Il rumore nelle fotografie digitali zone plate
L’immagine risultante, una volta aperta con Photoshop, ha un rumore che è molto difficile filtrare e che trovo particolarmente spiacevole. Dopo aver eliminato tutti i puntini corrispondenti ai granelli di polvere presenti sul captore (nel caso dello zone plate e delle foto stenopeiche, vista la profondità di campo infinita, le impurtità sul captore non perdonano e sono tutte assolutamente visibili) ho dato un leggero passaggio di sharpen per rendere il rumore più secco. Ho quindi duplicato il layer e aggiunto un rumore gaussiano monocromatico molto forte, più di quello che avevo realmente bisogno, in modo da avere una buona base di partenza.
In questo modo il rumore copre uniformemente l’immagine rendendola piatta e poco luminosa. Si vede subito poi che si tratta di uno strato di rumore uniforme sovrapposto alla fotografia, che non assomiglia minimamente al piacevole grano che invece costituisce l’immagine ai sali d’argento quando si usano pellicole molto sensibili.
Una tecnica semplice e veloce che permette di ottenere un effetto molto piacevole consiste nell’aggiungere una maschera al layer cui è stato applicato il rumore uniforme, in modo da evitare l’aggiunta di questo nelle alte luci. In questo modo la fotografia conservera contrasto e luminosità, e la distribuzione irregolare del rumore gaussiano assomiglierà a quella del grano analogico. Per ottenere questo effetto basta creare una maschera che sia il negativo dell’immagine, quindi nella paletta canali, basta premere ctrl e cliccare sull’icona dei canali, invertire la selezione, tornare nella paletta layer, rendere attivo il layer cui è stato aggiunto il rumore gaussiano e aggiungergli una maschera di livello.
In genere questa maschera è troppo contrastata e conviene intervenire su questa, per esempio con lo strumento “livelli”, in modo da ottenere il risultato voluto. In generale è opportuno rendere il punto del nero un grigio scuro (si fa facilmente con lo slide “output” dei livelli) al fine di applicare un minimo di rumore anche nelle alte luci dell’immagine. In seguito può essere utile intensificare o ridurre il rumore localmente, schiarendo o scurendo la maschera di livello. In questo caso per esempio ho avitato di applicare un rumore troppo intenso scurendo la maschera in corrispondenza del corpo dell’uomo. Per finire si regola l’effetto finale con l’opacità del layer.
Con un po’ di esperienza si riesce a valutare a schermo l’entità di ogni intervento, ma, almeno all’inizio, è sicuramente opportuno cercare conferma con alcune prove di stampa. Il risultato finale a stampa è molto piacevole e credibile. Si ha la morbidezza, gli aloni di luce tipici delle fotografie zoneplate, la materia è costituita da un piacevole grano secco e ben disegnato, che ricorda molto quello delle vecchie pellicole ad alta sensibilità.
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Ste
said, February 20, 2008 @ 9:21 AM :
Sei troppo avanti…Un salutone
Ste
Fabiano Busdraghi
said, February 20, 2008 @ 7:44 PM :
Grazie mille Ste, i complimenti fanno sempre piacere.
Ciao ciao
f
Artesiano
said, March 4, 2008 @ 6:22 PM :
Il “rumore” che si nota sulle foto Zone Plate è l’effetto della diffrazione sugli anelli
concentrici, che dovrebbe essere differente dal rumore digitale.
Puo’ essere che intendiamo la stessa cosa…, è cosi’??
Mi sono occupato di foro stenopeico e zone plate, ma non in digitale.
Complimenti per le foto, e la funzionalità del sito.
Artesiano
Fabiano Busdraghi
said, March 4, 2008 @ 7:30 PM :
Ciao Artesiano
e grazie dei commenti.
Diaciamo che in questo articolo utilizzo il concetto di rumore in senso lato e un po’ vago. Ci infilo dentro il rumore digitale, la diffrazione dello zone plate, le bande diagonali probabilmente dovute ad una “reazione” dell’algoritmo di demosaicing allo zone plate, etc.
Insomma, in queste righe “rumore” include tutto ciò che è, a mio gusto, un disturbo dell’immagine.
Ai fini pratici comunque poco importa, visto che nell’articolo è spiegato come coprire tutto con del grano simulato.
Ciao e grazie ancora
f