Fotografia e verità 2: uno, nessuno e centomila
Prima di entrare nel merito della questione iniziata col primo articolo di questa serie dedicata al rapporto fra fotografia e verità, mettiamone in luce una caratteristica certo evidente, ma che è necessario e utile sottolineare prima di continuare: la natura estremamente eterogenea e variegata della fotografia.
Fotografia infatti è una parola ormai assolutamente abusata, alla stregua di arte. Ormai è una parola ricorrente sulla bocca di tutti, passa fra le labbra del filosofo come del fotografo, del giornalista come del fotoamatore. È pronunciata da chi scatta col cellulare, dell’astrofisico, dal gallerista che la vende a centinai di migliaia di euro, da chi visita flickr, nei tribunali , negli ospedali, nelle fabbriche e nelle scuole.
Passando di bocca in bocca assume mille significati e sfumature diverse, mille volti, mille identità. A volte la parola fotografia comprende una vasta categoria di concetti, di abitudini e di significati, altre volte invece è estremamente ben definita.
Migliaia e migliaia di fotografie vengono scattate ogni giorno, ognuna con scopi e destinazioni profondamente diverse, e come naturale conseguenza stile e apparenza.
La fotografia viene utilizzata per ottenere foto ricordo, per fissare un momento che si vuole sottrarre al flusso del tempo, avere un’immagine che si possa rivedere anni dopo, con un sorriso un po’ malinconico sulle labbra. Per inviare una cartolina da una spiaggia del sud della Spagna, per documentare giorno per giorno le facce di un figlio appena nato. La maggior parte delle persone quando si sposano pagano l’equivalente di uno o due dei loro stipendi mensili per poter pagare un fotografo che, alla fine del grande giorno, abbia riempito un album di fotografie sdolcinate e il più delle volte terribilmente stereotipate.
La fotografia poi viene usata tanto per catalogare che per illustrare. Sia per riempire le pagine di un libro di malattie veneree nella biblioteca di un medico, che per illustrare un catalogo con i chiodi prodotti da una piccola fabbrica nella zona industriale di un paese di campagna. Per schedare i detenuti di un carcere o gli iscritti ad un’università. Per mostrare i prezzi delle pietanze vendute in un fastfood o le ragazze compiacenti su un sito a luci rosse. O per illustrare qualcuna delle varie categorie di foto di cui si parla proprio in questo articolo di Camera Obscura.
La fotografia può essere utilizzata per scoprire, per fare ricerca. I satelliti per esempio fotografano ogni giorno la superficie degli oceani per ricavarne la distribuzione di clorofilla, la temperatura, il contenuto termico etc. Buona parte della ricerca applicata in astrofisica si basa sullo studio delle spettacolari immagini che arrivano a noi dagli angoli più lontani dell’universo.
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Rook
ha detto, il 25 Aprile 2008 @ 5:59 PM :
La fotografia allora è verita? si o no?
ciao
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 25 Aprile 2008 @ 9:03 PM :
Ciao Rook,
è ancora un po’ troppo presto per dirlo. Nelle prossime settimane usciranno un po’ di articoli su questo tema.
Vedremo se alla fine si potranno tirare le conclusioni.
ciao ciao
Fabiano
Hippolyte Bayard
ha detto, il 27 Aprile 2008 @ 1:17 AM :
ti sei voluto cacciare nel ginepraio, e complimenti per la pazienza di farlo! Le premesse sono già piuttosto interessanti. Poi noi abbiamo tanto a cuore Ando Gilardi, quindi puoi immaginare…
A presto
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 27 Aprile 2008 @ 11:56 AM :
Grazie mille per l’incoraggiamento, cercherò di non deludervi.
Questo “Fotografia e verità” è un libretto che iniziai a scrivere un paio d’anni fa, disgustato dalle continue reazioni di molti amanti della fotografia “bella! peccato che non è una foto” per cercare di convincerli a lasciarsi andare alla creatività e aprirsi a nuovi orizzonti.
Poi lo abbandonai, roso dalla noia, con l’idea di dedicarmi io stesso alla creatività fotografica e non alle discussioni filosofiche.
Adesso mi sembra che i tepi siano maturi, ho iniziato a riprendere in mano gli scritti di allora, rendendoli più freschi e scattanti, taglaindo e aggiungendo.
Vedremo dove andremo a parare…
ciao ciao
Fabiano
Mirko
ha detto, il 3 Maggio 2008 @ 11:14 PM :
Il tema è complesso ma vale la pena affrontarlo perché permette di affrontare la pratica fotografica con una consapevolezza diversa, maggiore, forse non necessariamente “migliore”, ma sicuramente più profonda.
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 3 Maggio 2008 @ 11:47 PM :
Grazie anche a te Mirko.
Sono appena tornato da un paio di settimane a Milano, quindi ho messo Camera Obscura un po’ in standby. Nei prossimi giorni vedo di pubblicare qualche nuovo articolo su questo argomento, sperando di non deludervi
a presto
f