Le città immaginarie di Giacomo Costa
Fabiano Busdraghi: sei toscano e vivi a Firenze. Spesso si sente dire che per sfondare nel mondo dell’arte contemporanea bisogna vivere in una grande città in pieno fermento artistico, come New York o Berlino. Te sembri essere il controesempio vivente, con le tue foto che vengono esposte nelle fiere di fotografia e nei musei più importanti del mondo.
Il fatto di vivere in una città relativamente periferica rispetto ai grandi centri contemporanei secondo come ha influito sulla diffusione dei tuoi lavori? Ti reputi un’eccezione o di fatto oggi giorno si può benissimo esporre a livello internazionale pur non essendo fisicamente in una città effervescente per quanto riguarda fotografia e arte?
Giacomo Costa: Credo che vivere in una città frizzante serva ad accrescere la propria conoscenza artistica e permetta di stabilire contatti e relazioni importanti. Se dovessi iniziare di nuovo forse mi trasferirei altrove. Il fatto è che ho iniziato un po’ per caso e a piccolissimi passi scettici e ogni volta mi sembrava di essere talmente indietro e lontano che era ancora presto per trasferirmi e così alla fine mi sono ritrovato a fare mostre a giro per il mondo continuando a vivere a Firenze. Tuttavia ho avuto la fortuna di viaggiare tanto e quindi di potermi creare una rete di conoscenze e di stimoli anche se formalmente risiedevo altrove. Certo che poi internet ha reso tutto molto più facile.
Fabiano Busdraghi: Sul tuo sito pubblichi anche dei brevi testi di tuo pugno. Per te è un mezzo espressivo di pari importanza o è in secondo piano rispetto alla fotografia? Ti capita di “lavorare” sullo stesso tema sia con la macchina che con la penna o esplori universi completamente distinti?
Giacomo Costa: La mia ironia si basa molto sul linguaggio, sulla scelta delle parole, mi diverto molto a parlare e a discutere, sono un logorroico indefesso. Scrivere è per me un piacere divertente che mi permette di esprimere dei concetti articolati che non voglio invece esprimere nella fotografia. Le mie immagini sono dirette, semplici e comprensibili da chiunque anche senza dei particolari mezzi individuali. Nello scrivere invece mi esprimo in maniera più concettuale…ma lo faccio solo per divertirmi!
Fabiano Busdraghi: Un fotografo di cui apprezzi particolarmente il lavoro e perché.
Giacomo Costa: Olivo Barbieri. Amo tantissimo il suo lavoro che, sebbene sia estremamente tradizionale e analogico, ha una cifra assolutamente sua che lo rende vicinissimo alla mia poetica. Se a questo aggiungi che abbiamo lavorato per anni con la stessa galleria, che c’è una sincera amicizia e che adesso, dopo anni di distanza, ci siamo di nuovo ritrovati nella stessa galleria…che volete di più!
Fabiano Busdraghi: Giusto qualche curiosità sui tuoi gusti personali. Che libro stai leggendo in questo momento? Che musica ascolti? Quali sono i tuoi film preferiti?
Giacomo Costa: Sto leggendo un libro di meteorologia marina ascoltando un live dei Van Halen. Film preferiti? Tutta la fantascienza della storia!
Fabiano Busdraghi: Meteorologia marina? Guarda te cosa leggi! Ma lo sai che io ho una laurea in oceanografia e meteorologia? Anche io ne ho macinate di pagine come quelle prima di andare a letto! Ma sorvoliamo i miei trascorsi da ricercatore…
Una domanda ormai ricorrente in tutte le interviste su Camera Obscura: tutti i fotografi hanno delle “foto non fatte”. Ci puoi raccontare una delle tue?
Giacomo Costa: In realtà tutte le mie foto sono non fatte. Quasi tutte nascono a occhi chiusi, vedo con la fantasia degli scenari meravigliosi che poi mi servono come guida per cercare di realizzarli. Ma siccome è tutto nella mia mente, passo dopo passo mi lascio trascinare dalla corrente e arrivo a traguardi distantissimi dal punto di partenza…e nel cuore mi resta una sensazione che non si è però mai espressa del tutto.
Fabiano Busdraghi: Su cosa stai lavorando in questo momento? Come si differenzia rispetto ai tuoi lavori precedenti? Hai qualche progetto per il futuro che non hai ancora iniziato?
Giacomo Costa: Sto lavorando a degli interni, che costruisco per sottrazione invece che per agglomerazione…parto da una stanza e poi inizio a scavare, alzare e spostare finché alla fine ottengo quasi una città in una stanza. Il progetto al quale penso da una vita (artisticamente parlando!) è dar vita alle mie immagini, animarle, farne un film… chissà…
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