Bicubic Smoother di Photoshop.

Come già detto negli articoli precedenti non si possono fare magie, i dettagli non presenti nella foto non possono venire inventati da nessun tipo di trattamento digitale. Se è questo quello che si cerca è ancora necessario scattare in grande formato analogico, almeno fino a che non saranno disponibili dei dorsi digitali 8×10. Oppure fare dello stitch digitale. L’obbiettivo in questo caso è ottenere comunque un’ottima stampa a partire da questo file, mostrando che i risultati scadenti in generale sono dovuti alla scarsa conoscenza delle tecniche di camera chiara. Si tratta comunque di un esempio di quello che è possibile fare con gli strumenti che si hanno a disposizione, non deve essere un dogma o una tecnica da applicare alla lettera. Come vedremo non esiste una procedura standard, ma una serie di strumenti a disposizione dello stampatore, che si deve adattare alla situazione e alle esigenze di stampa considerandole caso per caso. Quando si lavora su stampe digitali di questo livello si ritorna alla figura dello stampatore in camera oscura, che deve saper tirare fuori il massimo da un negativo, dandone la propria interpretazione personale. Ci si trova un po’ nella stessa situazione, ma con il vantaggio di avere a disposizione strumenti molto più versatili e una libertà d’azione molto più grande.

Il crop che accompagna questo articolo è stato scelto in modo da presentare tutte le possibili caratteristiche di una possibile stampa. File equilibrato, con tutti i tipidi di dettaglio e i toni rappresentati: grigi medi, ombre scure in alto a sinistra, alte luci in basso a destra, zone nere e riflessi completamente bianchi. Ciglia estremamente dettagliate, pelle liscia e uniforme, singoli capelli stagliati sul naso e sulla fronte. Le dimensioni del file sono tali che, una volta ingrandito, se si stampa a 360ppi si consuma giusto una pagina A4 per ogni prova di stampa, cosa particolarmente comoda per effettuare i test.

Vale la pena ricordare che in questi casi è veramente essenziale stampare per decidere come eseguire il ritocco. Le valutazioni a monitor sono assolutamente inadatte e vanno evitate. Per rendersi conto degli effetti reali della tecnica descritta si consiglia di stampare le ultime tre fotografie che accompagnano questo articolo. Si sconsiglia di aprirle direttamente nella finestra del navigatore perché sono file di dimensioni piuttosto grosse.

Genuine Fractal 5

Genuine Fractal
Ingrandimento eseguito con il plugin Genuine Fractal 5.

Dopo questa lunga introduzione inizimo finalmente a vedere come procedere. La prima cosa da fare naturalmente è interpolare l’immagine per portarla alle dimensioni volute. Per fattori di ingrandimento così alti l’algoritmo Bicubic Smoother di Photoshop non è più adeguato. Esistono altre soluzioni che permettono di estrapolare l’immagine con risultati migliori, come i plugin Photozoom Pro2 o Genuine Fractal 5. I due prodotti, per i nostri usi, sono praticamente equivalenti, e nel seguito verrà utilizzato Genuine Fractal.

Le impostazioni di quest’ultimo sono state scelte in modo da ottenere i bordi dei capelli e delle ciglia più netti e dettagliati possibili. Si è cercato di limitare artefatti eccessivamente vistosi su ciglia e capelli, ma si sono accettati alcuni artefatti leggeri nella pelle e sulle zone uniformi, visto che tanto verranno coperti dal grano aggiunto in seguito. Il grano aggiunto direttamente dal plugin Genuine Fractal è stato tenuto volutamente basso, visto che è molto più brutto e irreale di quello generato da Imagenomic Real Grain. Le impostazioni passate a Genuine Fractal, tanto per la cronaca, sono queste: Texture Control 4-35; Sharpening 2-100-30; Film Grain 20.

Confrontando il risultato ottenuto con il resample Bicubic Smooter di Phoshop, si notano subito le differenze, tutte a favore di Genuine Fractal. Il file ottenuto con Bicubic Smooter è molto più morbido e liscio. Visto così potrebbe essere un effetto più naturale, ma i dettagli come le ciglia sono troppo smussati e grigiastri per quello che verrà fatto in seguito. Certo, è possibile applicare dello sharpness, ma la dimensione degli oggetti più piccoli risoluti dall’obiettivo rimane troppo grande e diffusa. Bisogna inoltre ricordarsi che nel seguito aggiungeremo un grano molto intenso all’immagine, che ne ammorbidirà ulteriormente i bordi. Meglio partire quindi da qualcosa di più tagliente, come il file prodotto da Genuine Fractal. È vero che i riflessi bianchi sulla pelle delle palpebre sono innaturali ed eccessivi, ma diventeranno piacevoli una volta applicato il grano. Notiamo poi che il bordo generato da Genuine Fractal è nettamente superiore nelle zone ad ampio scarto di contrasto. Si noti per esempio il riflesso dello spot nell’occhio della modella. Usando Bicubic Smoother si hanno evidenti artefatti sulla zona di bordo, mentre con Genuine Fractal si ritrova quasi perfettamente l’esagono del diaframma. Sono piccoli particolari come questi che faranno sembrare netta la foto anche in mancanza di dettagli reali. L’unico punto in cui Genuine Fractal sembra inferiore a Bicubic Smooter è negli artefatti che aggiunge all’immagine, artefatti che ne traducono immediatamente la natura digitale. La superficie della foto sembra tramata, come se fosse stampata su carta o su stoffa, mentre quella di Bicubic Smoother è molto più liscia e uniforme. Questi artefatti fanno si che molti preferiscano Photozoom Pro2, ma vale la pena ricordare che anche lui aggiunge altri artefatti e soprattutto che una stampa a questo stadio porterebbe a pessimi risultati se osservata da vicino, sia con un plugin che con l’altro. L’aggiunta del grano ancora una volta eliminerà questo problema, rendendo naturale la stampa e facendola somigliare a quella ottenuta stampando da pellicola.

