RTFM ovvero per favore leggete le linee guida
L’informazione oggi è vastissima e a portata di mano, purtroppo però sembra che la maggior parte delle persone si fermino ancora prima di leggerla.
Alcuni anni fa sono stato uno dei creatori e del sito GuIT, Gruppo Utilizzatori Italiani di LaTeX, uno splendido software di composizione tipografica. All’epoca partecipavo moltissimo alle discussioni del forum. A lungo termine però il rapporto segnale/rumore, come nella maggior parte dei forum, non era altissimo. Uno dei grossi problemi era che moltissimi utilizzatori preferivano arrivare e postare subito la loro domanda, senza verificare che la risposta fosse già presente nella documentazione del sito o sul forum stesso. Non parlo di lunghe e tediose ricerche in documenti interminabili, in generale sarebbe stato abbastanza immettere due parole nel campo di ricerca, premere un bottone e trovare la soluzione. Al di là dello sforzo dei moderatori di mantenere alta la qualità del forum, l’utilizzatore stesso avrebbe tratto vantaggio ad agire in questo modo, visto che in generale ci vuole molto più tempo e fatica per scrivere un post con una richiesta di aiuto che leggere la risposta già bella e pronta. Veniva quindi voglia di rispondere a tutti i messaggi con RTFM, che come spiega wikipedia è l’acronimo di Read The Fucking Manual. Da tenere comunque presente che, dietro il modo non gentilissimo per dirlo, si nasconde il desiderio di mantenere alta la qualità di uno spazio di discussione e soprattutto quello di insegnare alla gente a fare piccole ricerche autonomamente, visto che cosa che andrebbe prima di tutto a loro vantaggio.
Nella vita di tutti i giorni mi viene spesso voglia di dire RTFM. Visto il mio percorso passo -spesso a torto- per guru assoluto di fisica, oceanografia, equitazione, Antartide, fotografia, informatica, linux, ubuntu, cinese, cucina… e chi più ne ha ne metta. Tantissimi amici mi chiedono di continuo di aiutarli a fare questo o quello, eliminare un virus dal pc, ritoccare una foto. Se in certi casi obiettivamente sono necessari anni di esperienza, nella maggior parte dei casi la soluzione è a portata di mano. Anzi, dirò di più, nella maggior parte dei casi non conosco la risposta ma so che la si può trovare in meno di 5 secondi su Google, cosa che mi predispone all’incazzatura.
Gli esempi non mancano. Tempo fa ho apposta pubblicato un articolo che spiega come utilizzare il grano per migliorare gli ingrandimenti digitali. Mi ci son voluti mesi per capire come fare e qualche ora per scrivere l’articolo, ma non me lo tengo per me, segreto di stato, lo scrivo su internet e lo offro gratuitamente a tutti. Molte persone mi hanno scritto una mail dicendo:
Ho visto che hai scritto un articolo sul grano, poi mi spieghi come fai che mi interessa tantissimo!.
Ma scusate, non potete semplicemente andarvelo a leggere? Se vi interessa tantissimo perché aspettare? Ho fatto lo sforzo per essere il più chiaro possibile, se non capite qualcosa naturalmente ne riparliamo, ma perché a priori non volete nemmeno fare lo sforzo di leggerlo? Al di là del fatto che non farei altro che ripetermi, so per esperienza personale che se una persona non fa lo sforzo (minimo) di provarci, non riuscirà mai ad imparare niente di niente. Insegnare vuol dire guidare, non fare qualcosa al posto di chi deve imparare. Quando insegnavo tecniche di camera oscura gli studenti non imparavano assolutamente niente se non si scontravano essi stessi con una difficoltà e -con il mio aiuto, ma niente di più- dovevano trovare una soluzione.
Al limite posso ancora concepire le difficoltà di chi si confronta con una tecnica che non conosce. Ma la pigrizia della gente non si ferma qui. C’è chi mi telefona apposta per chiedermi, tanto per dirne una, in che data è nato il primo imperatore cinese. E che ne so io? Mica mi chiamo wikipedia! “Cerca con Google no?”1 Il riflesso mi sembra talmente più naturale… senza contare che il metodo è infinitamente più efficace. Basta scrivere in Google “primo imperatore cinese”, cliccare sul primo risultato della lista e leggere che Qín Shǐ Huáng è nato nel 260 a.C. Telefonare a qualcuno richiede più tempo, costa soldi di bolletta, richiede il contributo gratuito di una persona che niente a che vedere con la ricerca e infine non garantisce certo un risultato sicuro, se non altro perché non faccio mai lo sforzo di ricordare le date precise, visto che sono sempre a portata di mano, insomma basta “leggere il fottuto manuale”.
