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8 Comments »

  1. Giovanni B.

    said, December 4, 2008 @ 11:21 AM :

    Un ottimo articolo, dettagliato al punto giusto. Interessante e utilissimo il “parallelo” tra la camera scura e la camera chiara.

  2. Fabiano Busdraghi

    said, December 4, 2008 @ 8:32 PM :

    Ciao Giovanni,
    è vero che quando ritocco al computer spesso mi ispiro alle tecniche di camera oscura. Mi preme sottolineare però che l’intento non è quello di stabilire una gerarchia, meglio il digitale, meglio l’analogico. E ancor meno quello di far si che il digitale somigli alla pellicola, imitandone le caratteristiche.

    La ragione per cui ricorro frequentemente a trasposizioni digitali di tecniche di camera obscura è che ne ho comunque maturato una discreta esperienza. Non posso dire di aver fatto decenni davanti all’ingranditore e con le mani nel fissatore, ma le lunghe giornate, il lavoro disciplinato, la ricerca di precisione e espressività hanno comunque dato i loro frutti. Adesso che lavoro principalmente in digitale sarebbe un peccato non sfruttare tutte le conoscenze acquisite, la sensibilità che ho sviluppato, le tecniche che ho imparato.

    Devo dire anche che la grana che aggiungo agli ingrandimenti digitali non è un esatto parallelo della grana delle pellicole negative di una volta. Ingrandendo la foto si ingrandiva anche il grano. Purtroppo la tecnica descritta negli ultimi articoli su questo argomento aggiunge sempre il grano dopo l’ingrandimento. Il risultato è che la dimensione dei granuli rimane costante per ogni fattore di ingrandimento, ed in genere è più piccola di quella che si sarebbe ottenuta con un equivalente analogico. Un po’ come se si ingrandisse una pellicola con un grano finissimo, per esempio esposta a 25iso. Per quello che è l’obbiettivo di questi articoli, ovvero restituire micromateria agli ingrandimenti molto spinti, va benissimo. Ma se si volesse ricreare lo splendido effetto delle pellicole esposte ad altissima sensibilità, dove l’immagine è più che altro una nuvola pittorialista di punti, purtroppo si fallisce miseramente. Almeno fino a quando non troverò la tecnica giusta…

  3. Altri metodi per simulare il grano di una pellicola

    said, December 6, 2008 @ 4:22 PM :

    [...] Grain, si pianta quando si cerca di farlo girare su files di grandi dimensioni. Nell’articolo L’ingrandimento digitale ho spiegato che si può aggirare questo inconveniente generando il grano a pezzetti da ricomporre [...]

  4. Michele

    said, January 15, 2009 @ 3:28 PM :

    Ciao Fabiano,
    mi hanno commissionato la realizzazione di dieci fotografie in bianco e nero di Firenze di dimensioni circa 100×150cm. Al laboratorio da cui mi servo mi faranno avere presto il preventivo della stampa lambda e di quella inkjet realizzata con l’Epson 11880 su carta cotone Hahnemuhle.
    Al momento ho una Konica Hexar RF con Summicron 50mm, ma approfitterei di questa occasione per passare al digitale. Il laboratorio mi dice che i 12mpixel della Canon 5d sono un po’ pochini per stampe di qualità in dimensioni 100×150. Come saprai è appena uscita la nuova versione della 5d a 21mpixel, ma costa oltre mille euro in più rispetto alla precedente. Data la tua esperienza in materia di ingrandimento digitale, sarebbero sufficienti i 12mpixel per questo lavoro (lavorando ad hoc il file come suggerisci nel tuo articolo sull’argomento)?
    Grazie!

  5. Fabiano Busdraghi

    said, January 16, 2009 @ 1:44 AM :

    Ciao Michele,
    per un 100×150 12mp sono effettivamente pochini. Però tutto dipende dal soggetto, da come lo fotografi e da quello che ti soddisfa. Come al solito non esiste la risposta migliore, la tecnica ottimale, ma solo la tecnica migliore per quello che vuoi ottenere. Questo è un punto a mio avviso fondamentale da capire per un fotografo.

    Ti faccio un esempio: se fai una foto del Duomo, netta, su cavalletto, con un’ottima luce, etc i 12mp sono assolutamente insufficienti. Se invece scatti quasi al buio, facendo una foto mossa, scura e sfuocata, puoi stampare anche 150×200, e il grano che suggerisco renderà veramente bella la stampa.

