Ormai già qualche anno fa, sulle griglie del giardino di Lussemburgo a Parigi, vidi una di quelle esposizioni che restano nei ricordi come pietre miliari: le fotografie in Cina di Yann Layma.
Me ne innamorai a prima vista, molte foto di Yann Layma le ricordo perfettamente ancora oggi, a distanza di anni, con la stessa chiarezza, lo stesso stupore e ammirazione, e sono entrate a far parte del mio immaginario iconografico sulla Cina.
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Iosif Kiraly è un fotografo artista di Bucarest. Sul suo sito sono presenti numerose fotografie, appartenenti ad una decina di progetti diversi. Le immagini sono tutte “molto artistiche”, nel senso della parola arty in inglese, ovvero l’interesse maggiore è nel concetto, nell’istallazione, nel messaggio, e meno nella produzione di fotografie curate e estetizzanti nei canoni della fotografia pura. Insomma, Iosif Kiraly usa più la fotografia come mezzo di espressione artistica che come media in sé.
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© Ch’ng Yaohong
Ch’ng Yaohong è un giovane fotografo di Singapore.
Oltre a fotografare per i suoi progetti personali e i lavori di commissione, Ch’ng Yaohong è anche l’autore di uno dei mei weblog di fotografia preferiti, Asian Photography Blog, ed è facile capire perché. Il sito di Ch’ng Yaohong riunisce infatti due mie grandi passioni attuali: la fotografia e l’Asia. Ogni settimana è possibile scoprire splendidi lavori di fotografi dal grandissimo talento, la maggior parte dei quali sono praticamente sconosciuti in Europa, anche ad un pubblico specializzato. A volte i blog di arte e fotografia contemporanea ripropongono un po’ gli stessi autori, gli stessi stili, le stesse visioni del mondo. Il blog di Ch’ng Yaohong nella blog-sfera attuale è un bell’esempio di novità e differenze.
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Diao chan – © Liu Zheng
Liu Zheng è un fotografo di origine cinese che ha a lungo ritratto una Cina lontana dalle immagini ufficiali, dallo sviluppo, dalla modernizzazione. Fotografie di monaci Taoisti dai volti scolpiti di rughe, di budda imprigionati in gabbie posate in un nulla nebbioso, cadaveri disseccati di feti umani, minatori dal volto nero e stanco, personaggi che sembrano pazzi e vagamente deformi… il tutto con un bel bianco e nero classico e dal sapore antico.
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Immagine di partenza a cui verrà aggiunto il grano.
Nelle prossime settimane devo fare delle grandi stampe 200x135cm a partire da file di soli 12 milioni di pixel, quindi ogni giorno studio i metodi di ingrandimento e di simulazione del grano che ho già ripetutamente citato negli articoli degli ultimi mesi, cercando di spingere sempre più in là i risultati ottenuti.
In realtà sono già ad un punto più che soddisfacente, l’unico vero problema è che il plugin che utilizzo generalmente per generare il grano, Imagenomic Real Grain, si pianta quando si cerca di farlo girare su files di grandi dimensioni. Nell’articolo L’ingrandimento digitale ho spiegato che si può aggirare questo inconveniente generando il grano a pezzetti da ricomporre insieme, ma la procedura è lunga e noiosa, soprattutto quando si vuole applicare il grano direttamente sull’immagine.
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Le fotografie di Raffaello Di Lorenzo, sia quando l’obiettivo è rivolto direttamente su sé stesso, che quando documenta la malattia dei suoi cari, sono sempre un’esplorazione esplicita del proprio io, di quello che costituisce il proprio mondo visivo, il proprio orizzonte. Sono un autoritratto in senso lato di sé stesso.
Fotografie alla ricerca di conoscenza e interiorizzazione di quelle che sono le esperienze dell’autore, non rifiutano di guardare in faccia dolore e disperazione. Fotografie a tratti inquietanti, buie, senza via d’uscita. Frammenti di un corpo che emerge dall’ombra, scuro e contrastato, con un sapore antico e fuori dal tempo. La sofferenza di una malattia che strappa i tuoi ricordi, la tua mente, le persone che ti sono vicine, senza lasciare niente dietro di sé.
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Laura Morante
© Lancôme
Da un po’ di tempo nelle strade di Parigi si vedono le campagne pubblicitarie di Monica Bellucci per Dior e di Laura Morante per Lancôme, campagne che hanno attirato la mia attenzione in modo particolare.
Da quando ho iniziato a fare un po’ di ritocco fashion con Photoshop infatti sono diventato quasi ossessionato dalla resa della pelle delle modelle. Addirittura mi capita spessissimo di scrutare attentamente le ragazze sedute vicino a me nella metropolitana, analizzando ogni piccola macchia, brufolo e imperfezione, immaginando di ritoccarle con Photoshop, di regalargli quella pelle liscia e perfetta da bambino che sognano così tanto quando spendono fette considerevoli del loro stipendio in creme idratanti e prodotti di bellezza. Se guardo le ragazze vere, in carne ed ossa, naturalmente non posso fare a meno di analizzare con altrettanta cura maniacale le pubblicità che vedo in giro per la città.
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Il sito di Thomas Damgaard è estremamente freddo e succinto. Dieci fotografie di numero, senza statement, nessuna spiegazione, nessuna informazione biografica. Solo la sua serie del 2008 “Figures and cityscapes”.
Ma alla fine, perché no? A volte le fotografie riescono a parlare da sole, poco importa se ognuno ci leggerà quelle che vuole, se ci discostiamo dal senso originario, dalla realtà storica. La fotografia può essere concepita per suscitare emozioni, sensazioni e visioni anche completamente lontane dal vero e dall’autentico. Non bisogna per forza considerare la fotografia come documento, a volte può essere utilizzata come un catalizzatore, come un fungo allucinogeno da ingerire per abbandonare il proprio corpo e esplorare il mondo inesistente dentro la nostra testa.
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