Negativo Adox ridotto con l’Eder’s harmonizing reducer. Si noti l’apparire di tre bande orizzontali molto marcate e di una fine trama verticale. Quest’ultima era evidente anche prima della riduzione, mentre le bande orizzontali erano invisibili in stampa e sono apparse solo dopo il trattamento.
Il vantaggio dei negativi analogici sui negativi digitali è che si adattano molto più facilmente alla tecnica utilizzata, permettendo un margine maggiore di interpretazione.
I negativi digitali invece sono calibrati precisamente su di un insieme di variabili tenute costanti. In pratica funzionano correttamente per una certa scelta di carta, sensibilizzatore, metodo di asciugatura, etc ma danno pessimi risultati quando questi parametri variano, anche di poco. Ne consegue che i negativi digitali sono utili a partire dal momento in cui si è stabilito uno standard per una certa tecnica, mentre in fase di ricerca e sperimentazione è spesso più agevole utilizzare un negativo analogico, che incassa meglio le variazioni della tecnica di stampa.
Per questo motivo, anche se in generale stampo utilizzando negativi digitali oppure piccoli contatti da negativi 120mm, a volte mi capita di preparare negativi ingranditi. Il procedimento per ottenerli è lungo e complesso, sono necessari molti test per imparare ad ottenere un negativo perfettamente adatto ad una certa tecnica di stampa.
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Vicino alla Gare de Lyon. Cianotipo 6×6cm su carta Schoeller Durex 17×17cm.
Qualche settimana fa, chiacchierando con il noto stampatore francese di palladio Jean Claude Mougin, iniziammo a discutere della tonalità delle stampe cianotipo. In quell’occasione mi disse che quando un cianotipo tende al violetto è perché la carta è basica e probabilmente contiene un buffer di carbonati. Come è noto i cianotipi prediligono un ambiente acido, e conservarli in ambiente basico potrebbe pregiudicarne la durata di vita. Una carta basica sarebbe quindi in teoria da evitare.
Ho testato diverse carte per cianotipo e le mie preferite sono le carte economiche da disegno, mentre le carissime carte acquarello, neutre e 100% cotone, mi hanno dato risultati visivamente inferiori. In particolare le carte da disegno hanno una tinta violetta che trovo più gradevole di quella cianotica delle carte più nobili.
Suppongo quindi che queste carte contengano un buffer di carbonati e questo potrebbe pregiudicare la durata di vita delle stampe.
Cianotipo posterizzato da viraggio al the
Andrea. Cianotipo posterizzato da viraggio al the e carbonato di sodio. Carta Fabriano Artistico incollata alla gelatina alimentare, salata e preacidificata in acido citrico e acido acetico. Dimensioni carta e immagine: 19×28,5 cm. Esemplare unico.
È nota e decantata l’importanza di prendere note e standardizzare le procedure quando si lavora in camera oscura, soprattutto con le tecniche antiche. Eppure a volte è divertente lasciarsi andare e osare. Nella maggior parte dei casi non si riuscirà a stampare niente di buono, ma a volte verra fuori per sorpresa qualcosa di unico, che non sarebbe mai nato seguendo i sentieri battuti. Qualcosa che non assomiglia a niente che si è visto prima, perché è nato con l’aiuto insostituibile del caso.
Questa è la storia di una di queste immagini, un’immagine unica.
Un paio d’anni fa, nel lontano 2004/2005, lottavo con la carta salata, senza esser riuscito a stampare più di un paio di immagini decenti. Qualche sia la variabile che non controllavo mi metteva sempre i bastoni fra le ruote. Testavo diversi tipi di carta, di incollaggio, indurimento, etc. Trovavo una combinazione che dava un ottimo risultato, preparavo 20 fogli con tantissima attenzione e scoprivo che non ne funzionava nemmeno uno. Ci doveva essere una maledetta variabile che mi sfuggiva che mi fregava sempre. Il risultato fu solo una montagna di ore perse e tantissima carta salata pronta per esser sensibilizzata lasciata in camera oscura a invecchiare.
