Sotto la pioggia in Cina, di Jean-Claude Louis
La fotografia di viaggio è probabilmente il mio genere preferito. Soprattutto quando non si limita a rappresentare il mondo in modo banale, ma diventa testimonianza intima. Quando si realizza quel delicato equilibrio fra documento, testimonianza, reportage, riflessione, emozione personale, arte.
L’Asia poi mi attira in modo particolare, la Cina in primo piano. Certo, l’Oriente oggi, quello delle fotografie contemporanee, è fatto di fabbriche sconfinate, palazzi moderni e alienanti, città inquinate, fiumi di moto e macchine negli ingorghi delle città. Eppure è bello a volte sognare, rappresentare ancora un mondo come poteva essere fino a pochi anni fa, lasciarsi andare alla malinconia.
Per questo mi è piaciuta fin dal primo sguardo la fotografia “Riverside, Guyiang, China” di Jean-Claude Louis. La pioggia e i fiumi, immancabilmente, evocano sensazioni poetiche. Gli ombrelli e i lampioni sono due elementi ricorrenti nel mio universo poetico, quasi ossessivi. In questa foto sono presenti tutti questi ingredienti che mi sono particolarmente cari, con un bel mosso che impasta la scena, rendendola onirica e sognante. Anche i colori mi piacciono in modo particolare, così spenti e pastello, quasi da emulsione fotografica degli anni sessanta, o addirittura da albumina dipinta ad acquerello di inizio secolo.
Nel portfolio Asia, sul sito di Jean-Claude Louis, molte altre foto hanno questa splendida patina, colori falsi, alberi bluastri, che danno una resa impressionista che mi piace in modo particolare.
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Massimo Cristaldi
ha detto, il 29 Maggio 2008 @ 12:16 PM :
Grazie per avermi fatto scopire le bellissime foto di Jean Claude Louis. La sua “Asia” è veramente una spanna sopra le altre sue, più ordinarie, fotografie.
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 29 Maggio 2008 @ 3:34 PM :
Si sono d’accordo. Le altre foto sono belle, ben eseguite, ma un po’ classiche, già un po’ viste, un po’ da amatore per intendersi.
Il porfolio Asia invece ha veramente una marcia in più. I soggetti sono trattati in modo meno classico e conforme alla tradizione, c’è un piacevole uso del mosso e dello sfuocato e soprattutto i colori mi paiono veramente fantastici.
Massimo Cristaldi
ha detto, il 29 Maggio 2008 @ 11:12 PM :
Sai cos’è? I colori hanno quel sapore “analogico” che è tanto diverso da quello a cui ci siamo abituati. Non perchè siano analogici o digitali: non mi interessa affatto. Solo che sanno di una pellicola un po’ scaduta….
Fabiano Busdraghi
ha detto, il 29 Maggio 2008 @ 11:30 PM :
Si esatto. Hanno il sapore delle polaroid andate a male. Magari è per questo che mi danno una sensazione nostalgica… mi chiedo quasi se la nostalgia non sia qausi più per un prodotto che sta sparendo come le polaroid…
Claudio
ha detto, il 12 Dicembre 2008 @ 2:48 PM :
Avendo letto anche i commenti, ho di proposito scelto di vedere prima le gallerie di Tibet, India e Berlino e solo alla fine Asia. Per lo stesso principio per cui mangio prima la frutta e poi la cioccolata. Così mi sono goduto tutto, al massimo. E devo dire che dopo le tre gallerie che comunque trovo molto ben fatte, specialmente in qualche ritratto, vedere la serie Asia mi ha fatto strabuzzare gli occhi. C’è un che di impressionismo, un gusto pittorico nel sapore “analogico”, che affascina. Mi accodo ai ringraziamenti di Massimo per avermi fatto partecipare alla bellezza di queste foto!
La Cina di Yann Layma
ha detto, il 3 Gennaio 2009 @ 4:00 PM :
[...] già detto (a proposito della foto di Jean Claude Louis) ho sempre avuto un debole per le fotografie scattate nei giorni di intemperie, e gli ombrelli sono [...]