Gabor Osz
Le copertine dei due volumi di Camera Architectura di Gabor Ösz

Un po’ di tempo fa Gabor Ösz mi ha gentilmente proposto di spedirmi il suo libro Camera Architectura per farne la recensione.

Camera Architectura di Gabor Ösz
Editore: monografik éditions
Con il supporto di Loevenbruck e Mondriaan Foundation Amsterdam
2 volumi 108 e 120 pagine, 200 illustrazioni a colori, prezzo 45 euro.
ISBN : 2-916545-05-0

Il libro è in realtà un elegante cofanetto -con custodia esterna in plastica trasparente- costituito da due volumi. Nel primo, “Works” vengono presentate le fotografie organizzate per serie, nel secondo “Manual” si trovano invece le descrizioni dei vari progetti e delle interessanti fotografie di Gabor Ösz al lavoro sulle sue camere oscure di grande formato.

Camera Architectura, in quanto oggetto, è veramente un libro molto bello. Le stampe mi sembrano ottime, la carta degna di un vero libro d’artista, il design sobrio ed elegante. I due volumi si sposano perfettamente, con la loro bella e moderna copertura in plastica trasparente. Si vede che è un prodotto curato e pensato; per esempio in apertura, oltre alle immagini, sono presenti 16 pagine in tinta unita, dal nero al bianco, che formano una scala di grigi che prelude a tutta l’opera, sorta di inno alla luce e all’oscurità, le due condizioni alla base di ogni fotografia.

Per quanto riguarda i contenuti i due volumi coprono diversi progetti recenti di Gabor Ösz, tutti caratterizzati da un’importante riflessione sul tempo ma soprattutto sullo spazio, dalla fascinazione dell’autore verso un’ibridazione di fotografia e architettura. A contatto con l’arte concettuale contemporanea si rimane spesso un po’ interdetti nei confronti di tanti statement artistici che sembrano solo voler riempire il vuoto artistico totale, leggendo le pagine di Camera Architectura di Gabor Ösz invece è esattamente il contrario e viene spesso da dirsi “ma che splendida idea!”. La riflessione concettuale qui è autentica e funzionale, il piacere intellettuale garantito.

Da un punto di vista concettuale infatti tutte le serie presentate sono terribilmente interessanti e tutte estremamente coerenti. Il progetto che però preferisco è The Liquid Horison, perché -oltre alla splendida idea che ne è alla base- le fotografie sono di una grande bellezza anche dal punto di vista puramente estetico. Gabor Ösz ha trasformato i bunker delle coste francesi abbandonati dalla seconda guerra mondiale in enormi camere oscure, esponendo direttamente della carta diapositiva di grande formato, e restando racchiuso all’interno del bunker durante le lunghe ore richieste per l’esposizione, spesso in situazioni tutt’altro che confortevoli. Il risultato sono degli splendidi e silenziosi paesaggi marini dalle tinte slavate e sognanti. I bunker sono stati costruiti per osservare, un po’ come le macchine fotografiche, come loro sono delle scatole vuote con un foro, in attesa che qualcuno le riempa con del materiale fotosensibile. Queste fotografie di Gabor Ösz, sono un po’ una concretizzazione di quello che i bunker, quasi fossero vivi, stanno osservando in silenzio ormai da decenni.

Gabor Osz
The liquid Horizon © Gabor Ösz

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