La legittimità delle pratiche fotografiche e “One” di Hudson Manilla
Un paio di settimane fa Hudson Manilla mi ha gentilmente spedito una copia del suo nuovo libro elettronico. Oltre a scriverne una breve recensione, colgo l’occasione per discutere un po’ della controversia che nacque sulle pagine di Camera Obscura quando Hudson Manilla inviò il suo saggio Feeling The Moment.
Immediatamente dopo la pubblicazione venne infatti postato un commento al vetriolo a proposito delle fotografie di Hudson Manilla. L’autore dell’intervento, con un certo sprezzo, si chiedeva retoricamente se bisognasse prendere sul serio le fotografie di nudo in questione, e se questa fosse o meno “arte”. Subito numerosi lettori di Camera Obscura (lettori fra l’altro che non commentano regolarmente gli articoli pubblicati) presero le difese di Hudson Manilla, sottolineando la qualità del suo lavoro. Temevo la discussione degenerasse, ma fortunatamente non andò così, forse grazie anche all’intervento pacificatore di Hudson Manilla. Che fra l’altro scrisse:
Come sappiamo tutti, i gusti sono soggettivi e l’opinione di una persona di ciò che è Arte non è quella di un altra, i pensieri di una persona non sono identici a quelli di un altra. Il punto cruciale è semplicemente che mi piace fare fotografie. Se piacciono alle persone perfetto… se così non è, va bene lo stesso.
In questa risposta di Hudson Manilla è già contenuto uno dei due punti che vorrei sottolineare.
In primo luogo “Arte”, del resto come “Fotografia” è una parola dal senso indefinito e vago. Si cerca di raggruppare sotto un concetto comune anche pratiche diversissime, luoghi remoti, momenti storici lontanissimi fra loro. Oggi, per fotografia d’arte, si intende soprattutto un certo tipo di fotografia concettuale, spoglia e fredda, che va per la maggiore nel mercato dell’arte. Sempre in quest’ottica, le “belle fotografie” vengono considerate eccessivamente decorative per essere arte. Secondo i fautori di questa visione un’orribile foto sovraesposta di un muro può essere arte, mentre quella piena di pathos e emozione che appare sul National Geographic sicuramente non rientra nella categoria. Eppure si tratta di fotografie bellissime, decisamente artistiche, che probabilmente un non addetto ai lavori considera contenere “più arte” delle fotografie concettuali di cui sopra.
Non voglio entrare nella discussione di cosa sia arte e cosa non lo sia, anche perché è facile scadere in chiacchiere sterili e accademiche. Quello che mi interessa sottolineare è la varietà delle pratiche che possono esser considerate artistiche. Nel panorama storico attuale, le gallerie d’arte contemporanea vendono soprattutto un certo tipo di prodotti, solitamente concettuali più che estetici, mentre le fotografie diciamo “estetizzanti” vengono diffuse in altri circuiti. Nello stesso mondo delle gallerie esistono due categorie, naturalmente i cui confini sono mal definiti, di chi vende “fotografia d’arte contemporanea” e “bella fotografia”, quest’ultima soprattutto per arredamento (e lo dico senza nessun disprezzo) e a prezzi molto più bassi rispetto alla prima.
Il secondo concetto che mi preme sottolineare è la vocazione completamente eterogenea di Camera Obscura. Nel senso che mi piace pensare questo spazio come un luogo di discussione della fotografia a 360 gradi, non solo la fotografia artistica contemporanea, ma anche fotogiornalismo, moda, pubblicità, fotografia naturalistica e chi più ne ha più ne metta. La varietà delle pratiche fotografiche è per me estremamente affascinante, e non ho nessuna intenzione di specializzarmi su una sola di esse come succede nella maggior parte delle riviste online o dei blog che leggo. L’equivoco all’origine della discussione a proposito dell’artisticità delle foto di Hudson Manilla nasce probabilmente dal non aver compreso questo punto, o forse dal fatto che non lo renda abbastanza esplicito su queste pagine. Dall’idea che Camera Obscura sia un sito dedicato unicamente alla fotografia d’arte, intesa nell’accezione di cui sopra, ovvero lo stile che va per la maggiore nelle gallerie specializzate. Le fotografie di Hudson Manilla probabilmente non rientrano in questa categoria, ma piuttosto in quella (vaga essa stessa come arte o fotografia) di fotografia erotica. Intenti, stile e contenuti quindi diversi, ma perché dover trovare a tutti i costi delle etichette? Perché non limitarsi a fruire dell’opera di un autore? Perché chiedersi se si tratti di arte o meno invece di godersi le immagini?
Personalmente apprezzo certi aspetti delle fotografie di Hudson Manilla, mentre altri mi lasciano meno entusiasta, come è normale e giusto che sia. Per quanto riguarda l’apprezzamento direi che si tratta di un’opera molto consistente, nel senso che è evidente uno stile personale ben preciso, il fatto che si tratti del frutto di un lungo lavoro e non semplicemente di un’infatuazione occasionale. Apprezzo poi l’atteggiamento irriverente e diretto, la ricerca di un’eccitazione senza complessi. Infine, lo scrivo senza vergogna, mi piacciono in generale le fotografie di erotiche, la bellezza femminile.
Dal lato opposto, non condivido sempre l’immagine della donna che mi sembra emerga dalle foto di Hudson Manilla, come del resto non mi piace quella di un grande maestro della fotografia come Helmut Newton, sarò forse un inguaribile romantico ma preferisco le rappresentazioni diciamo più dolci e poetiche. Direi poi che la qualità delle fotografie è inuguale, nel senso che una selezione più severa avrebbe secondo me giovato.
Tutto questo, tanto i punti per me positivi che quelli negativi, si ritrova nel libro One di Hudson Manilla. Alle lodi aggiungerei il fatto che solo una fra tutte le ragazze ritratte è una modella professionista, mentre le altre sono persone normali che hanno osato spogliarsi, sia concretamente che metaforicamente, davanti all’obbiettivo del fotografo. Per esperienza personale, so quanto sia difficile per una persona posare con la stessa audacia di una modella professionista. Mi piace inoltre, anche se non mi corrisponde, la già citata attitudine di Hudson Manilla, il voler continuare per la sua strada nonostante quello che possano dire o pensare certe persone. Nei ringraziamenti del libro si legge per esempio:
È bello incontrare e lavorare con persone che vogliono mettersi alla prova e sono abbastanza forti da fottersene se la gente le giudica in maniera ingiustamente dura.
Per quanto riguarda infine il libro in sé, si tratta di un pdf di 130 pagine, con circa altrettante immagini, di risoluzione discreta che ne permette una visualizzazione più piacevole rispetto agli standard dei siti web. Impaginazione semplice e spoglia, priorità totale alle fotografie. Il tutto per qualche euro, che fra l’altro vengono dedotti dal prezzo del libro cartaceo se si decide di acquistarne una copia dopo aver comprato il libro elettronico. Hudson Manilla mi ha promesso di spedirmene una copia, che attendo con aspettazione, visto che non sono molto abituato ai libri elettronici.