Le città oscure di Mehrdad Naraghi
Mehrdad Naraghi è un giovane fotografo iraniano che ho scoperto l’anno scorso durante la Photo Quai. Sono stato immediatamente affascinato dalle sue fotografie della città la notte, buie, confuse, dove gli alberi paiono mani scheletriche rivolte al cielo e le finestre assomigliano ad occhi vuoti.
L’ho quindi contattato per proporgli un’intervista. Mi piace l’idea di dare spazio su Camera Obscura a fotografi che vengono, almeno nella mia immaginazione, da così lontano. Mi piace l’idea che la casualità di un incontro con le sue immagini sul ponte di Parigi produca alla fine questo articolo.
Fabiano Busdraghi: Come hai iniziato a fare fotografie? Qual è la tua storia da fotografo?
Mehrdad Naraghi: Frequentavo l’università di Ingegneria Metallurgica e mi sono accorto che le lezioni non mi interessavano per niente. Ho quindi iniziato a praticare delle attività artistiche alle quali ero veramente appassionato. In un primo momento ho iniziato Calligrafia Iraniana, poi sono passato a suonare il Ney (un tipico strumento iraniano) ed infine sono andato ad un istituto di fotografia per seguire dei brevi corsi.
Tra tutte queste esperienze, solo la fotografia mi ha seguito. Ho frequentato diversi corsi di fotografia negli scorsi anni, tra i quali giornalismo, fotografia industriale e d’architettura, ma alla fine ho scelto la fotografia come media per mostrare a chiunque la mia personale visione di vita.
Fabiano Busdraghi: Cos’è per te la fotografia?
Mehrdad Naraghi: Per me la fotografia è un modo che ho scovato per mostrare ciò che mi circonda per il modo in cui effettivamente lo vedo. Mi ha aiutato ad entrare in contatto con le mie diverse personalità nascoste.
Fabiano Busdraghi: Puoi raccontarci qualcosa sulle tecniche che usi ed il tuo equipaggiamento? Fotografia analogica o digitale? Camera scura o ritocco al computer?
Mehrdad Naraghi: Inizialmente sono partito con la fotografia analogica, ma ho subito capito che la fotografia digitale era ciò che stavo cercando. La possibilità di controllare luci, colori ed alcuni dettagli della foto mi aiuta molto a mostrare chiaramente la mia idea.
Oggi lavoro con la mia camera digitale e software come Photoshop e Lightroom.
Fabiano Busdraghi: Molte delle tue foto sono scattate di notte, sono scure e cupe. Puoi spiegarci questa scelta? Perché l’oscurità è importante per te?
Mehrdad Naraghi: Mi piace controllare ogni singolo dettaglio delle mie foto, ma è veramente difficile farlo quando non sei in studio bensì all’aria aperta. La fotografia notturna mi aiuta ad aggiungere o togliere dettagli. Luci definite come lampioni o fari d’automobili sono il mio equipaggiamento per fare foto. Per fare foto cupe (soprattutto le mie prime) funziona esattamente nello stesso modo.
Un’altra ragione che il pubblico ed io sentiamo è purtroppo la situazione della mia patria. In Iran non si ha la possibilità di prendere decisioni per il futuro. Tutto cambia giorno dopo giorno. Le elezioni cambiano le persone al potere e tutto cambia. Tutte le politiche, i piani ed i programmi fatti in precedenza sono sovvertiti dai nuovi vertici. Questo rende il futuro cupo per me, purtroppo scuro e cupo.
Fabiano Busdraghi: Pensi che essere iraniano, vivere in una nazione con una cultura differente da quella europea, possa influenzare il tuo lavoro? O pensi che la globalizzazione abbia eliminato le barriere tra gli stati, almeno per quanto riguarda l’arte? La visione fotografica può ormai essere considerata globale oppure restano delle importanti differenze regionali?
Mehrdad Naraghi: In realtà questo è uno dei principali argomenti con i quali combatto nella mia testa. I miei lavori non mostrano nemmeno un segno di provenienza dello scatto stesso o del fotografo, come puoi notare. Molte persone mi hanno detto che sono molto simili a scatti di fotografi europei o americani.
Alcuni europei potrebbero restare delusi dai miei lavori, perché quando sentono parlare di fotografie iraniane vorrebbero probabilmente vedere chiaramente qualcosa proveniente dall’Iran. Usanze, località, questioni controverse come la censura, Hejab e simili. Quelle sono le cose importanti per loro. Purtroppo in questi giorni l’Iran è sempre in primo piano: il nucleare, il presidente Ahmadinejad e tante altre vicende fanno sì che le persone vogliano informarsi sull’Iran. Motivo per cui molti curatori di mostre europei preferiscono mostrare lavori iraniani che contengono scene d’opposizione, dissidio o obiezione.
Molte persone vorrebbero vedere l’esatta situazione della cultura iraniana delle mie foto, ma io le ho scattate nel modo in cui vivo. Io indosso scarpe Adidas, pantaloni Gap, ascolto musica jazz, adoro i film di Woody Allen e altri film d’essai Europei. Leggo molti libri di fotografia o racconti di scrittori o fotografi, etc…
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Saleh
ha detto, il 25 Giugno 2008 @ 9:42 AM :
hi mertat!
i was so happy to visit your work again.
good louk