Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Jean-Marie Francius è un fotografo di moda che sviluppa un lavoro personale sulle donne. Lavoro rigorosamente tradizionale, in reazione al digitale che domina la fotografia commerciale, magnifiche stampe in bianco e nero realizzate personalmente nella sua piccola ma super equipaggiata camera oscura. Il metodo tradizionale permette di recuperare un approccio lento e intimo alla fotografia, una dimensione differente, che determina la delicatezza ed eleganza delle immagini di Jean-Marie Francius.

In occasione di questa intervista Jean-Marie mi ha inviato molte riproduzioni dei suoi nudi, fra l’altro ad una risoluzione che ne rende gradevole la visione anche a schermo. Piuttosto che selezionare solo una parte di queste immagini ho preferito creare due gallerie indipendenti con tutte le foto: discrete apparenze e gli angeli.

 

Fabiano Busdraghi: Ci puoi raccontare la tua storia di fotografo?

Jean-Marie Francius: Tutto comincia quando avevo 16 anni, la scoperta di una camera oscura di un amico, una rivelazione!

Poi il foto club di Sarcelles, la cittadina di periferia dove vivevo. In seguito ho fatto l’assistente in studio e per qualche sfortunato reportage di matrimonio, una buona scuola! Nel 1984, di ritorno nella mia terra Natale, la Guadalupe, ho cominciato a fare qualche foto per le agenzie di pubblicità locale (due!) prima di aprire il mio primo studio, era ieri!

 

Fabiano Busdraghi: Cosa rappresenta per te la fotografia?

Jean-Marie Francius: Un piccolo miracolo chimico fisico, che quando è ben realizzato permette di pensare/sognare un mondo a due dimensioni, e condividerlo in modo universale, una vera e propria farsa insomma!

 

Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Fabiano Busdraghi: Quali sono le ragioni che ti hanno portato a lavorare con i corpi? Perché in particolare hai scelto il nudo femminile?

Jean-Marie Francius: Per il pittore mancato che sono, il corpo e la sua immagine sono una grande fonte di ispirazione. Ho iniziato a fare dei nudi inizialmente disegnando, avevo 8, 9 anni e i miei eroi erano Akim e Zembla (fumetti degli anni 60)… era laborioso e c’erano dei muscoli dappertutto.

Più tardi, con la fotografia, ho trovato un metodo più rapido… ma per rispondere alla tua domanda i miei primi nudi erano “David Hamiltoniani“, non ben fissati e li offrivo senza nessuna vergogna.

 

Fabiano Busdraghi: Nella serie degli angeli e discrete apparenze le modelle sono tutte tue amiche. Cosa cambia Quanto si lavora con una modello pagato o con un conoscente che posa per te per sua libera scelta? È più difficile lavorare con qualcuno che non ha mai posato rispetto ad una modella professionale?

Jean-Marie Francius: Gli angeli sono nati da incontri, pure da confidenza, d’amicizia, mi piace l’idea di “fare” una foto non “prenderla” (in francese fotografare si dice “prendere fotografie”).

Sono spesso toccato dalla grazia delle persone che non hanno un rapporto abituale con la fotografia, c’è una sincerità cui istintivamente vado incontro, con pazienza e pure goffaggine…

 

Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Fabiano Busdraghi: Nel tuo lavoro personale usi unicamente macchine fotografiche tradizionali e ti occupi personalmente della stampa. Ci puoi spiegare le ragioni di questa scelta? Cerchi la resa della fotografia tradizionale perché non ti piace la resa del digitale? Oppure è il piacere di riscoprire i gesti antichi, il contatto manuale con i materiali, la magia dello sviluppo dell’immagine latente?

Jean-Marie Francius: Sali d’argento! Pellicole! Delle macchine che fanno clic e clac. Una Rolleiflex, la Tri-X, l’odore del fissaggio, il nero, il rosso, i gesti ripetuti, un rituale, e alla fine, a volte, la gioia di un piccolo momento…

Col digitale ho l’impressione così forte che ci rifilino della tecnologia balbuziente e una montagna di plastica.

 

Fabiano Busdraghi: Le foto delle tue serie Angeli e Discrete Apparenze sono tutte stampate in piccolo formato, quando le stampe molto grandi sono in generale lo standard nelle gallerie. Ci puoi commentare questa scelta?

Jean-Marie Francius: Sono sicuramente attirato dal piccolo formato a causa del disegno. Comunque le piccole stampe sono più difficili da realizzare, i disequilibri di valori e di contrasto sono flagranti.

Se “in piccolo” non funziona, ci sono grandi probabilità che pure in più grande la cosa non migliorerebbe.