    Non sapendo che tipo di foto vuoi fare non ti posso dare una risposta precisa. In ogni caso sei l’unica persona che può farlo, la meglio sarebbe fare una prova, ma se ho capito bene non possiedi nemmeno la vecchia 5d, per ora scatti solo analogico.

    Alcune considerazioni, secondo me importanti:

    Se non conosci il digitale è un po’ rischioso lanciarcisi per un lavoro su cui hai delle aspettative, come tutte le cose bisogna imparare ad usare anche il digitale, bisogna reimparare a fotografare. Ad un fotografo analogico sono necessari mesi o a volte anni per ottenere dei risultati comparabili con quelli analogici. Non perché il digitale sia inferiore, ma semplicemente perché non si può sperare di utilizzare uno strumento sconosciuto e ottenere la stessa qualità cui si è abituati con uno che si usa, e si domina nell’uso, da anni.

    La nuova 5d ha molti pixel, ma per stampare grande è imperativo utilizzare un’ottica fissa di ottima qualità (in generale dal migliaio di euro in su), altrimenti è fatica sprecata. È ugualmente consigliato, se possibile, scattare con cavalletto presollevando lo specchio. Insomma, non basta comprare una fotocamera con tanti pixel per fare begli ingrandimenti.

    Se devi fotografare solo Firenze in sé, nel senso i luoghi e non le persone, allora puoi utilizzare la tecnica dello stitch digitale che permette, anche con una macchina da 8 milioni di pixel, di ottenere file di dimensioni più grandi che con la nuova 5d. Sul sito photoactivity ci sono degli ottimi articoli in proposito. Lettura veramente consigliata a tutti.

    ciao ciao e chiedi pure se hai bisogno
    fab

  6. Michele

    said, January 16, 2009 @ 10:51 AM :

    Ciao Fabiano,
    le foto dovranno raffigurare alcuni luoghi della città, compresi i monumenti. Magari ripresi da punti di vista meno tradizionali o turistici. La tipologia di stampa a cui abbiamo pensato con il cliente è quanto di più definito si possa ottenere, perciò, considerando le dimensioni, deduco che il digitale che mi potrei permettere non è sufficiente.
    Mi pare quindi di capire che posso dirigermi su di un medio formato tipo 6×7 (già utilizzato per anni in passato) e fare scandire (?) le foto da un lab professionale. Facendo due calcoli, infatti, con un negativo di 56×69,5mm occorrono 6mila dpi per stampare con dimensioni 110×140 a 300dpi. Dunque una scansione con Iqsmart3 (5500dpi),Tango o Imacon sarebbe l’ideale.

  7. Fabiano Busdraghi

    said, January 18, 2009 @ 7:37 PM :

    Ciao Michele,
    in teoria un 6×7 dovrebbe bastare, ma se veramente il dettaglio è un elemento importante del lavoro forse sarebbe necessario addirittura un grande formato o lo stitch digitale. Ci tengo a sottolineare che non sono assolutamente una persona che dice che per fare certi lavori ci vuole il grande formato o niente. Anzi. Semplicemente esiste sempre uno strumento più o meno adeguato. La cosa migliore, secondo me, è fare un test. Senza passare la vita a fare prove, però è abbastanza scattare una foto, ingrandire il file alle dimensioni volute, ritagliarne un crop A3 o A4 e con poche decine di euro puoi vedere qual’è lo strumento che più si addice al caso tuo. Se poi non hai una 6×7 sotto mano puoi fare la prova in piccolo formato con un paio di calcoli per le proporzioni, pazienza se l’ottica non è la stessa, almeno potrai capire se il fattore di ingrandimento non degrada troppo i dettagli fini che vuoi ottenere.

    Insomma, non c’è niente di meglio che provare per imboccare la propria strada.

  8. Qualche critica sulla mostra di David la Chapelle a la Monnaie de Paris

    said, February 28, 2009 @ 11:35 AM :

    [...] difetti e creare della materia, sono persuaso che un grano come quello che ho descritto in l’ingrandimento digitale avrebbe notevolmente migliorato la qualità di stampa. © David la [...]

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