Katerina Tumanova Lempika
For Lempika
© Katerina Tumanova

Sono sempre stato un amante del pittorialismo, e più in generale delle fotografie che assomigliano a quadri, che si ispirano al disegno e alla pittura, pur restando molto fotografiche.

Si vedono spesso lavori ispirati al pittorialismo storico, che ne ricalcano lo stile e i mezzi espressivi. Più rari sono invece i fotografi pittorialisti innovativi, nel senso che lavorano all’interfaccia fra fotografia e pittura ma in chiave contemporanea. Frequenti sono anche gli smanettoni di photoshop, però che riescono solo a creare immagini terribilmente pasticciate, kitch e sature di cattivo gusto.

Le fotografie di Katerina Tumanova invece sono una piacevole eccezione. In generale mi piacciono tutti i lavori del suo portfolio, qualcuno meno, come è normale, e solo pochissimi per niente. La serie invece paint ha tutto il mio apprezzamento più incondizionato. Fra queste foto, quella che forse mi piace di più (ma la scelta è molto ardua) è probabilmente Tamara de Lempika. Anche Magritte infatti è favolosa, come del resto Egon Shiele e Renoir.

Katerina Tumanova Magritte
René Magritte
© Katerina Tumanova

Di questa fotografia, ma di tutta la serie in generale mi piace l’impatto estetico, la riconoscibilità assoluta degli artisti cui si è ispirata Katerina Tumanova, la realizzazione impeccabile. Poi il fatto che quasi tutti siano autoritratti, un altro genere che mi è particolarmente caro. Infine, anche lo statement che accompagna la serie è interessante: una manifestazione artistica e concettuale del sesso.

Per quanto riguarda più in particolare l’immagine c’è poco da aggiungere, visto che mi rtroverei a spiegare perché mi piacciono i lavori di Tamara de Lempika, che è una pittrice che amo molto. Oltre a saper ricalcare perfettamente lo stile cui si ispira ci sono comunque due o tre colpi di genio. La pelle liscia e plasticosa mi sembra un ottimo esempio di come certi filtri di photoshop esagerati, che in generale sono solo di cattivo gusto, nelle mani di chi li sa usare creativamente diventano strumenti portentosi. L’altro dettaglio che mi piace particolarmente è infine l’ombra dura e squadrata sul viso, marchio inconfondibile di Tamare de Lempika.


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