Cianotipo virato sviluppo carta
Aamon. Viraggio cianotipo: 5′ acido tannico 1%, 15” rivelatore carta 1+9, 1′ acido acetico 0.1%, 5′ acido tannico 1%, 5′ acido acetico 0,1%. I punti scuri sono buchi nel negativo e non dipendono dal viraggio. Carta Canson “C” a grano, 224g, 24x32cm. Dimensione immagine 17x25cm.

Per tutte le formule di viraggio del cianotipo che ho provato, sbiancando completamente l’immagine in un alcale e risviluppandola a lungo in un agente tannante, ottengo dei toni rosso-marroni con scarsa dmax, molto piatti. I risultati migliori li ho sempre ottenuti invece con un bagno tannante prolungato e una rapida immersione in un alcale diluito, il risultato è una stampa in cui le luci assumono calde tonalità grigie, brune o rosate, mentre le ombre sono di un blu intenso leggermente violetto o nerastro. In pratica una parte del blu originale del cianotipo è conservata nella stampa finale, dando non solo la tinta fredda delle ombre, ma mantenendo relativamente alta la dmax che viene troppo penalizzata da uno sbiancamento alcalino completo.

Questo, per quanto mi riguarda, è il grosso problema del viraggio cianotipo. L’abbassamento di contrasto nei mezzi toni può essere corretto applicando una curva ad hoc, l’appiattimento delle alte luci spesso crea un delicato effetto di morbidezza e luminosità, ma la perdita di densità nelle ombre è un problema a cui fino ad ora non ho trovato soluzione. Certe immagini funzionano bene anche senza il nero, sono tutte giocate sulle tinte pastello, ma altre hanno assolutamente bisogno della forza data da ombre intense e profonde.

Nella letteratura si trovano formule di viraggi che promettono neri intensi, luci neutre e nessuna tintura della carta come succede per esempio col the o con l’acido tannico concentrato. In genere sono solo varianti della procedura descritta all’inizio: alcale e tannante. Quello che cambia è l’ordine dei bagni, il ripetere o meno le immersioni successive, il controllo del ph, i lavaggi intermedi, la natura del tannante e/o dell’alcale. Fino a questo momento queste variazioni hanno avuto un forte impatto sulla resa finale, ma sempre con lo stesso denominatore: appiattimento dei toni e riduzione della dmax. Eppure, continuo a cercare la combinazione che magicamente intensifica un cianotipo invece di ridurlo, trasformandolo in una stampa al palladio infinitamente meno cara.

La serendipità contro il rigore

Cianotipo dualtone all’ammoniaca
Moloch. Cianotipo dualtone: 30″ ammoniaca 1%, 1′ acido acetico 0.1%, 5′ acido tannico 1%, 5′ acido acetico 0.1%. Carta Fabriano 50, 25x35cm; dimensione immagine: 18x27cm.

Ieri sera allora ho fatto qualche prova con alcune di queste formule. Come al solito in modo non scientifico ma creativo, lasciando il caso giocare la sua parte. In passato ho cercato di formalizzare con rigore i test di camera oscura, ma mi sono scontrato con un grande insuccesso. Il problema intanto è ci sono alcune variabili difficili da controllare, come la temperatura e l’umidità ambiente, le caratteristiche della carta cambiano da uno stock all’altro, piccole variazioni vengono amplificate. Inoltre, visto il numero infinito di variabili, sarebbe necessaria una pazienza ancora più infinita. Sarebbe necessario farne variare una sola per volta, quindi sarebbero necessari migliaia e migliaia di test, per centinaia di giorni passati in camera oscura. Naturalmente stampando solo palette Stouffer per il massimo del rigore e la facilità di interpretazione. In questo modo si finisce per non stampare mai nessuna immagine, ma passare la vita a fare test noiosi. Mi dispiace, ma io sono un fotografo e non un tecnico di laboratorio. La vita è troppo corta e tutte le fotografie che non scatto sono immagini perse per sempre.

In certi casi preferisco allora lasciare evolvere le variabili e stampare in maniera intuitiva e non rigorosa. La serendipità nei viaggi per il mondo delle tecniche alternative, è una dote utile quanto il rigore. Del resto un approccio simile lo si trova in tanti altri campi: in barca a vela si impara a governare una barca dalla sensazione di buon equilibrio che restituisce, controllare ogni dettaglio di un sistema cosí complesso, scrivere le equazioni del moto, sarebbe impossibile.

Materiale per il viraggio cianotipo

Cianotipo: viraggio acido tannico e ammoniaca
Aamon. Viraggio cianotipo: 5′ acido tannico 1%, 5′ ammoniaca 1%, 5′ acido acetico 0,1%. I punti scuri sono buchi nel negativo e non dipendono dal viraggio. Carta Rives BFK, 28x38cm. Dimensione immagine 18x26cm.

