Il fascino dell’Asia in Mimi Ko
Devo ammettere che in generale, quando faccio qualcosa, mi ci appassiono completamente e senza riserve. Questo è molto bello, perché si ha l’impressione di vivere sempre su una vespa senza casco, con il vento nei capelli e la velocità che ti scorre sotto i piedi, ma ha anche i suoi risvolti negativi. Finisco sempre per infilarmi al 100% in una qualche attività, a dedicarmi anima e corpo, a indossare una vita che poi piegherò e metterò in un cassetto, per indossarne una nuova. Qual’è allora la mia vita vera? Le mie vere passioni, le cose che veramente mi piacciono? Questi innamoramenti passeggeri, per quanto intensi, non saranno forse un modo per nascondere una mancanza di fondo?
Probabilmente la verità, come al solito, sta nel mezzo. Da una parte tutto lo scibile umano, se ti ci interessi, è affascinante per davvero. Dall’altra sono fatto per saltare di palo in frasca, la mia vita sarà sempre così, e conviene prenderne atto piuttosto che battersi inutilmente contro questa tendenza. Sto comunque sempre attento che non diventi una mania, vivere a fondo, con l’accelleratore pigiato al massimo, ma se c’è una curva comunque non finire fuori strada. Insomma, cercare un equilibrio. A volte basato sugli eccessi, ma comunque un equilibrio.
Da un anno studio cinese e nell’ultimo mese ho fatto il salto di qualità. Ormai arrivo a parlare quasi correntemente, capire la maggior parte dei dialoghi fra due persone e il senso generale di un articolo di giornale. Ma la conoscenza della lingua non è venuta da sola. Ho modificato le mie amicizie, e ormai frequento soprattutto asiatici o persone che si interessano alla Cina. Quasi tutti i giorni cucino e mangio cinese, da solo o con qualche ragazza che mi insegna a cucinare e parlare allo stesso tempo. Non mi ricordo più quando è stata l’ultima volta che ho mangiato in un ristorante francese qui a Parigi. Degli ultimi venti film che ho visto 19 sono stati sicuramente girati nella Repubblica Popolare. Quasi tutte le ragazze per strada che mi fanno girare la testa hanno gli occhi a mandorla. Una passione totale.
Per quanto riguarda la fotografia succede un po’ la stessa cosa. Un po’ è alla moda un po’ lo cerco io. Ho visto moltissime mostre di fotografi cinesi, uno dei feed più letti sul mio reader è Asian Photography Blog, le immagini con persone, luoghi, allusioni cinesi mi stanno automaticamente simpatiche.
Per quanto riguarda la fotografia di Mimi Ko che accompagna questo articolo sicuramente all’inizio si tratta di questo. la molla che fa scattare l’apprezzamento, l’interesse. L’istintiva empatia e attrazione per la bella ragazza che occupa il centro del fotogramma. La curiosità, il tentativo di capire, di compenetrare una cultura che, nonostante un anno di sforzi, mi resta ancora quasi completamente oscura.
Poi naturalmente non basta, ci sono mille ragioni che mi spingono a scegliere questo scatto per un articolo. L’inquadratura centrale, la luce fredda e bluastra, il senso di leggerezza e distacco della cromia quasi completamente assente, il viso nascosto della modella, gli occhi invisibili, una particolarità che mi ha sempre affascinato nei ritratti e nella fotografia dei corpi.
Ma la serie intorno ad una foto è sempre stato il luogo dove raccontare qualcosa di più della fotografia. I suoi riflessi nella poesia, la musica, il cinema il quotidiano. Ed oggi volevo parlare delle mie passioni quasi monomaniacali, o più nello specifico il grande fascino che negli ultimi tempi la Cina, e l’Asia in generale, esercita su di me. Un fascino potente e totalizzante, che non lascia quasi più posto per niente. Fino a che sarà soppiantato da qualcos’altro, in un ciclo che si rinnova senza fine. A ben vedere non siamo poi così lontani dal 天命 che in Europa conosciamo come il mandato celeste, che ha regolato la successione dinastica di 3000 anni di storia cinese. Non siamo poi così lontani dall’interpretazione degli esagrammi del libro delle mutazioni e le infinite divinazioni e speculazioni dei millenni successivi. Dalle scuole di pensiero del regno di mezzo, che per secoli e secoli hanno pensato e descritto l’universo e le cose umane in termini di successioni e cicli.
Se in tutto ciò esiste un po’ di saggezza oltre alla superstizione e all’amministrazione del potere, allora sono sulla via giusta.
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Fabio Sirna
ha detto, il 1 Ottobre 2008 @ 10:36 AM :
Ciao Fabiano, leggo sempre con attenzione i tuoi articoli perché oltre ad essere interessanti, mi fanno scoprire nuovi modi di vedere. Ci eravamo conosciuti via mail/irc parecchi anni fa per LaTeX. Ti riscopro ora fotografo Mi fa piacere sapere che condividiamo la stessa passione. Un saluto.
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 1 Ottobre 2008 @ 5:34 PM :
Ciao Fabio,
sembra proprio che il mondo sia veramente piccolo! Il mondo LaTeX, da cui ormai sono assente da un po’, sembra lontano anni luce da quello della fotografia… ma a quanto pare non è così!
ciao ciao
Fabiano
Marko
ha detto, il 4 Ottobre 2008 @ 7:52 AM :
Idem, per me è il Giappone che mi affascina.
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 12 Ottobre 2008 @ 7:38 AM :
Ciao Marko,
anche a me il Giappone affascina tantissimo, però devo dire che mi attira di più la cultura antica.
Il Giappone Moderno mi spaventa un po’, con la sua corsa sfrenata, i turni di lavori interminabili, i suicidi per cause di lavoro, il famoso aneddoto dei 6 vestiti e cravatte e del pigiama per la domencia passata davanti alla televisione. È una sensazione, perché non ci sono mai stato di persona, ma i racconti di amici che ci hanno vissuto, qualche giapponese che ho frequentato, Tiziano Terzani che fra tutti i paesi in cui ha vissuto mi sia quello che ha meno amato… mi fanno comunque pensare.
A dire il vero con la Cina comunque non è che siamo messi molto meglio…