Per Discrete apparenze, la mia esposizione questo inverno, ho cercato una certa intimità, una promiscuità fra la stampa e l’osservatore. Il formato aiuta una certa concentrazione… a mio vedere…

Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Fabiano Busdraghi: Come si concilia il lavoro di fotografo professionista con le proprie ricerche personali? Pensi che il lavoro commerciale è un’espressione pura della tua creatività, o seguire una commissione implica dei compromessi spesso troppo pesanti?

Jean-Marie Francius: Ah! Il lavoro professionale… faccio dei ritratti per le riviste e un po’ di pubblicità. Non vieni scelto per forza per la tua immaginazione. La scelta dei fotografi è spesso oscura (…) da cui la necessità di fare immagini personali, quelle che se non arricchiscono forgiano la tua visione…

Per quanto riguarda la creatività nel lavoro commerciale è quasi una parolaccia! Aimé! I direttori artistici sono rari, e quelli bravi fanno loro stessi le foto! Quando ero assistente, i manifesti, le campagne pubblicitarie ti facevano venir voglia di fare pure te così bene, se non meglio. Oggi, è della réclame! Carina, ritoccata, ma della réclame! La resa economica ha preso il passo sulla creazione, addio alle campagne Guy Bourdin e Charles Jourdan. Per fortuna rimangono i libri, dove dei progetti belli e intelligenti vengono alla luce!

 

Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Fabiano Busdraghi: Tutti i fotografi hanno delle “foto mai fatte”. Delle immagini che per limiti tecnici del momento, lentezza, mancanza di materiale, errori, etc non sono mai state fatte e sono perse per sempre. A volte è pure una scelta, si vede la foto ma si preferisce lasciare la macchina fra le mani, guardare solo con gli occhi per godere pienamente della realtà. Spesso mi affeziono in modo un po’ speciale a certe “foto mai fatte”, che diventano ottimi ricordi. Ci puoi raccontare una delle tue “foto mai fatte”?

Jean-Marie Francius: Ho un panteon personale di Foto mai fatte.

Tuttavia: qualche anno fa, per l’albero di natale dell’Eliseo, il comitato delle feste e divertimenti, ha avuto la buona idea di uno spettacolo di pagliacci in questo bel palazzo. Verso le 21 i pagliacci non erano ancora in pista. La brillante organizzazione presidenziale sollecitò una macchina ufficiale e un paio di moto repubblicane con l’imperiosa missione di portare istantaneamente i due augusti! Vestiti, truccati, con i cappelli, i due gioiosi buffoni si infilarono nella macchina… il corteo veloce scendeva gli Champs Elysée… con alle finestre due “passeggeri” che salutavano a gran sorrisi i pedoni stupefatti.

Ecco! Avrei voluto fare quest’immagine!

 

Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Fabiano Busdraghi: E la storia di una delle foto che accompagnano l’intervista?

Jean-Marie Francius: La foto che ha dato inizio alla mia serie degli angeli.

La fine di una sessione in studio e l’ultima Polaroid! Ero così febbrile che l’ho parzialmente strappata cercando di pulirla… è un’immagine che amo molto, la fragile sopravvissuta di una bella giornata…

 

Fabiano Busdraghi: Un fotografo di cui ami particolarmente il lavoro e perché

Jean-Marie Francius: Diane Arbus, che durante 12 anni ha fotografato un’America lontana dal “sogno”. Quella di una popolazione altrove. Ha semplicemente saputo mostrare un’altra faccia dietro l’apparente facilità, e in questo c’è tutta la convinzione e l’ostinazione del grande artista, è implacabile di Verità.

Da leggere: Patrick Roegiers “Diane Arbus o il sogno del naufrago”, Perrin.

 

Fabiano Busdraghi: Che libro stai leggendo? Che musica ascolti? I tuoi film preferiti?

Jean-Marie Francius: I libri, ho un modo caotico di leggerli. Ne ho sul mio letto, nelle mie borse, nelle mie giacche, pure nella mia camera oscura!

In questo momento leggo Jim Harrison: il mangiare, il vino, gli amici…

Musica: molto reggae.

Film: No country for old men (Non è un paese per vecchi) dei fratelli Cohen.

 

Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Fabiano Busdraghi: Su cosa stai lavorando in questo momento? Come si differenzia rispetto ai tuoi lavori precedenti? Hai qualche progetto per il futuro che ancora non hai iniziato?

Jean-Marie Francius: Attualmente lavoro su dei trittici, dei nudi (…), Dei ritratti, delle piccole storie.

Tutto questo piccolo mondo in bianco e nero, con pure un po’ di grigio…

 

Jean-Marie Francius è rappresentato dalla galleria Chambre avec vues. È possibile vedere le altre foto della serie gli angeli o della serie Discrete apparenze.