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Guardiano della Proloco di Roscigno. File originale utilizzato per la stampa VDB e pigmenti.
Un paio di anni fa avevo stampato un paio di VDB su stampe al pigmento. In pratica una stampa a colori, ottenuta sovrapponendo una stampa bianco e nero ai sali ferrici su di una stampa inkjet ciano-magenta-giallo.
Credo che uno dei primi fotografi ad utilizzare questa tecnica è stato Dan Burkholder, sul cui sito si possono ammirare dei splendidi tirages al platino dai delicati colori pastello. Sullo stesso genere, e ugualmente splendide, sono le immagini di Ron Reeder; sul cui sito inoltre è a disposizione gratuitamente un manuale dettagliato che spiega come ottenere tali stampe. Questi due autori stampano al platino invece che all’argento, ma la tecnica è praticamente la stessa.
Il risultato che avevo ottenuto nel 2005 è carino, ma lontano da quelli di Burkholder e Reeder. I colori ricordano vagamente le vecchie cartoline colorate a mano cosí diffuse nella prima metà del XX secolo, ma il grosso problema sono dei rosa squillanti e dei pallidi verdi nelle alte luci, decisamente troppo saturi e luminosi per i miei gusti.
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Stampa blu della serie “Il vuoto che mi hai lasciato”, dimensione 6×12cm su carta Bristol 10×12cm. I cianotipi sulla Bristol 350g hanno neri profondi, sono dettagliati, brillanti, ad alto contrasto, ricchi di dettaglio; il colore è un piacevole blu scuro quasi violetto. La perdita dell’immagine durante il lavaggio è minima, quindi l’effetto granulosità è molto contenuto.
Durante lo scorso fine settimana ho testato diversi tipi di carta per stampare in cianotipo.
Requisiti della carta per cianotipo
La carta deve soddisfare tutte le esigenze seguenti.
Produrre dei blu profondi e quasi neri, non degli azzurri pallidi e slavati. Questo è essenziale per rendere brillanti e luminose le stampe blu, che altrimenti appaiono piuttosto piatte.
Avere una superficie satinata, visto che sto stampando per contatto dei negativi 6×12 i dettagli fini diventano assolutamente fondamentali.
Grammatura importante in modo da assicurare la planeità dopo la stesa dell’emulsione. Le carte che si imbarcano molto anche se perfettamente asciutte rendono difficile l’aderenza col negativo. Su di una carta testurata può non essere un problema, ma su di una superficie satinata è subito evidente uno spot flou molto sgradevole.
L’immagine non deve partire esageratamente durante il lavaggio. Con i cianotipi è normale perdere molto in densità durante questa fase, ma con alcuni tipi di carta durante i primi minuti di lavaggio sono evidenti dei filamenti blu che si staccano dall’imagine. Questo in genere produce un aspetto granuloso e irregolare, rende necessarie esposizioni più lunghe e in generale produce immagini meno fini.
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Fabiano Busdraghi in “La mummia”, scatto di B. Toussaint. Stampa 6×6cm alla carta salata su Arche Aquarelle 10×10cm.
Ti insegnano a scuola a strutturare il pensiero, che gli articoli iniziano con un’introduzione, che quando si incontra qualcuno si inizia stringendogli la mano.
Primo post dunque, per fare le presentazioni.
L’inizio di un diario di bordo, appunti di un viaggio nel mondo delle tecniche antiche di stampa.
In generale ogni settimana passo almeno un paio di serate in camera oscura, sperimentando e creando con le tecniche fotografiche alternative, o tecniche antiche. Ormai da un paio d’anni difficilmente stampo con tecniche tradizionali, l’ingranditore e la carta baritata sono ormai quasi un ricordo. La fotografia digitale ha rapidamente preso il sopravvento su quella ai sali d’argento, se non fosse per le tecniche antiche starei solo dietro a file raw, inchiostri di nuova generazione e profili icc.
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