Zone plate
La spesa, fotografia zone zone plate stampata in A3 a getto d’inchiostro, 2008. Per apprezzare correttamente il grano dell’immagine è necessario vedere la stampa, perché la riduzione di risoluzione necessaria per la pubblicazione sul web ne falsa la percezione.

Le fotografie ottenute utilizzando uno zone plate al posto di un obiettivo, come le fotografie stenopeiche, soffrono di un rumore digitale importante e dalle caratteristiche diverse rispetto a quello presente sulle normali fotografie ottenute con un obiettivo.

Uno zone plate è sicuramente più luminoso di un foro stenopeico, tanto che in pieno sole è possibile scattare a mano libera, ma rimane comunque molto meno luminoso di un obiettivo tradizionale, quindi si usano spesso le alte sensibilità della macchina fotografica e/o tempi di posa lunghi. Le immagini ottenute inoltre sono molto morbide, non solo in termini di dettaglio, ma anche di contrasto. Spesso quindi si applicano livelli e curve di Photoshop per dare energia alla fotografia, ma che contemporaneamente amplificano il rumore digitale presente nell’immagine.

zone plate banding
Nelle fotografie digitali zone plate e stenopeiche sono spesso presenti delle strutture a bande diagonali.

Le caratteristiche del rumore sono profondamente diverse da quelle che si riscontrano nella fotografia digitale tradizionale. Sia con gli zone plate che con i fori stenopeici ho notato delle bande diagonali ad alta frequenza che attraversano tutta l’immagine. Nelle ombre il rumore poi è intenso e strutturato in modo inusuale. L’utilizzo di un programma che filtri il rumore, come Noise Ninja, non porta a risultati apprezzabili, probabilmente perché il disturbo nell’immagine non avviene alle frequenze per le quali il plugin è stato progettato.

Per eliminare questi artefatti una possibilità è quella di applicare un filtro gaussiano, sfocando il rumore e lisciando quindi l’immagine. La perdita di dettaglio in questo caso è quasi sempre assolutamente trascurabile, visto che le fotografie zone plate sono già per loro natura molto sfuocate.

rumore zone plate
Le caratteristiche visive del rumore delle fotografie zone plate sono profondamente diverse da quelle ottenute nelle fotografie ordinarie, cosa che ne rende difficile la rimozione.

Un’altra possibilità è quella di aggiungere del grano per coprire il rumore digitale. Personalmente questa è una tecnica che preferisco, perché in un’immagine già completamente flou, il grano costituisce una specie di ancora per l’occhio, in un mondo completamente sfuocato una struttura regolare permette di costituire una sorta di sistema di riferimento visivo.

Quando si aggiunge del rumore digitale per simulare il grano della pellicola è d’obbligo osservare il risultato su una stampa cartacea, perché la visualizzazione a monitor induce tutta una serie di artefatti dovuti principalmente a problemi di aliasing. Le immagini allegate a questo articolo sono quindi fornite a titolo indicativo. In ogni caso, dopo alcuni tentativi con il file originale da cui sono tratte, ho ottenuto un ottimo risultato su una stampa formato A3, usando una getto d’inchiostro Epson 2100.

Per prima cosa ho sviluppato il file Raw convertendo la fotografia in bianco e nero e giocando considerabilmente con contrasto e curve. Ho bruciato completamente alte luci e reso completamente nere le ombre, perché quello che mi interessava era l’effetto grafico e amplificare l’impressione di luce accecante che è una delle caratteristiche delle fotografie zone plate che mi attira di più. La gamma tonale così ottenuta poi è tipica delle pellicole sottoesposte e sovrasviluppate, che appunto hanno un grano molto visibile.

zone plate noise mask
Una maschera di livello negativo dell’immagine applicata permette una resa più naturale del grano della foto.
Si noti come nella maschera, ottenuta come semplice negativo dell’immagine di partenza, sono presenti delle bande diagonali che attraversano tutta la fotografia.

L’immagine risultante, una volta aperta con Photoshop, ha un rumore che è molto difficile filtrare e che trovo particolarmente spiacevole. Dopo aver eliminato tutti i puntini corrispondenti ai granelli di polvere presenti sul captore (nel caso dello zone plate e delle foto stenopeiche, vista la profondità di campo infinita, le impurtità sul captore non perdonano e sono tutte assolutamente visibili) ho dato un leggero passaggio di sharpen per rendere il rumore più secco. Ho quindi duplicato il layer e aggiunto un rumore gaussiano monocromatico molto forte, più di quello che avevo realmente bisogno, in modo da avere una buona base di partenza.

In questo modo il rumore copre uniformemente l’immagine rendendola piatta e poco luminosa. Si vede subito poi che si tratta di uno strato di rumore uniforme sovrapposto alla fotografia, che non assomiglia minimamente al piacevole grano che invece costituisce l’immagine ai sali d’argento quando si usano pellicole molto sensibili.

Una tecnica semplice e veloce che permette di ottenere un effetto molto piacevole consiste nell’aggiungere una maschera al layer cui è stato applicato il rumore uniforme, in modo da evitare l’aggiunta di questo nelle alte luci. In questo modo la fotografia conservera contrasto e luminosità, e la distribuzione irregolare del rumore gaussiano assomiglierà a quella del grano analogico. Per ottenere questo effetto basta creare una maschera che sia il negativo dell’immagine, quindi nella paletta canali, basta premere ctrl e cliccare sull’icona dei canali, invertire la selezione, tornare nella paletta layer, rendere attivo il layer cui è stato aggiunto il rumore gaussiano e aggiungergli una maschera di livello.

Zone plate con aggiunta rumore
L’aggiunta del grano permette di coprire il rumore digitale e produrre un piacevole effetto di struttura costituente l’immagine.

In genere questa maschera è troppo contrastata e conviene intervenire su questa, per esempio con lo strumento “livelli”, in modo da ottenere il risultato voluto. In generale è opportuno rendere il punto del nero un grigio scuro (si fa facilmente con lo slide “output” dei livelli) al fine di applicare un minimo di rumore anche nelle alte luci dell’immagine. In seguito può essere utile intensificare o ridurre il rumore localmente, schiarendo o scurendo la maschera di livello. In questo caso per esempio ho avitato di applicare un rumore troppo intenso scurendo la maschera in corrispondenza del corpo dell’uomo. Per finire si regola l’effetto finale con l’opacità del layer.

Con un po’ di esperienza si riesce a valutare a schermo l’entità di ogni intervento, ma, almeno all’inizio, è sicuramente opportuno cercare conferma con alcune prove di stampa. Il risultato finale a stampa è molto piacevole e credibile. Si ha la morbidezza, gli aloni di luce tipici delle fotografie zoneplate, la materia è costituita da un piacevole grano secco e ben disegnato, che ricorda molto quello delle vecchie pellicole ad alta sensibilità.


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