Aumento locale del contrasto

Overlay Grain
Fila trattato con: aumento locale del contrasto, grano sui bordi e grano in overlay.

Il primo ulteriore passaggio per migliorare la qualità della stampa è un aumento del contrasto locale, perché la mancanza reale di dettaglio pregiudica il microcontrasto, e la foto nella sua totalità sembra più morbida. Anche all’ingranditore del resto le stampe più grandi hanno bisogno di esser tirate su una carta più dura, e il digitale certamente non fa eccezione. All’ingranditore si dovrebbe contrastare globalmente l’immagine e poi lavorare di maschere e esposizione sulle diverse parti della foto in modo da ottenere una foto equilibrata, senza alte luci bruciate e ombre chiuse. Un lavoro che richiede grande sapienza e manualità. Con il digitale si potrebbe fare lo stesso lavoro selezionando globalmente ogni parte dell’immagine e aumentandone il contrasto, ma diventa una procedura estremamente lunga e tediosa. Esiste la possibilità di aumentare il contrasto locale in maniera rapida e automatica, anche se naturalmente con risultati leggermente inferiori a quelli ottenibili procededo a mano. Basta applicare una maschera di contrasto con raggio relativamente elevato e scarsa intensità, e si recupererà un minimo la sensazione di contrasto locale. Anche in questo caso i valori vanno determinati caso per caso, nella foto in questione è stato applicato su un nuovo layer il filtro Unsharp Mask con i valori 35-50-0. Il layer è poi stato messo al 65% di opacità.

Aggiunta del grano simulato

A questo punto è arrivato il momento di aggiungere il grano. Bisogna dire però che purtroppo, quando si lavora sul file intero, il plugin Imagenomic Real Grain va in crash su immagini di queste dimensioni. Per ovviare a questo inconveniente bisogna creare un nuovo file di dimensioni per esempio pari ad un ottavo del file su cui si lavora. Si riempe il file con un grigio 50% e si applica il grano, con un’intensità, viste le dimensioni su cui si lavora, direttamente del 100%. A questo punto tramite Canvas Size si raddoppia la dimensione del file, si copia il layer e lo si sposta in modo da riempire la porzione appena creata, facendo attenzione a far coincidere i bordi dei due layer senza sovrapporli. Appiattendo i layer e ripetendo l’operazione due volte si ottiene un file delle dimensioni volute che contiene il grano da applicare sull’immagine di partenza. Per finire è stato aggiunto del Noise monocromatico e uniforme con un’intensità di 12px. In questo modo si può costruire un layer di grano di qualunque dimensione.

Double Grain
Aggiunta di un doppio layer di grano in overlay.

Il layer così ottenuto è stato aggiunto in Overlay sull’immagine, applicando invece il grano direttamente sui bordi dell’immagine come spiegato nell’articolo: Il grano per migliorare i forti ingrandimenti digitali. In questo caso la maschera di bordi è stata generata dopo aver estrapolato il file. Invece di ingrandire la selezione, visto che l’intervallo attorno ai bordi è già ampio, è stata contratta di 2px e leggermente sfumata con un Gaussian Blur del raggio di 3px. Un altro buon esempio di come non bisogna seguire un articolo alla lettera, ma capirne i concetti e adattarli caso per caso. L’idea è quella di applicare il grano direttamente sui bordi netti dell’immagine. Nell’articolo citato la maschera di bordo andava ingrandita e sfumata per ottenere l’effetto voluto, in questo caso è stato deciso di restringerla, per applicare il grano veramente solo sui bordi netti. L’idea di fondo rimane la solita, l’applicazione si adatta alle esigenze del momento.

La prima foto che accompagna quest’articolo mostra il risultato ottenuto eseguendo il ritocco descritto fino a questo punto. Per molti il risultato potrebbe essere già accettabile. I capelli e le ciglia sono ben rappresentati, nelle parti uniformi e soprattutto nelle ombre il grano è visibile e piacevole. Per i miei gusti però si vende ancora troppo che si tratta di un ingrandimento spinto all’estremo. Preferisco aggiungere ulteriormente del grano, in modo che questo si sostituisca alla mancanza di particolari dell’immagine, creando materia aggiuntiva su cui l’occhio si attacca quando esplora l’immagine alla ricerca di dettaglio. Così facendo bisogna accettare un’ulteriore perdita di dettaglio ma, come già detto, lo scopo in questo caso è fare una bella stampa, non contare le linee per millimetro che possono essere ottenute con un certo corpo macchina e un certo obbiettivo.

