MA: No, purtroppo no, non è stata una scelta concettuale, ma obbligata. È vero però che lavorare il legno, tagliarlo, sentirne l’odore, è una cosa piacevole, e il casuale connubio tra le mie immagini e il supporto di legno è molto interessante.
 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi
Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105×105cm.
© Massimo Attardi

FB: La gomma bicromata era utilizzata dai pittorialisti agli inizi del novecento soprattutto per le grandi possibilità di interpretazione e intervento manuale sull’immagine, cosa che ai loro occhi elevava la stampa al rango di opera d’arte, contro la fotografia classica come fotocopia meccanica della realtà. Nei decenni successivi l’affermazione artistica dell’opera fotografica prese piede utilizzando i mezzi espressivi tipici della straight photography. Poi la discussione si è più spostata sul piano astratto e concettuale. Il panorama odierno infine è molto variegato: ritorno al pittorialismo, ibridi fra pittura, scultura, video e installazione, fotografia diretta, opere puramente concettuali, fusioni fra mondo dell’arte e reportage che esce dagli schemi del fotogiornalismo di informazione… Per quanto riguarda le tue immagini si può dire che si pongano un po’ a mezza strada fra il pittorialismo e la fotografia diretta? Il lato pittorico per l’uso arbitrario dei colori, il fatto che le immagini siano costituite dai pigmenti normalmente usati nella pittura. Il lato fotografico diretto per l’estetica stessa delle immagini, la violenza dei contrasti, l’uso moderno e particolare che hai della stampa alla gomma, il look che rimane comunque decisamente fotografico. Puoi giustificare la tua scelta in questo senso?

Gomma Bicromata di Massimo Attardi
Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105×105cm.
© Massimo Attardi

MA: Il fatto che le mie immagini abbiano un residuo di “pittorialismo”, è una cosa che sto cercando di eliminare il più possibile. Non mi interessa percorrere una strada che va indietro. Sinceramente non trovo un senso ad usare una tecnica dell’ottocento come e il più possibile come si usava allora. Credo che i materiali esistenti ora, siano infinitamente più in grado di esaltare la nostra creatività, come rapidità, qualità, resa.

Quello che mi interessa è la contaminazione. Prendere qualcosa del passato per vedere se è possibile rivoltarlo e provare a fare un passo avanti, senza inventare nulla certo, rielaborando però quello che appartiene all’esperienza di chi è venuto prima di noi. Mettendoci un po’ del mio.

Non vorrei innescare una polemica senza fine, ma (con il massimo rispetto per le opinioni altrui), penso che la stampa in se non è un’opera d’arte. La stampa penalizza o esalta un’opera d’arte, che è nella testa e nell’occhio e nella sensibilità di chi scatta.

Punto.

Non riesco a considerarmi neanche un fotografo, nel senso che se il fine di un fotografo è ottenere una bella foto, per me ottenere una bella foto è quasi sempre il punto di partenza. insomma, non riesco a relegarmi in un ambito.

Fotografo corpi perché mi piace. Fotografo donne perché mi piacciono! Come mi piace bere o fumare. Questa, per fortuna, è l’unica giustificazione.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi
Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 85×85cm.
© Massimo Attardi

FB: Le tue foto infatti rappresentano quasi sempre dei nudi femminili. Puoi approfondire che cosa rappresenta per te questa scelta?

MA: Il piacere di poter lavorare con una ragazza a cui sono piaciuti i miei lavori.
In genere non chiedo mai a una ragazza se vuole posare, mi imbarazza e comunque può dare adito a spiacevoli equivoci.

Quindi il mio criterio di scelta è che qualsiasi ragazza che vuole posare per me è perfetta! Senza questioni di estetica.

Il fatto poi di spogliarsi ha una valenza non solo fisica, quando ci si libera dai vestiti, in realtà si toglie molto di più. Il rapporto che si crea è una cosa emozionante. Considera anche che quando faccio le foto, non do quasi mai indicazioni, quindi la persona si trova a non sapere cosa fare, e spesso (a detta delle modelle) è molto più imbarazzante così che con qualcuno che ti guida. Quando fotografo lascio che le cose avvengano, mi va benissimo se chi posa si mette un lenzuolo in testa e mi fa vedere solo un occhio, oppure se balla la lapdance. Anche l’imbarazzo estremo (come l’estremo esibizionismo) ti da l’opportunità di creare delle immagini splendide.

Per esempio la ragazza in rosso su fondo nero con le mani sugli occhi era imbarazzatissima, quel suo gesto è stato un modo per nascondersi, per non vedermi, e quindi per non provare più imbarazzo.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi
Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 110×210cm.
© Massimo Attardi

FB: In passato hai lavorato anche su altri soggetti?

MA: Si, per esempio ho lavorato su un danzatore di Buto, per creare la scenografia di uno spettacolo teatrale su Nijinsky.

 

FB: Presentando i tuoi lavori insisti sul fatto che “non ci sono interventi di ritocco, l’effetto è dato solamente dalla sovrapposizione dei vari strati colorati”. Questa precisazione è necessaria per chi non conosce le caratteristiche della tecnica di stampa alla gomma, oppure ha un’importanza profonda nel tuo lavoro? Con l’avvento della fotografia digitale molti artisti ritoccano pesantemente le immagini, considerando che questo faccia parte delle caratteristiche intrinseche della fotografia moderna, mentre al contrario molti altri nomi noti della fotografia, come Gianni Berengo Gardin per fare un esempio molto noto, considerano il ritocco come una pratica non fotografica e il digitale causa di un appiattimento qualitativo della fotografia. Spesso tutto ciò si traduce in una battaglia fra chi crede che la fotografia rappresenti “la realtà” e chi invece pensa che la fotografia sia comunque una interpretazione e deformazione della realtà, e in tal caso ogni intervento anche manuale è concesso. La “battaglia” la trovo sterile e inutile, ma la presa di posizione può essere interessante.




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