Lo sguardo glaciale di Thomas Damgaard
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Danx
said, December 28, 2008 @ 1:00 PM :
La 1^ e la 3^ son le migliori.
Probabilmente non ha scritto nulla perchè, già solo il fatto che dalla Danimarca va a riprendere questi modelli e modelle in Asia, significa che i suoi affari li compie già
La città è un grande luogo maledetto in cui ci ritroviamo buttati dentro solo per stare vicino al posto di lavoro e così via. Però a volte capita di trovare persone molto carine. Ultimamente ho trovato in un parco un vecchietto che da ogni giorno da mangiare a delle anatre, mentre ieri una signora mi ha offerto un pò di euro per portarle, in cambio una sua valigia pesantissima eheh
Di sicuro bisogna URLARE, per stare come zombie alla finestra meglio spararsi!
Claudio
said, December 28, 2008 @ 1:47 PM :
Mi piace molto come è organizzato il sito, come sono alternate le foto, lo sguardo all’interno e quello all’esterno. La vista della città e lo zoom estremo su un abitante a caso di quella città. Ma io sono uno che si fa poco impressionare dalle idee, le posso trovare divertenti, piacevoli, argute, o insignificanti, ritrite, antiquate, ma non è ciò che cerco nella fotografia. Ciò che mi impressiona davvero è la bellezza della foto. Non sto qua a discutere su cosa intendo per bellezza, non credo sia neanche poi chiarissimo nella mia testa questo concetto, sarebbe impossibile da formalizzarlo per me, ora come ora. La prima foto comunque mi piace molto. Mi piacciono le soluzioni geometriche, le tapparelle che riflesse riprendono le prospettive dei palazzi, quasi a formare una griglia tridimensionale, mi piacciono i toni freddi, che quasi alienano. E poi quel tocco di glass (battuta squallida ma non sono riuscito a rinunciarci), ovvero quel bicchiere che quasi nascosto àncora alla realtà una foto che appunto tende ad alienarsi. Quel bicchiere sembra l’unico oggetto reale di tutta la foto, ha più vita della modella, tutto il resto sembra plastico e finzione, statico ed immutabile. Solo quel bicchiere pendente, con l’acqua pronta ad uscire, dona instabilità e tensione. Uno scatto che guardo e riguardo con estremo piacere ogni volta che scorro Camera Obscura, che mi dice qualcosa di nuovo ogni volta, davvero bello.
Claudio.
Fabiano Busdraghi
said, December 28, 2008 @ 5:15 PM :
Ciao Claudio, molto bello quello che dici sulla disposizione del sito e su questo vai e vieni fra l’infinitamente grande della città e l’infinitamente piccolo di una persona. Persona che la vive ma soprattutto tassello che contribuisce a crearla, a costruire la città stessa. Sottolineare come sia una persona presa a caso, era qualcosa su cui non avevo specificatemente riflettutto, ma rivedendo la serie si ha proprio l’impressione che descrivi.
Condivido poi, come probabilmente già sai, quello che dici sulla bellezza. Certo mi piacciono i lavori che hanno un sostrato concettuale solido, ma l’apprezzamento ne va sempre al di là. In questi gironi, leggendo integralmente Zhuangzi, mi sta venendo in mente un parallelo un po’ arrischiato fra il rifiuto taoista della conoscenza cosciente a favore di una forma diversa di percezione e questa mia avversione al concettuale in favore dell’estetica poetica in fotografia. Argomento interessante che svilupperò forse un giorno un filo più a fondo. In ogni caso la serie “Attorno ad una foto” è nata proprio per parlare di fotografie che mi piacciono, senza per forza formalizzare il discorso, anzi divagando e investendo letteratura, cinema, musica, poesia, filosofia, ricordi personali, etc.
La parte che mi piace di più nel tuo commento comunque è quella sul bicchiere, tanto che mi dispiace quasi pensare come, se un giorno Thomas Damgaard vedrà questo articolo, forse non potrà apprezzare quello che viene detto nei commenti. Anche a me il bicchiere è uno degli elementi che più mi aveva colpito, fin da subito, una sorta di chiave, di punto nodale. Mi chiedo se l’autore l’abbia inserito intenzionalmente, proprio per creare quelle sensazioni che evochi così bene, o se piuttosto si sia trattato di una scelta intuitiva, incosciente. In ogni caso, quello che scrivi e come lo descrivi, mi fa pensare con prepotenza al famoso punctum di Barthes. Se questo picchiere ha colpito così direttamente te quanto me, qualcosa di speciale lo ha forse davvero.
Claudio
said, December 29, 2008 @ 2:19 AM :
Secondo me il bicchiere è un elemento dissonante, è quella cacofonia che spezza violentemente l’armonia. Se consideriamo il progetto nella sua completezza, al bicchiere può essere associato un richiamo al quotidiano, un oggetto di uso comune che in qualche modo contestualizza l’individuo, e che appunto contribuisce a quell’essere una persona qualsiasi all’interno della città, che svolge le sue solite faccende, come lo fa chiunque. Per cui è assolutamente normale che una ragazza si appoggi ad una finestra con un bicchiere in mano. Ma svincolandoci dalle altre foto e guardando solo questa, per un discorso puramente compositivo, il bicchiere stona, disturba la quiete e la staticità di una foto estremamente regolare. Il suo non essere in una posizione di equilibrio stabile, l’esile legame che lo tiene, crea una grande tensione che dona dinamicità. Tutto il resto sembra davvero onirico, su un piano non reale, l’unico elemento vivo è quel bicchiere. Ha una potenza incredibile. Per cui credo anche che sia stato inserito pensando al progetto e che una volta dentro la foto sia stato manipolato in maniera istintiva. D’altra parte, credo anche che il processo di creazione sia molto simile a quello di fruizione dell’opera, vi è sia la parte razionale, intelligibile, che quella istintiva, non cosciente, proprio come dici tu quando parli di “forma diversa di percezione”.
Claudio.