Come fare per aggiungere ancora più grano se siamo già al massimo delle possibilità offerte dal plugin? Una semplice soluzione consiste a duplicare il layer in overlay, ruotandolo di 180° in modo da sfalsare il grano fra i due layers. La seconda stampa è stata ottenuta in questo modo. Il risultato adesso inizia ad essere veramente soddisfacente, il grano comincia a sentirsi anche visualizzando l’immagine da una distanza di circa 30cm. Ci si potrebbe fermare qui, ma analizzando attentamente l’immagine ci si rende conto che c’è ancora un po’ di lavoro da fare. La pelle della fronte e del naso nella parte destra della foto infatti è particolarmente inestetica. Sono presenti delle righe bianche che tradiscono una luce troppo cruda al momento dello scatto e la natura digitale della fotografia. Anche i riflessi nell’occhio sono ancora troppo duri e netti per i miei gusti.

Direct Grain
File definitivo, con aggiunta del grano direttamente sull’immagine, preservando però le ombre.

La soluzione consiste ad applicare il grano direttamente su tutta l’immagine, e non solo sui bordi come fatto fino ad ora, in modo da spaccare ulteriormente i bordi di questi artefatti anche nelle zone più uniformi del naso e della fronte. Il problema, come già spiegato in altri articoli, è che applicando il grano direttamente sull’immagine se ne intacca il contrasto e la gamma tonale. Naturalmente è possibile ovviare, almeno in parte, a questo problema. Per trovare la soluzione partiamo dall’osservazione che gli artefatti digitali in generale, ed è particolarmente vero in questo caso, sono particolarmente spiacevoli nelle alte luci, ma non nei toni medi (dove vengono coperti dal grano) e nelle ombre (che possono essere chiuse). Certo un leggero grano aggiunto nelle alte luci le può spegnere appena appena, ma non è così spiacevole come nelle ombre. Inoltre l’aggiunta del grano può comunque esser seguita da quella di una curva che ripristini la gamma tonale cercata. Delle ombre nere e profonde, senza grano, sono invece essenziali per dare forza all’immagine.

L’idea quindi è quella di applicare il grano soprattutto nelle alte luci e quasi per niente nelle ombre. Il plugin Imagenomic Real Grain permette di farlo facilmente, nel pannello Tonal Range infatti è possibile determinare quanto grano applicare nelle ombre, nei toni medi e nelle luci dell’immagine. In questo caso è stato quindi creato un ulteriore layer con una copia dello sfondo dell’immagine, cui è stato applicato un grano con i valori: -16, -8, 0. Il layer è posizionato sempre sotto ai layer di grano in overlay, che sono sempre più in alto nella pila (vedi nel seguito la descrizione della paletta dei layer). Per ottenere il risultato finale l’opacità del layer è stata ridotta del 60%. In pratica giusto il valore che permette di rompere appena appena le righe della texture sulla pelle del naso e della fronte, rendendo comunque intuibile la materia e la struttura originale. Una scelta delicata, che va effettuata con cura. Vale la pena infatti sottolineare che i 3 valori del plugin e l’opacità del layer variano da caso a caso, e vanno stabiliti secondo la propria sensibilità e le caratteristiche dell’immagine su cui si sta lavorando.

Conclusioni

Curva Layers
Curva di contrasto e paletta dei Layers.

Per finire un ultimo tocco è stata l’aggiunta di una curva per aumentare leggermente il contrasto, in modo da controbilanciare l’appiattimento dell’immagine che segue inevitabilmente l’aggiunta del grano. Anche in questo caso l’aggiunta viene a discapito delle transizioni di tono più fini nelle ombre e nelle alte luci, ma resta un prezzo che sono disposto a pagare perché rende la stampa globalmente più piacevole.

Per riassumere, i layer presenti nel file definitivo sono, partendo dal basso:

  • Background;
  • aumento del contrasto locale tramite Unsharp Mask ad ampio raggio;
  • aggiunta di grano direttamente sull’immagine preservando le ombre;
  • recupero di contrasto tramite la curva mostrata in figura;
  • due layer in overlay per l’aggiunta di grano uniforme (questi ultimi naturalmente possono venire appiattiti in uno solo).

Seguendo la tecnica descritta è possibile, a partire da una foto relativamente piccola, ottenere un file di grandi dimensioni perfetto per tirare una stampa particolarmente piacevole, con una materia e pastosità che maschera completamente l’assenza di dettaglio reale, ricordando gli ingrandimenti ottenuti da negativi ad alta sensibilità. Procedendo ad una stampa digitale di vera qualità, per esempio pigmenti al carbone su una bella carta Hahnemühle, si otterrà una fotografia di dimensioni veramente grandi che può sorprendentemente competere con le migliori stampe da negativo del passato.