Gian Paolo Tomasi
© Gian Paolo Tomasi

Ma non è di questo che volevo parlare. Cercando i video siamo finiti in una cartella con delle fotografie e la cosa sorprendente è che una conteneva una serie di immagini realizzate esattamente seguendo la stessa identica procedura di Julien Benhamou. Aggiungendo, se vogliamo essere maligni, che lo sconosciuto zio del mio amico le aveva realizzate una decina d’anni prima di questo promettente giovane fotografo.

Mi hanno sempre stupito le coincidenze. Mi capita spessissimo di pensare ad una cosa e vedere qualcos’altro che la ricorda, canticchiare, per dire, Imagine e sentire qualcuno nel metro dire “Ho appena comprato un libro sui Beatles”. Non sono superstizioso, ma davvero sembra che a volte il mondo si concentri e si annodi su degli aggregati di senso. Rimango favorevolmente colpito dal lavoro di un fotografo, mi giro già in testa le frasi che voglio scrivere e qualche minuto dopo trovo, frugando nel computer di un morto, la stessa identica idea.

Franco Fontana
© Franco Fontana

Ma cosa bisogna pensare di tutto ciò? L’impressione favorevole deve essere cancellata perché Julien Benhamou non è stato il primo ad averla? Oltre allo zio del mio amico, quante altre persone l’avranno già avuta e realizzata?

Mi viene subito in mente una frase di Picasso, anche se non so se è una citazione apocrifa o se l’ha detta veramente lui.

Se hai una buona idea l’hanno sicuramente già fatto in dieci, se invece hai un’idea geniale, stai sicuro che l’hanno già fatto in cento.

Alla fine conta davvero trovare qualcosa di completamente e sconvolgentemente nuovo? È ancora possibile?

Tempo fa, visto che sono un grande amante del mare, scattai molte foto dell’orizzonte, con l’idea di ridurre il mare al minimo, all’essenza, a segno astratto, a niente più di una sensazione che va a braccetto con il grigio del cielo, quella sottile malinconia del mare nei giorni di pioggia. Iniziai a creare piano piano una serie di paesaggi vuoti, paesaggi marini in prevalenza, provenienti da ogni parte del mondo.

Andreas Gursky
© Andreas Gursky

Quando iniziai credo che non sapessi nemmeno chi fosse Franco Fontana, mentre in seguito avevo presente unicamente il suo famoso lavoro sulle colline toscane e le sue geometrie urbane. Una volta poi, dopo aver scattato decine e decine di foto per la mia serie, sono capitato davanti a delle fotografie di Fontana. Fotografie del mare in tutto e per tutto simili alle mie. Ne rimasi molto deluso, perché era una serie su cui riposava qualche piccola ambizione. Già mi immaginavo delle stampe molto grandi, in una galleria spaziosa, dai muri tutti bianchi. Invece le stesse foto erano già state fatte trent’anni prima e per giunta da un fotografo italiano. Progetto da abbandonare, settimane di lavoro inutili. Oltre alla delusione però un pizzico di orgoglio, perché avevo reinventato, indipendentemente, un lavoro dei più grandi e noti fotografi italiani della storia. Se le sue foto avevano raggiunto quel livello lì, allora non era poi una pessima idea. Peccato averla avuta troppo tardi.




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