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11 Comments »

  1. MauroBs

    said, 26 September 2007 @ 11:54 AM :

    Beh che dire?? Viva la serendipità.. una teoria che appoggio appieno sopratutto in campo fotografico…
    Vai Fabusdr.. esaustivo e sperimentale come sempre..
    molto utili tutti i tuoi consigli.

    P.s. non è che hai un feed Rss così mi arrivano tutti i nuovi articoli in mail??

    Bye

  2. Fabiano Busdraghi

    said, 26 September 2007 @ 12:07 PM :

    Ciao Mauro,
    grazie per la visita e l’apprezzamento. Il feed è nella colonna di destra sotto la voce “Meta”.

  3. Loris Medici

    said, 10 October 2008 @ 4:13 PM :

    Hint: Change the tannic acid to gallic acid. You’ll get an image formed by “iron gall ink”. (See: http://en.wikipedia.org/wiki/Iron_gall_ink for more info about the ink…) Unfortunately it eates the paper in the long term.

    BTW, I don’t believe you can get the delicacy of Pt/Pd by toning Cyanotypes to black (even if you manage to do it successfully); simply because the tonal progression is not that soft -> especially in the highlights. You can’t beat a Pt/Pd print’s highlights with any other process… Full stop.

    As a last note: As you’re so into Cyanotype, I think you should definitely buy Mike Ware’s book “Cyanotype”.

  4. Fabiano Busdraghi

    said, 12 October 2008 @ 7:26 AM :

    Hi Loris,
    thank you very much for reading and commenting. In the past I read a lot of your posts on the Alt-photo-process mailing list and I know you are a great expert. I hope you will came back to Camera Obscura, I’m translating all the posts in English, but it takes a lot of time!

    Thank you for the hint on the acid too. It is a shame that gallic acid is much more difficult to find than tannic acid.

    It is sure that you can not make Pt/Pd prints with cyanotype, each technique has its own characteristics and beauty. But I’m not especially interested in the precise characteristics of the print, I print in Pd because it is black and relatively easy, in other cases I prefer carbon prints. If i can turn a cyanotype in a more neutral print with reasonable hight dmax it would be an interesting and cheap alternative to Pt/Pd. Not the same, but a technique that can satisfy my needs.

    I don’t own the nice Mike Ware book, but I read it some years ago.

  5. Loris Medici

    said, 13 October 2008 @ 12:41 PM :

    Ciao Fabiano,

    It is by chance that I ended up here; I was looking for information about Massimo Attardi (and his method of printing on wood), it happens that you’ve made an interview with him…

    Nice site and good effort; keep going -> will see the Italian section too… (My Italian is “cosi cosi” compared to my English – I’m not speaking it since my childhood…)

    Regards,
    Loris.

  6. Loris Medici

    said, 13 October 2008 @ 1:12 PM :

    BTW, which Cyanotype formula do you use? IME, Ware’s cyanotype split toned with sodium carbonate + tannic acid gives nice dmax and close to neutral shadows…

  7. Fabiano Busdraghi

    said, 28 October 2008 @ 11:23 AM :

    Hi Loris,
    I use the classical Cyanotype. Ware’s cyanotype is a little bit more complex and toxic, and one thing i love about classical cyanotype is its semplicity and lack of toxicity.

    But maybe to obtain black cyanotype it is the only possible way.

    Thank you again for reading and your suggestions.
    Fabiano

  8. Giorgio Romagna

    said, 13 September 2009 @ 2:18 PM :

    ciao carissimo.

    ho letto con grande interesse i tuoi lavori sperimentali e nei limiti del possibile cerco di seguire la stessa strada.
    ho ripreso da alcuni giorni a stampare cianotipi con grande soddisfazione.
    su un vecchio testo veniva segnalato l’acido gallico (che non ho mai trovato da nessuna parte) per ottenere delle stampe virate in un bruno molto scuro, quasi nero.
    mi chiedevo se i tannini del vino possono pigmentare un cianotipo… farò qualche prova.
    continuo a seguirti ;)

  9. Fabiano Busdraghi

    said, 13 September 2009 @ 6:41 PM :

    Ciao Giorgio e grazie mille del commento. I tanini del vino funzionano di sicuro, levando saturazione al blu e quindi portando il ciano delle ombre più verso il nero. Il “problema” è che il vino macchierà la carta, quindi avrai il viraggio delle ombre e la tintura delle luci. Le virgolette le ho messe apposta perché l’effetto pu`o essere molto bello, trasformando un problema in un vantaggio.

    L’acido gallico cercando bene si trova, ma costa tantissimo.

  10. Giorgio Romagna

    said, 14 September 2009 @ 12:43 PM :

    ieri ho fatto delle prove di pigmentazione con del vino rosso su alcuni pezzetti di carta cianotipata.
    ho notato che l’alcol modifica la permeabilità della carta e l’acqua sembra scivolarci sopra.
    pensavo di liberarmi dell’alcol con la bollitura e nel contempo concentrare il vino per avere una % maggiore di pigmento.

    la pegmentazione tuttavia era debole e come hai detto la carta si colora.

    ieri pensavo tra me e me.
    la carta si colora passivamente mentre l’immagine si colora chimicamente.
    se la carta non fosse permeabile, i bianchi resterebbero puliti.
    in merito pensavo di provare a usare una carta politenata emulsionata, tipo la carta da bianconero.
    mi chiedevo se la carta glossy per inkjet, può avere una struttura simile.
    in questo caso la gelatina potrebbe essere lavata dai tannini non fissati.
    (è da verificare se la gelatina non fissi i tannini come o meglio della carta)

    :)

  11. Fabiano Busdraghi

    said, 23 September 2009 @ 1:53 PM :

    Ciao Giorgio, i tuoi esperimenti sono veramente interessanti. Qualche commento:

    Per eliminare l’alcool dovrebbe essere sufficiente lasciare il vino nella bacinella di viraggio per qualche tempo, la superficie di scambio aria/vino è molto ampia e l’alcool dovrebbe andarsene rapidamente. Scaldarlo in una pentola come suggerisci potrebbe essere un’altra buona soluzione.

    Per quanto riguarda la “protezione” della carta dai tannini la mia esperienza con il the è che la gelatina si colora più delle fibre della carta stessa, vedi per esempio l’ultima foto dell’articolo L’ammoniaca nei viraggi cianotipo che risponde esattamente alla tua domanda. La carta bianco e nero tradizionale contiene pure lei abbondante gelatina. Per la inkjet non so di preciso come preparino il fondo, ma ti posso dire che con il the la carta matte della Epson era in assoluto la carta che si colorava di più. Infine tieni presente che la carta non è costituita solo da fibre di cellulosa, ma è sempre presente un collaggio: gelatina, colla di pesce, colla chimica, e via dicendo.

    Ultima nota: la tintura della carta non è necessariamente qualcosa da evitare, al contrario. Del resto mi piacerebbe vedere qualcuno dei tuoi viraggi/tinture al vino…

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