Scurire il cielo in modo naturale con Photoshop
Su Camera Obscura cerco di pubblicare articoli tecnici unicamente di livello medio alto. Internet è piena di materiale introduttivo e per neofiti, eppure spessissimo chi scrive per il web non fa altro che proporre l’ennesima guida di base, quando a mio giudizio quello che manca sono gli articoli approfonditi e avanzati.
Oggi farò una piccola eccezione pubblicando un articolo facile facile, dove spiego rapidamente come fare a scurire un cielo troppo chiaro in maniera credibile. Questo perché non ne posso più di vedere dei cieli scuri scuri o aggiunti alle foto palesemente falsi e inestetici, spero quindi che questi consigli possano essere di utilità per un pubblico un po’ più ampio dei maghi di photoshop.
Capita spessissimo di aver bisogno di scurire un cielo in una foto dove è completamente slavato. In generale i casi sono due: o si scurisce il cielo già presente nella foto (abbassandone la luminosità con le curve oppure sviluppando diversamente il file raw se si vuole recuperare dettaglio), oppure se ne incolla di sana pianta uno nuovo. Come ormai sapranno i frequentatori assidui di Camea Obscura che hanno già letto Fotografia e verità, per quanto mi riguarda entrambe le operazioni sono lecite. Per i più reticenti e chi considera la fotografia come una copia fedele della realtà posso dire che almeno il primo caso, scurire un cielo troppo slavato, è un’operazione più che giustificata.
Intanto una nota di carattere tecnico: l’occhio umano, a differenza della pellicola, è capace di adattarsi a differenze di contrasto molto elevate. Quando guardiamo un paesaggio spessissimo il cielo è molto più luminoso del terreno, ma il nostro occhio riesce a farne una sintesi perfetta. Scattando meccanicamente una foto di questo paesaggio otterremo però un terreno troppo scuro e un cielo troppo chiaro. Già questo dovrebbe far pensare che alla fine la fotografia non è poi così fedele alla realtà, qual’è la verità, quella che vedono i nostri occhi o quella che vede la pellicola? Comunque, senza voler polemizzare, ci sono poche soluzioni, il contrasto è troppo elevato e l’unica è schiarire il suolo e scurire il cielo.
Questa è un’operazione corrente che data quasi come la storia della fotografia. Quasi sempre in camera oscura si maschera la foto per bruciare un po’ i cieli. Quando il cielo è scurito in maniera non eccessiva è anche considerata un’operazione lecita nella fotografia di giornalismo, visto che non modifica in alcun modo il messaggio dell’immagine. Molti fotografi famosi, come per esempio Salgado, ne hanno fatto quasi un marchio di fabbrica, i cui cieli sono quasi sempre terribilmente scuri e tragici, per dare una sensazione di spettacolare tragicità.
Oggi, con la facilità del ritocco digitale, moltissime persone danno una bottarella di ritocco alle loro foto, e uno degli interventi più diffusi è proprio il bilanciamento della luminosità del cielo e del paesaggio. Purtroppo in moltissimi casi l’effetto è completamente innaturale e esagerato, puzza lontano un miglio di digitale e di ritocco, ed è anche piuttosto pacchiano. Per carità, non ho niente a che ridire contro le esagerazioni e gli effetti innaturali. I paesaggisti americani in bianco e nero sulla scia di Ansel Adams spessissimo usavano filtri rossi o infrarossi, ottenendo cieli completamente neri che facevano risaltare paurosamente il bianco brillante della neve e della roccia delle montagne. Quando però una foto è tutta giocata su tinte e contrasti plausibili, anche il ritocco del cielo dovrebbe andargli dietro.
L’errore fondamentale è quello che si basa su uno scontorno preciso del paesaggio. Osservando attentamente la realtà intorno a noi ci si rende subito conto del difetto di questo approccio.
Intanto il terreno, perdendosi nella foschia dell’umidità atmosferica, mano a mano che ci si allontana dal fotografo, diventa più chiaro e bluastro. Scontornando il cielo precisamente al livello dell’orizzonte quello che si otterrà è un terreno molto chiaro e slavato sovrastato da un cielo molto scuro, cosa praticamente impossibile in natura e quindi innaturale fin dal primo sguardo.