Infine c’è ancora un ultimo esempio di pigrizia umana, che poi alla fine è il vero motivo per cui ho scritto questo articolo, ovvero i contributi esterni pubblicati su Camera Obscura.
Per evitare di spedire mail piene di istruzioni ho scritto tutte le possibili informazioni di cui possono avere bisogno gli autori nella pagina delle linee guida (tradotta in inglese), dove si trovano anche le due o tre regolette (pochissime per dir la verità) che vanno rispettate per pubblicare un articolo su Camera Obscura. In genere quando trovo un autore che mi piace gli mando una mail in cui descrivo in una decina di righe la la linea editoriale di Camera Obscura, mi complimento con lui, lo invito a visitare il sito e se gli piacciono gli articoli pubblicati (di cui gli suggerisco una selezione dei migliori) lo invito anche a scrivere un testo a proposito del suo lavoro. La mail infine, subito prima dei saluti, finisce con questa frase:
Per quanto riguarda i dettagli per favore leggi con attenzione la pagina delle linee guida, dove si trovano tutte le informazioni necessarie per sottomettere un articolo:
/it/proporre-articolo/
Per favore leggi le linee guida con attenzione prima di decidere se contribuire o meno e prima di iniziare a scrivere il tuo articolo.
Spessissimo ottengo questa risposta (di solito inviata con il cellulare):
Fantastico! Mi interessa moltissimo! Cosa devo fare?
Rimango interdetto visto che queste persone non solo non hanno letto le linee guida, ma nemmeno la mail che ho spedito. Nonostante questo, educatamente ripeto in due righe quello che ho detto nella prima mail, ovvero che i fotografi possono pubblicare un articolo di loro pugno e che tutte le informazioni che necessitano si trovano nella pagina delle linee guida, di cui do il link per una seconda volta. Risposta, sempre mandata con il cellulare:
Puoi prendere le immagini che vuoi dal mio sito, grazie mille per l’interesse e per l’articolo!
Per la terza volta spiego che non sono io a scrivere questo tipo di articoli e per la terza volta invito il fotografo in questione a leggere la pagina delle linee guida, naturalmente riportando per la terza volta il link per intero. A meno che il fotografo a questo punto non abbia voglia di scrivere, la conversazione continua sullo stesso tono. Il personaggio in questione mi pone immancabilmente domande la cui risposta si trova nella pagina delle linee guida. Ma perché non la legge? Inizialmente rispondo che “come si può leggere nella pagina delle linee guida (link in chiaro per la quarta volta) etc etc” dove al posto di etc etc copio la risposta che si trova appunto nell’apposita pagina. A partire dalla volta successiva infine scrivo laconicamente:
La risposta a questa domanda e a tutti gli altri dubbi riguardo all’articolo si trova nella pagina delle linee guida (sesta volta che incollo il link).
Di solito questo basta per interrompere le mail per qualche giorno, quando infine il fotografo mi manda un articoletto che si scopre essere lo statement pubblicato sul suo sito. Pazientemente rispondo che, come scritto nelle linee guida (settimo link) non posso pubblicare contenuti duplicati, anche perché Google penalizza i siti che lo fanno. Pubblicare un articolo già presente sul sito di un autore non solo farebbe scendere il traffico sulle pagine di Camera Obscura, ma andrebbe anche contro gli interessi del fotografo stesso.
Un paio di settimane dopo ricevo un articolo di una decina di righe. Per l’ottava volta gli dico di leggersi la pagina delle linee guida, dove spiego che la particolarità di Camera Obscura è pubblicare articoli approfonditi, lunghi almeno 1000 parole. Lo so che la qualità di un articolo non si misura dalla sua lunghezza ma il limite di 1000 parole (simbolico visto che alla fine sono solo un paio di paginette) serve unicamente a filtrare le persone che non il ben minimo interesse per scrivere.
