Brunelli: Occhi
© Giacomo Brunelli

Giacomo Brunelli fotografa animali: cani, gatti, topi, polli, serpenti, cavalli, volpi… non si limita però ai canoni della classica fotografia naturalistica, in cui l’unico scopo è immortalare la fauna nel suo ambiente naturale, mostrare gli animali come sono, come si comportano, come vivono. Le fotografie di Giacomo Brunelli sono intime e personali. Scure e contrastate, mosse, intense e inquietanti. Reinventano un soggetto banale facendone qualcosa di eccezionale, un universo noto e ordinario si trasforma sotto la sua macchina fotografica in un regno misterioso e stupefacente.

Abbiamo iniziato quest’intervista quando ho visto che era nella short list del prestigioso World Photo Awards per la categoria natura, categoria che poi ha vinto. Per iniziare quindi tutti i miei complimenti a Giacomo Brunelli per il meritato riconoscimento.

 

Denti di gatto
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: Come hai iniziato a fotografare? Qual’è la tua storia di fotografo?

Giacomo Brunelli: Ho cominciato a scattare le prime fotografie una decina di anni fa, facevo diapositive durante le vacanze e usavo una Snappy, ma la mia storia di fotografo comincia appena finisce quella legata al percorso universitario, così, una volta conclusi gli studi in comunicazione, decisi di iscrivermi ad un master in fotogiornalismo presso l’Istituto di fotografia e comunicazione integrata di Roma della durata di sei mesi e fu a seguito di quell’esperienza che inizio a fotografare.

 

Fabiano Busdraghi: Che cosa rappresenta per te la fotografia?

Giacomo Brunelli: La fotografia è un’intuizione, una sorpresa, un colpo di fortuna, è uno spazio che segue delle leggi (del più forte, di gravità e di appartenenza) e che, quando viene rappresentato, in realtà sono le leggi stesse ad essere rivelate.

 

Brunelli: oca
© Giacomo Brunelli

Fabiano Busdraghi: Osservando le tue immagini mi sembra di poter dire che la fruizione si fa soprattutto su un piano emotivo. Sono dirette e potenti, a volte crude e inquietanti, in ogni caso sempre molto intense.

Giacomo Brunelli: Credo sia il risultato che voglio ottenere diretto e potente o crudo e inquietante, a volte scatto perché volevo fare una cosa potente e ne viene fuori una soltanto diretta, a volte invece è l’inatteso che crea inquietudine.

È questo il magico della fotografia, oscillare fra me e te, il visto e il sentito, il voluto e soltanto invece immaginato.




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