Sorgente di luce UV per contatto e ingranditore UV
In generale però non è necessario utilizzare macchine raffinatissime e complesse, per ottenere buone stampe basterebbe utilizzare il sole, se questo non avesse la cattiva abitudine di essere una sorgente di luce incostante, difficilmente quantificabile, e soprattutto non esser disponibile di notte, momento in cui la maggior parte delle persone trovano il tempo per stampare. Nel seguito di questo articolo descrivo quindi brevemente la sorgente di luce che utilizzo correntemente, una soluzione economica e semplice da costruire che permette di ottenere ottime stampe in un tempo ragionevole. Colgo l’occasione per dare qualche consiglio su possibili migliorie per chi volesse costruire la propria sorgente UV per le stampe per contatto.
La sorgente di luce sono dei tubi simili a quelli che si trovano in certe discoteche, che producono quella luce violetta che si riflette sul bianco dei vestiti e mette in risalto la polvere sui vestiti. Il fatto che venga utilizzata come luce continua in locali pubblici dovrebbe rassicurare chiunque per quanto riguarda l’eventuale presenza di UV di tipo B e la nocività delle radiazioni emesse. Anche se per precauzione evito di guardare i tubi accessi, non ho mai riscontrato i problemi di dolori agli occhio o alla testa di cui parlano certi stampatori. I tubi che uso sono i Sylvania Blacklight-blue F18W/BLB-T8 che costano circa 35 euro l’uno, ma penso che qualunque tipo di neon di luce nera possa andar bene.
Visto che stampo al massimo negativi di formato A3+, ovvero 32×48cm, ho calcolato il numero di tubi per coprire questa superficie mettendoli il più vicino possibile fra loro, ovvero 7 tubi di 60cm di lunghezza, che coprono un’area di 38×60cm. In realtà almeno un ulteriore tubo sarebbe stato molto utile, visto che noto una leggera perdita di luminosità sui bordi verticali dell’imagine. Consiglio quindi chiunque voglia stampare negativi di formato A3+ di utilizzare almeno 8 tubi di 60cm di lunghezza, o in ogni caso di coprire almeno un’area di 45×50cm. La superficie esterna della cassa va invece studiata in modo che si adatti correttamente al pressino utilizzato.
I tubi sono stati montati il più vicino possibile fra loro, ovvero ad una distanza fra gli assi di circa 5,5cm, le basi dei supporti impediscono di avvicinarli ulteriormente. Se fosse possibile trovare dei supporti più fini, in modo da avvicinare ulteriormente i tubi fra di loro, sarebbe possibile aumentare il numero di neon a parità di superficie. Questo, anche se aumenta il costo complessivo dell’unità, aumenta anche la quantità di luce diminuendo per conseguenza i tempi di esposizione.
La distanza dei neon dal piano del pressino o torchietto è piuttosto esigua, ovvero 6,5cm, e per piccole stampe l’ho anche ridotta a soli 4cm. Per quanto riguarda l’uniformità dell’illuminazione in ogni caso non ho mai notato la presenza di bande in corrispondenza dei tubi, quindi una distanza fra tubi di 5,5cm e una di 6,5cm fra questi e il piano dell’immagine, permette di ottenere un’illuminazione uniforme a tutti gli effetti.
Con questa configurazione i tempi di esposizione sono di circa 2-3 minuti per una gomma bicromata, 3-4 minuti per una stampa bruna (Van Dyke Brown), 4-5 minuti per un platino/palladio e 10-15 minuti per un cianotipo classico.
Per il resto si tratta di una semplice cassa di legno con i tubi montati all’interno. Le dimensioni esterne sono di 42×68x16cm (50×68x22cm contando le sporgenze). Sulla parte superiore sono montate due maniglie che permettono di spostare comodamente l’unità. Un interruttore, azionabile anche col piede, permette di accendere e spegnere tutti i neon simultaneamente. Una miglioria che devo decidermi ad apportare è sostituire l’interruttore con un timer, perché capita spesso di dimenticare di misurare il tempo di esposizione, mentre con un contapose basta impostare il tempo di esposizione e ci si può dimenticare della stampa fino a che i tubi si spengono automaticamente e l’allarme sonoro ci indica che l’esposizione è ultimata.
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