Sotto la pioggia in Cina, di Jean-Claude Louis
La fotografia di viaggio è probabilmente il mio genere preferito. Soprattutto quando non si limita a rappresentare il mondo in modo banale, ma diventa testimonianza intima. Quando si realizza quel delicato equilibrio fra documento, testimonianza, reportage, riflessione, emozione personale, arte.
L’Asia poi mi attira in modo particolare, la Cina in primo piano. Certo, l’Oriente oggi, quello delle fotografie contemporanee, è fatto di fabbriche sconfinate, palazzi moderni e alienanti, città inquinate, fiumi di moto e macchine negli ingorghi delle città. Eppure è bello a volte sognare, rappresentare ancora un mondo come poteva essere fino a pochi anni fa, lasciarsi andare alla malinconia.
Per questo mi è piaciuta fin dal primo sguardo la fotografia “Riverside, Guyiang, China” di Jean-Claude Louis. La pioggia e i fiumi, immancabilmente, evocano sensazioni poetiche. Gli ombrelli e i lampioni sono due elementi ricorrenti nel mio universo poetico, quasi ossessivi. In questa foto sono presenti tutti questi ingredienti che mi sono particolarmente cari, con un bel mosso che impasta la scena, rendendola onirica e sognante. Anche i colori mi piacciono in modo particolare, così spenti e pastello, quasi da emulsione fotografica degli anni sessanta, o addirittura da albumina dipinta ad acquerello di inizio secolo.
Nel portfolio Asia, sul sito di Jean-Claude Louis, molte altre foto hanno questa splendida patina, colori falsi, alberi bluastri, che danno una resa impressionista che mi piace in modo particolare.