Charlie Simokaitis è il primo fotografo che ha risposto al mio appello di approfondire il discorso sulla fotografia, scrivendo un lungo e dettagliato articolo a proposito del suo portfolio Fade to White.
Una splendida serie -stimolata dalla sua situazione personale- di fotografie in grande formato di persone cieche e delle loro vite. Fotografie narrative condite con un pizzico di ironia, ma allo stesso tempo con tanta empatia e rispetto per le persone fotografate. E poi soprattutto situazioni umane, persone, vite estremamente toccanti. Grazie Charlie per averci raccontato tutte le storie dietro alle immagini, credo che davvero questo aggiunga una dimensione aggiuntiva alle tue bellissime fotografie.
Testo e fotografie seguenti di Charlie Simokaitis.
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© David la Chapelle
Sono appena tornato dalla mostra di David la Chapelle alla Monnaie de Paris e devo ammettere che per certi versi sono rimasto piuttosto deluso.
Delle fotografie di la Chapelle non voglio parlare, perché è un autore che ho sempre apprezzato e in media mi sono piaciuti tutti i lavori che ho visto alla mostra, anche quelli più recenti che non conoscevo. La Chapelle è un fotografo che viene spesso accusato di non essere troppo originale, di ispirarsi in maniera eccessivamente direttamente alla cultura pop, o per esempio a Witkin per quanto riguarda i suoi quadri popolati da una moltitudine di paesaggi. Sebbene queste critiche siano in parte condivisibili, personalmente ho sempre ammirato le immagini dai colori elettrici di la Chapelle, i suoi ritratti stridenti, la presenza ricorrente di un nudo sfacciato e aggressivo, l’inventiva infinita che dimostra nelle sue foto.
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© Rajesh Kumar Singh, Associated Press
Su Camera Obscura tendo a pubblicare soprattutto fotografie artistiche, dove intendo fotografie che si pongono dichiaratamente come creazioni dedicate al circuito di vendita dell’arte contemporanea, ovvero in generale musei e gallerie. Mi piace però l’idea di parlarare di fotografia a 360°, e questo è uno dei motivi per cui ho recentemente pubblicato articoli dedicati al fotogiornalismo, e nei prossimi mesi intendo differenziare ulteriormente gli articoli spaziando in generi ancora più diversi.
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Fabiano Busdraghi a Art Madrid 2009
Durante il salone d’arte contemporanea Art Madrid, di cui abbiamo parlato proprio ieri in Arco e Art Madrid 2009, la galleria Manel Mayoral di Barcellona ha esposto due foto dei Palazzi dell’Anima e Loquerion, una foto della serie i Demoni.
Lo spazio era bello e ben gestito, ed è stata comunque una bella soddisfazione vedere le mie foto accanto a Picasso, Dali, Tapies e tanti altri grandi nomi dell’arte moderna. Inoltre il gallerista mi ha detto che molti visitatori hanno particolarmente apprezzato le fotografie e sono rimasti colpiti dal procedimento usato e dalla resa particolare delle immagini, soprattutto per quanto riguarda Loquerion. Devo dire che le stampe erano particolarmente riuscite e che la resa finale ha lasciato molto soddisfatto pure me, che sono un perfezionista difficile da accontentare.
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Silver Lake Operations #10, Lake Lefroy, Western Australia, 2007
©
Edward Burtynsky
Settimana scorsa sono andato a Madrid per visitare due delle più importanti fiere di arte contemporanea e moderna in Spagna: Arco e Art Madrid.
Arco
A parte il prezzo del biglietto di ingresso, di gran lunga al di là del ragionevole, la visita ad Arco è stata veramente splendida. Il salone è ampio e spazioso, gli stand grandi e di facile accesso. Rispetto a Paris Photo la visita è molto più piacevole e meno stancante, c’è meno rumore, più ossigeno, più possibilità di riposarsi e prendere una boccata d’aria.
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Fotomontaggio nella fotografia d’informazione.
Il Giornale, 31 dicembre 2008, pagine 8 e 9.
Alcune settimane fa il sito Fotografia e Informazione ha pubblicato l’articolo Fotomontaggi di cronaca, nel quale vengono mostrati due casi di fotomontaggi fotografici pubblicati su il Giornale in accompagnamento a degli articoli sulla guerra in Palestina.
Nell’articolo in questione di Fotografia e Informazione è stato già ampiemente sottolineato come una pratica di questo tipo sia assolutamente poco etica (e aggiungerei vorgognosa) dalla parte di un organo di informazione. Così come l’abitudine di utilizzare immagini e didascalie fuorvianti o poco attinenti con il soggetto dell’articolo, come descritto in dettaglio nell’articolo: La Padania, Libero, Il Giornale: la fotografia al servizio dell’ideologia. Non insisterò quindi su questi punti, rimandando il lettore interessato agli ottimi articoli appena citati.
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© Ori Gersht
Le fotografie di Ori Gersht hanno di solito un solido e sviluppato impianto concettuale, ma spesso associano a questo delle caratteristiche estetiche particolarmente attraenti.
È il caso, fra i tanti altri portfolio di Ori Gersht (vale veramente la pena cercarare un po’ su internet, perché quasi tutti i lavori sono veramente ottimi), della serie Blow-Up, realizzata fotografando ad altissima velocità delle nature morte floreali che ricalcano le composizioni dei pittori del secolo scorso, mentre vengono fatte esplodere, in questo modo congelando in un solo attimo il moto centrifugo dei petali esplosi, il fumo generato dall’esplosivo e i frammenti di fiori che volano in tutte le direzioni.
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Pubblicità Corona
© Anonimo
Nell’articolo recentemente pubblicato Pornografia e sesso esplicito: l’autonegazione dell’arte contemporanea, abbiamo visto come numerosi fotografi e artisti contemporanei, nonostante abbiano messo il sesso e la rappresentazione di questo direttamente al centro del loro lavoro, in un certo modo si autocensurano, ricorrendo a diversi espedienti fotografici, come la posa lunga, il mosso, lo sfuocato o addirittura eliminando direttamente dall’immagine i corpi e l’atto sessuale stesso.
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