Bruno Van Dyke su Cianotipo
Un paio d’anni fa, durante un viaggio in macchina nel sud italia, stavo parlando con un amico napoletano, anche lui fotografo, di tecniche antiche di stampa. In particolare citai la possibilità di sovrapporre stampe brune, o van Dyke Brown a stampe cianotipo.
La risposta fu rapida e laconica:
-Blu e marrone fa cafone!
Che poi volendo può esser completato anche dal proverbio gemello: “marrone e nero, cafone vero”.
In realtà sovrapporre una stampa bruna ai sali ferrici ad un cianotipo è una tecnica, come tutte, che può essere interessante, soprattutto per stampare negativi troppo duri, o per recuperare stampe VDB venute male. Detto così suona poco elegante, ma in realtà nel mondo delle tecniche antiche di stampa conviene lasciarsi un po’ andare, far giocare anche al caso i suoi tiri mancini, lasciar spazio alla serendipidità e accettare quello che il fato ci vuorrà regalare. Chi pratica queste tecniche di stampa in generale lo fa per riscoprire un look alternativo, produrre immagini diversissime da quelle che si è soliti vedere, produrre stampe uniche. E per questo non c’è niente meglio del caso, o se vogliamo del caos.
Anche per questa ragione, in generale, consiglio a tutti i praticanti di tecniche antiche di stampa di non buttare via mai niente, anche la stampa meno riuscita un giorno potrà diventare un elemento interessante su cui (ri)lavorare. Si scoprono di continuo nuove tecniche, nuove combinazioni, nuove possibilità e ci si rende conto che quel pessimo platino che si è buttato via sarebbe perfetto per testare la nuova tecnica in cui ci si è appena imbattuti.
Il vantaggio tecnico di sovrapporre cianotipo e VDB è che la prima tecnica richiede un negativo molto più morbido della seconda. Ovvero stampando un negativo duro si possono “riempire” alcuni toni con il blu del cianotipo e altri con il marrone della stampa VDB. Visto che i colori sono molto diversi spesso si ottengono interessanti effetti dualtone, sprazzi di posterizzazione e, a volte, anche di solarizzazione.
È possibile stampare prima il cianotipo e poi il VDB oppure invertire l’ordine. Nel secondo caso però, visto che la formula classica del cianotipo contiene ferrocianuro di potassio, un ingrediente usato in molte formule per ridurre la densità di immagini o negativi sovraesposti e sovrasviluppati, l’immagine argentica della stampa VDB viene largamente intaccata al momento della stesa della soluzione cianotipo. Anche stampando prima un cianotipo e poi un VDB la prima stampa viene un po’ corrosa dalla seconda stesa, ma l’effetto è contenuto e i risultati restano interessanti.
Visto che il VDB incassa negativi più duri le alte luci eventualmente slavate della stampa cianotipo vengono piacevolmente “riempite” dalla stampa ai sali ferrici, creando un particolare effetto dual tone. Il blu del cianotipo viene poi desaturato dalla presenza del marrone, rendendolo più scuro e più neutro, cosa che trovo più piacevole del colore brillante delle stampe cianotipo dirette.
La fotografia che accompagna questo articolo è stata scattata in occasione della festa della Madonna dell’Avvocata, quando la maggior parte degli abitanti di un paio di paeselli della costiera Amalfitana salgono fino al santuario e passano una giornata intera ballando ai ritmi della tammuriata locale. Vecchia OM-2 meccanica, se non ricordo male caricata con FP4 Plus. Interpositivo su carta RC e negativo ingrandito su film Adox. Purtroppo il negativo era troppo duro, ed è stato ammorbidito con il Dupont 4-R, Ederís harmonizing reducer. Prima di ammorbidirlo ho stampato un paio di ciano, fra cui quello in questione, sul retro di un foglio di Arche Platine su cui un paio d’anni prima avevo già stampato qualcosa. Visto che il negativo era appunto troppo duro ho sovrapposto una stampa VDB usando lo stesso negativo. Il cianotipo rimane presente nelle ombre e il VDB riempe piacevolmente i toni medi dell’immagine. Nel viso si vede riemergere il cianotipo, che sottolinea i tratti del viso. Nella stampa manca ancora qualche cosa nelle luci, appena ho tempo e voglia aggiungerÒ un ultimo strato o due di gomma bicromata per arricchire le luci e amalgamare il tutto.
In ogni caso, anche con quelli che nascono come errori e possibile divertirsi e ottenere immagini interessanti. Anche se a volte, fanno un po’ cafone…
enzo santambrogio
ha detto, il 23 Agosto 2011 @ 6:46 pm :
salve , io mi trovo in africa per fare sperimentazione fotografica ed oltre al digitale sto dando vaso e ampio raggio ( visto la mancanza di laboratori e sviluppi per B & W ) alla cionotipia .
cercando su internet ho visto il suo articolo e mi chiedevo come ottenere l’effetto Van Dyke ( è semplicwmente un reagente e se lo è può gentilmente dirmelo ) o è una tecnica che io non conosco ?
la rigrazio anticipatamente di un suo aiuto !
Enzo Santambrogio
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 25 Agosto 2011 @ 12:35 am :
Buongiorno Enzo,
non son sicuro di aver capito la domanda, ma in ogni caso su internet come su questo blog si trova sia la formula della tecnica Van Dyke vera e propria, sia quella per virare un cianotipo in modo che assomigli ad un Van Dyke.
Buone sperimentazioni