Una volta finalmente ricevuto il testo che soddisfa i criteri per Camera Obscura capita di ricevere file di 400px (nono link per richiedere i file delle dimensioni minime citate nelle linee guida).
Naturalmente soprassiedo su tanti piccoli dettagli, non rompendo mai le scatole a tutti quei fotografi che non rinominano i file come richiesto nelle linee guida, che mi mandano un pdf invece del doc, odt o txt, che inseriscono le immagini nel testo e via dicendo. Eppure sarebbe da dirgli di continuo: RTFM!
Naturalmente questo articolo è una farsa un pò grottesca, ma ogni tanto mi capitano veramente casi disperati come questo. Senza cercare gli estremi, devo comunque ammettere che almeno il 60% delle persone cui chiedo di contribuire a Camera Obscura non leggono le linee guida, e questo nonostante glielo chieda esplicitamente almeno due o tre volte. Ma uno cosa de deve fare di più? Che stratagemma dovrebbe usare per invogliare le persone a leggersi questa benedetta paginetta di istruzioni? Istruzioni scritte per loro, che hanno come scopo principale quello di non far perder tempo a chi scrive un articolo (e solo per consequenza di non farlo perdere anche al sottoscritto). Più che chiederlo 10 volte, come posso fare?
La tentazione c’è, ma per il momento non ho mai risposto con RTFM! Non per considerazioni morali, se non lo faccio è perché so che comunque la gente è talmente pigra che la pagina delle linee guida non la leggerebbe lo stesso.
- Da cui la variante di UTFG, ovvero “Use The Fucking Google”. [↩]
maurese
ha detto, il 15 Dicembre 2010 @ 9:45 pm :
Ma quant’è vero.
Io mi scontro continuamente con questo atteggiamento di accidia, ignavia, noia, ignoranza, e volontà di ignorare. Ma perchè chiedere se c’è google? Capisco magari chiedere un indirizzamento in un mondo vasto e nuovo, lo faccio anch’io se sono spaesato, ma per il resto c’è google! O la wiki! O quel FM!
Oggi, un esempio: dopo un quarto d’ora che la mia collega trafficava con l’alimentatore del suo macbook e tutte le prese dell’ufficio le ho chiesto cosa aveva. La lucetta dell’attacco era giallo, non verde come al solito. Oddio, giallo! Allarme! Qualcosa non funziona! Aiuto!
Ma in realtà il giallo indica che la batteria si sta caricando. Con tre parole le ho spiegato cosa fosse, poi ho taciuto, ma i miei occhi dicevano chiaramente RTFM. Non so se l’ha capito.
Sai cos’è? La cultura e la tecnologia, purtroppo, hanno quasi azzerato la selezione naturale, e gli idioti proliferano sulle spalle degli altri.
Ci vorrebbero piu concorrenti ai Darwin Awards.
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 16 Dicembre 2010 @ 11:20 am :
Guarda, proprio ieri un fotografo mi ha rifatto il balletto descritto nell’articolo… ma non sono sicurissimo che sia la colpa della tecnologia, secondo me la pigrizia è una qualità intrinseca dell’umanità… e poi il problema non sono solo gli “idioti” anche gente intelligentissima tende a non leggere il FM.
Soluzioni? A livello generale non credo ce ne siano, se non nel nostro piccolo “educare” un minimo il nostro entourage, se non altro per non passare la vita a cercare su Google informazioni per gli altri.
Emiliano Vavassori
ha detto, il 7 Febbraio 2011 @ 1:39 am :
Perdo di vista Fabiano per qualche anno e te lo ritrovo (quasi per caso) a approfondire un argomento che abbiamo percepito più volte insieme. Vedo che nonostante tutti i tempi non cambiano (e nemmeno la natura umana, effettivamente).
In bocca al lupo Fabiano, spacca tutto
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 7 Febbraio 2011 @ 10:17 am :
Ciao Emiliano,
che bello risentirti! Come va? tutto bene?
Purtroppo LaTeX l’ho abbandonato da tempo, complici i mille impegni quotidiani. Soprattutto cerco di non disperdermi… ma come dici, anche se ho cambiato aria, l’atteggiamento generale rimane sempre quello. Che la pigrizia sia una qualità umana intrinseca?
Un abbraccio e a presto