La seconda osservazione riguarda il cielo. Anche questo, al pari del terreno, cambia di colore e di luminosità mano a mano che ci allontaniamo dall’orizzonte. Questo dipende da fari fattori: polarizzazione, polvere, nebbie etc, ma in generale l’effetto e spessissimo il solito: il cielo è molto chiaro vicino all’orizzonte e meno luminoso verso lo zenit, è di un azzurro slavato a contatto col suolo e di un blu carico e intenso sopra le nostre teste. Questa è una caratteristica piacevole, almeno per quanto riguarda la fotografia di paesaggio. Visto che la parte alta del cielo si trova quasi sempre in quela alta della fotografia, ne consegue che l’immagine verrà naturalmente chiusa, che è l’espressione in gergo che indica uno scurimento dei bordi dell’immagine per guidare lo sguardo verso il centro e gli elementi di interesse della foto.
Il terzo problema è lo scontorno preciso dell’orizzonte fra cielo e paesaggio. Per quanto con photoshop sia possibile fare una selezione precisa spessissimo l’effetto sarà comunque innaturale. Questo è dovuto al fatto che sia le aberrazioni dell’obiettivo che il color fringing dovuto al demosaicing del captore, spessissimo inducono dei lievi aloni attorno alle interfacce fra zone a luminosità diversa. In pratica la transizione non è mai netta, ma si fa sempre su qualche pixel. Il risultato, scurendo molto il cielo, è che appare o una riga scura o una chiara (a seconda di dove si fa cadere la selezione) all’interfaccia fra il cielo e il paesaggio. È già difficile e noioso fare una selezione precisa, ma eliminare questi problemi di interfaccia è, sebbene possibile, infinitamente più difficile, lungo e faticoso.
La soluzione che risolve contemporaneamente questi tre problemi esiste, è molto semplice e di rapida messa in pratica. L’idea è quella di fondere il cielo scurito con l’immagine sottostante utilizzando una maschera a gradiente. Basta sovrapporre il layer esposto per le ombre, ovvero il terreno, con quello esposto per il cielo, applicando a questo un gradiente verticale. In pratica nella parte alta della foto si utilizza completamente il layer esposto per il cielo, nella parte bassa unicamente quello del terreno, e la transiszione si fa dall’orizzonte, o poco sotto, fino al limite superiore della foto.
Dico poco sotto l’orizzonte, perché in caso di foschia e di paesaggi che diventa più chiaro mano a mano che si va verso l’orizzonte, tirando il limite del gradiente al di sotto di questo si riesce a scurire in parte anche il terreno, ottenendo un effetto più naturale e risolvendo il primo dei nostri tre problemi. Per quanto riguarda il secondo è quasi una tautologia: utilizzando un gradiente il cielo in alto sarà scuro e in basso rimarrà chiaro. Però utilizzare un gradiente semplifica anche il terzo problema. Visto che la maggior parte dello scontorno in generale si fa nella parte bassa della foto, qui la maschera è già grigio scura, e scurirne ulteriormente una parte non crea nessuna difficoltà, visto che il contrasto locale della maschera è molto più basso che nel caso precedente. Tanto che, spessissimo, è possibile fare uno scontorno grossolano con una selezione sfumata, per ottenere un effetto molto credibile. Nel caso ci siano elementi del paesaggio che si protraggono fino al limite superiore della foto sarà allora necessaria una selezione precisa e tutto il lavoro per eliminare le interfacce fra zone scurite e zone schiarite, ma l’entità del ritocco sarà comunque molto più piccola, con un guadagno considerevole da parte nostra.
L’ultima accortezza ancora da seguire è quella di mascherare in parte le zone che risultano ancora troppo chiare o troppo scure nel cielo e nel paesaggio. Seguendo questa procedura, ovvero fondendo un cielo con un paesaggio utilizzando una maschera a gradiente, sarà molto semplice ottenere in pochi minuti di ritocco un cielo pieno di colore e dettaglio ma che resti allo stesso tempo molto naturale.