Fotografia e verità 4: le non-foto inkjet e le foto-vere di Chuck Close
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Mirko
said, May 9, 2008 @ 1:32 PM :
L’idea che mi sono fatto è che, come esseri umani, tendiamo naturalmente a cercare definizioni di una data cosa nel tentativo di comprenderla meglio. Ovvero, se sono in grado di definire X, vuol dire che conosco X abbastanza da poterlo descrivere a parole. Ora, se questa naturale tendenza è in genere un atteggiamento positivo, esistono casi in cui essa diventa negativo.
Un esempio classico è quello della definizione di fotografia, in cui entrano in gioco i diversi significati che, come dicevi, la parola ha assunto nel corso del tempo (al punto che oggi usiamo indifferentemente il termine “fotografia” per una stampa tipografica su un giornale, così come per il ritratto su una patente plastificata). Altro esempio e’ quello della definizione di “Street Photography”.
In generale, credo che cercare di definire una attività umana è un tentativo pericoloso di riassumere in pochi termini una produzione sterminata, ovvero si rischia che la definizione tenda ad identificarsi con la cosa stessa che si vuole definire. Se la cosa che si vuole definire è particolarmente complessa, la definizione perde la sua qualità di “sintesi” e diventa non solo inutile ma pericolosa perché necessita di operare delle semplificazioni eccessive.
Per questo diffido di chi ritiene di disporre della definizione di “Fotografia” o “Fotografia di Strada” e così via dicendo.
Fabiano Busdraghi
said, May 9, 2008 @ 1:58 PM :
Ciao Mirko,
Innanzi tutto sono contento che anche tu sia avverso alle definizioni. Sebbene naturalmente non siamo le uniche due persone sulla terra vedo difendere con grande accanimento quello che, a vista di molti, dovrebbe essere l’unico possibile ambito fotografico.
Questi articoli sono il mio contributo per cercare di andare di là a queste sterili categorizzazioni. Probabilmente per te non saranno utili, visto che sei già arrivato indipendentemente alle mie stesse conclusioni. Spero però che serva per smuovere un po’ gli eserciti di fotoamatori che continuano a dire cosa sia e cosa non sia una foto. E magari anche a mettere una qualche pulce nell’orecchio a qualche grande fotografo che la pensa in questo modo, visto che gli esempi illustri purtroppo non mancano.
Per concludere devo dire che hai ragione, è una naturale tendenza umana, quella di voler mettere i picchetti a quello che ci sta intorno. Da parte mia però sono allergico a tutti i dogmi, le regole, le religioni, i pregiudizi e gli atteggiamenti conservatori. Lo so che è più difficile vivere senza linee guida, ma aver il coraggio e la forza di rinunciare alle definizioni è, a mio vedere, un passo fondamentale.
Grazie del tuo contributo
Fabiano