Ho usato allora un negativo digitale con un colore e una curva adatti per la stampa al carbone. Il cianotipo richiede uno scarto di densità inferiore, questo significa che l’immagine stampata con questi negativi avrà delle luci completamente bianche e posterizzate, un forte contrasto e un grano pronunciato. Nel caso in questione questi “difetti” non mi disturbano. Le luci completamente bianche mi permettono di vedere come si comporta il viraggio in una zona che non ha ricevuto nessuna esposizione, il contrasto troppo forte compensa l’appiattimento dovuto al viraggio, la granulosità dell’immagine può poi essere amplificata o ridotta durante il procedimento, un’informazione interessante anche questa.

Ho usato le fotografie dei demoni, ovvero i Mascarons du Pont Neuf di Parigi, perché i negativi hanno molte parti completamente trasparenti, quindi ho ampie zone delle stampe dove ho il blu più profondo che riesco ad ottenere su un cianotipo. I negativi sono tutti esposti per circa 12 minuti, il tempo di esposizione di riferimento, che nel mio caso mi da i blu più profondi che il cianotipo riesca a produrre con i miei mezzi. Esporre di più impasta le ombre senza aumentare la dmax.

La carta, ed è qui che vengono le variabili che volutamente ho scelto di non controllare, è di recupero: si tratta del retro di varie stampe non riuscite alla gomma, VDB o cianotipo; una carta quindi che ha già subito trattamenti chimici e meccanici. Alcuni fogli sono incollati alla gelatina altri no. Le marche spaziano per Arche Platine, Fabriano Artistico, Fabriano 50, Rives BFK, Canson “C” a grano. Alcune stampe cianotipo, prima del viraggio, sono state lasciate per qualche giorno ad ossidarsi in modo da ottenere il colore definitivo, altre sono state stampate solo qualche ora prima del viraggio.

L’acido tannico è una vecchia confezione del 1994. In ogni caso, in esperienze passate, non ho visto grandi differenze fra un the concentrato e la soluzione di acido tannico (a parte naturalmente la tintura della carta dovuta al the); quindi direi che il principio attivo è ancora discretamente funzionante.

Il viraggio cianotipo di Kai Hamann

Ciano completamente sbiancato e risviluppato con a. tannico.
Moloch. Viraggio cianotipo completo: 5′ ammoniaca 1%, 1′ acido acetico 0.1%, 5′ acido tannico 1%, 5′ acido acetico 0.1%. Le macchie a bolla erano presenti sulla carta ancora prima di stampare il cianotipo e non dipendono quindi dal viraggio. Carta Fabriano Rives BFK, 28x38cm; dimensione immagine: 17x26cm.

Kai Hamann ha pubblicato una procedura di viraggio i cui risultati, se non sono modificati in fase di scansione, sono veramente stupefacenti. Negli esempi riportati certi cianotipi hanno una tinta rosata che riconosco bene, altri sono perfettamente neutri, ma soprattutto le ombre sono di un nero intenso e profondo, tanto che a video certe stampe assomigliano quasi a delle stampe al palladio, o dei Van Dyke Brown perfettamente riusciti.

Riassumendo la procedura descritta sul suo sito, il viraggio usato da Kai Hamann è il seguente: acido acetico 1%, lavaggio in acqua, ammoniaca 0,5% per un tempo variabile fra 1 e 16 minuti a seconda della tinta richiesta, lavaggio in acqua, acido acetico 1%, lavaggio in acqua, acido tannico 1% per alcuni minuti, lavaggio in acido acetico 1%. In seguito suggerisce un metodo per controllare la tonalità finale della stampa aggiungendo un ulteriore bagno leggermente alcalino dopo l’ultimo bagno di lavaggio, ma non ho esplorato questa strada perché l’ultimo bagno acido, nella tabella di Kai Hamann, è quello che sembra dare i toni più freddi e neutri, che sono quelli che mi interessano in questo caso.

Seguendo la procedura alla lettera ho ottenuto dei bei viraggi, spesso con splendide tinte, ma ancora una volta è stato impossibile ottenere una stampa nera e contenere la perdita di dmax. Sbiancando completamente l’immagine nell’ammoniaca ottengo una stampa dalle luci marrone rosate e le ombre vagamente neutre, diciamo nero-violacee, ma assolutamente non profonde. Sbiancando solo parzialmente la stampa per qualche secondo ottengo il familiare effetto di alte luci grigio caldo e le ombre blu violacee, ma anche in questo caso perdo in dmax.

La tecnica di viraggio proposta quindi non funziona nel mio caso. Non so se sia dovuto alla qualità dell’ammoniaca e dell’acido tannico, all’acqua che uso, oppure -più probabilmente- alla formula e composizione del cianotipo (il citrato ferrico ammoniacale è un composto mal definito, e varia sensibilmente da confezione a confezione).

