Richard Avedon Pirelli
Nadja Auermann per il Calendario Pirelli
© Richard Avedon

Richard Avedon è uno di quei giganti sacri della fotografia, uno degli autori che è entrato nell’olimpo della fotografia e sulla cui opera sono stati scritti fiumi di articoli. Eviterò quindi di ripetermi e non parlerò delle sue fotografie più conosciute, ma di un lavoro fatto per un calendario Pirelli degli anni novanta. Il calendario Pirelli è anche lui un icona dei nostri tempi, punto di riferimento per la fotografia di nudo di altissimo livello. Ed è una buona occasione per staccarsi ulteriormente dalla fotografia puramente artistica, intesa come fotografia venduta in gallerie, visto che lavori come questi hnno sicuramente pari valore.

Quello che mi piace di questo genere di fotografia è che da un certo lato la si può considerare fotografia commerciale, dall’altro un prodotto artistico, e si trova giusto nel mezzo fra i due mondi.

Di un prodotto commerciale condivide gli ingredienti e gli stilemi: grandi fotografi di moda, le più belle donne del mondo, messaggi facilmente comprensibili e diretti, progettazione curatissima al fine di piacere e soddisfare al massimo chi guarda. Allo stesso tempo però per fotografia commerciale si intende, almeno nell’immaginario collettivo e spesso con un filo di velato disprezzo, un genere di fotografia in cui un autore non si può esprimere liberamente, lavora sotto gli interventi pesanti di un direttore artistico, il cui unico scopo è permettere il massimo degli incassi. Le foto del calendario Pirelli sono certo un prodotto di un universo commerciale, ma si innalzano ben al di là del mero calendario oggetto di vendita.

Anche per quanto riguarda il mondo della fotografia artistica le foto dei grandi autori della moda rientrano si e no nella categoria. Da una parte siamo lontani mille anni luce dal mondo delle gallerie di arte contemporanea, dove la mondanità e l’esteticizzazione sono bandite, dove da decenni comanda una fredda e glaciale razionalità, i percorsi cerebrali torturati, una ricerca personale spinta al parossismo. Da un’altra è indubbio che per la maggior parte delle persone sulla terra c’è molta più arte nelle foto di Richard Avedon che in un mucchio di lattine accartocciate e incollate insieme. Del resto certe gallerie, più aperte su questo tipo di espressione artistica, espongono i grandi nomi della fotografia non strettamente artistica degli anni passati, elevandoli di fatto a qualcosa di più.

Nadja Auermann
Nadja Auermann per il Calendario Pirelli, dettaglio.
© Richard Avedon

Insomma, se da una parte la situazione è confusa, quello che è chiaro è che queste fotografie sono di solito splendide e meritano il loro spazio in questa rubrica “attorno ad una foto”.

L’immagine di questa settimana è tratta da uno dei famosi calendari Pirelli. Avedon si è occupato del calendario del 1995 e di quello del 1997. Il primo è forse uno dei miei preferiti in assoluto. Sono rimasto sempre colpito dalla semplicità di questo calendario, dalla sua freschezza. Mi sembra di vedere un bambino che vuole giocare alle fate, e mette un tocco d’inverno, d’estate e d’autunno su ognuna delle sue modelle. Anche se so benissimo che le immagini sono studiatissime, è proprio questa semplicità e freschezza disarmante che mi ha colpito la prima volta che lo vidi.

La foto di Nadja Auermann è semplicemente la mia preferita delle 12 che costituiscono il calendario. Non so dire se è la straordinaria bellezza della modella, la finezza e delicatezza del volto, il velatissimo erotismo di questo bozzolo, tela di ragno tessuta d’argento, che avvolgono il corpo perfetto di futura farfalla, oppure la perfezione della luce che carezza le forme, la posa, l’inquadratura semplice e efficace, che la rendono indimenticabile. Sta di fatto che questa fotografia di Avedon, come tutte le altre del calendario Pirelli del 1995, mi è tornata alla mente almeno altrettante volte delle sue fotografie più note.


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