Un’informazione collaterale interessante e molto utile -viva la serendipità!- è che l’uso del bagno di acido acetico anche molto diluito, per esempio 0.1%, fra l’alcale e l’acido tannico preserva sensibilmente quest’ultimo bagno dalla contaminazione. Immergendo anche un’unica fotografia direttamente da un bagno alcalino nell’acido tannico, quest’ultimo diventa subito bruno e sporca facilmente la carta. Nel giro di due tre immagini la soluzione tannante diventa praticamente inutilizzabile. Anche interponendo un bagno d’acqua intermedio la soluzione di acido tannico si inquina facilmente, inoltre il bagno di lavaggio diventa rapidamente un viraggio lui stesso, quindi va cambiato regolarmente. Il bagno di acido acetico invece si sporca meno facilmente e soprattutto ha permesso l’uso dell’acido tannico durante tutta la sessione senza nessuna alterazione visibile.

Rinforzo del cianotipo all’acido cloridrico

L’acido cloridrico è spesso citato come rinforzo del cianotipo. Si dice che aumenta la dmax dei blu, rendendo le ombre più dense e scure, quasi nere, rendendo allo stesso tempo i toni medi più neutri, di un grigio metallico. Ho trovato indicazioni sia sul suo uso come primo bagno di sviluppo (io uso acido acetico molto diluito o acqua) o come rinforzo-viraggio.

Ho provato quest’ultima procedura, quindi a immergere un cianotipo lavato e asciugato in una soluzione di acido cloridrico 2% per circa 20 minuti, ma il colore non è cambiato minimamente e la dmax non è per niente aumentata.

Non voglio provare concentrazioni superiori perché l’acido cloridrico, oltre ad essere relativamente pericoloso, attacca facilmente le fibre della carta rendendole fragili. Resta da verificare se il suo uso come bagno di sviluppo permette di ottenere gli effetti descritti. Anche in questo caso però sono poco incline ad usare acidi concentrati, visto che certe fonti citano la possibilità di sviluppo di gas di cianuro se si immerge un cianotipo non perfettamente lavato in un acido.

Rivelatore per carta come alcale nel viraggio cianotipo

Alcune fonti infine citano il viraggio ammoniaca e acido tannico come “rosso marrone”, mentre danno una formula di viraggio “grigio nero” che utilizza un rivelatore per carta come bagno alcalino al posto dell’ammoniaca o del carbonato di sodio. Ho provato anche questa combinazione, usando una rivelatore nuovo diluito 1+9.

Mi aspettavo una tinta leggermente diversa da quella dell’ammoniaca ma senza sperare in miracoli per quanto riguarda la dmax. Infatti ho ottenuto delle splendide tonalità violacee, soprattutto nella combinazione acido tannico, qualche secondo nel rivelatore e poi di nuovo acido tannico, ma assolutamente impossibile ottenere dei cianotipi neri e non perdere pesantemente in dmax durante il viraggio.

Il cianotipo nero è ancora lontano

Tutte le tecniche di viraggio per cianotipo descritte permettono di ottenere splendidi risultati, immagini particolari e uniche, tonalità delicatissime, ottimi fondi per stampe alla gomma, etc. Nessuna di quelle fin’ora provate però, almeno nel mio caso, è in grado di produrre una viraggio nero, un’intensificazione o almeno limitare la perdita importante di dmax che si verifica ogni volta che viro un cianotipo. Un bagno di acido cloridrico in particolare non sembra influire minimamente su un cianotipo lavato e asciugato.

Come informazione collaterale, una piccola accortezza utile consiste nell’utilizzare dei bagni di acido acetico fra l’alcale e l’acido tannico in modo da preservare quest’ultima soluzione e aumentarne sensibilmente la durata di vita.


2 commenti »

  1. otto

    ha detto, il 23 Ottobre 2011 @ 11:43 pm :

    carissimo busdraghi,complimenti per il sito,e per i suoi lavori,molto interessanti.
    vorrei chiederle sè secondo lei,la sua sperimentazione,che mi sembra abbia dato buoni risultati,puo dare gli stessi effetti con cianotipo su stoffa ? mi faccia sapere

    distinti saluti

  2. Fabiano Busdraghi

    ha detto, il 15 Novembre 2011 @ 12:30 pm :

    Buongiorno Ottavio,
    innanzitutto mi scuso per il ritardo nel rispondere ma sono stato veramente occupatissimo. E naturalmente grazie per i complimenti, fanno sempre piacere.
    Non ho mai fatto viraggi di cianotipi su stoffa, ma visto il tipo di trasformazione chimica direi che dovrebbe comunque scurire e desaturare anche i cianotipi su stoffa.
    Resta solo da provare… buone stampe!

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