Refinery flock di Massimo Cristaldi
Non ho, peraltro, fatto un passo deciso verso la fotografia come quello tuo e quindi non posso considerarla una seconda occupazione. Ho però un “discepolo” fotografico che seguo molto da vicino e che fa il fotografo di mestiere. Questo mi coinvolge in alcune avventure oltre a quella di essere il suo “personal trainer”. Certo, ultimamente ho delle richieste professionali come fotografo e, assieme ad alcuni lavori pubblicati, mostre e qualche premio la fotografia occupa un ruolo importante dentro la mia testa. Poi c’è Internet. Mi arrivano richieste di foto e anche domande originali: ultimamente quella di una coppia di americani con la voglia di farsi fotografare per Catania per conservare un ricordo speciale dei nostri luoghi. E parecchi che dall’estero vogliono sposarsi in Sicilia e cercano un fotografo “atipico”. Chissà, forse esiste un business in Sicilia nei cosiddetti destination weddings…
Fabiano Busdraghi: Cose significa vivere in Sicilia dal punto di vista fotografico? Com’è il panorama artistico/culturale dell’isola? Ti senti isolato e credi che per fare il fotografo sarebbe meglio una grande città come Londra o Barcellona o ormai internet ha eliminato le barriere spaziali ?
Massimo Cristaldi: Dal punto di vista dei luoghi e della gente fotografare in Sicilia è molto bello. Io sono convinto che ogni fotografo dia il massimo nel territorio che conosce bene, piuttosto che in giro.
Fare il professionista qui vuol dire al novanta percento dei casi essere un cerimonialista. Pur rispettando e piacendomi l’approccio foto giornalistico alle cerimonie ho però difficoltà nel rapporto con potenziali clienti. La committenza locale, nel novantacinque percento dei casi, non ha una cultura fotografica o semplicemente dell’immagine. È molto “basic”. Questo è un problema che credo esista in tutto il nostro paese e ritengo che sia uno dei tanti ossimori italiani. La culla dell’arte ha praticamente perso ogni contatto con la sua storia e la sua tradizione. In un certo senso se dovessi vivere di fotografia in Sicilia dovrei abbandonarmi a richieste “banali” e questo potrebbe provocarmi dei problemi istintuali di perdita di piacevolezza nelle cose e nei progetti che faccio. Naturalmente, se non vivessi in Sicilia ma tra Londra e New York, potrei forse provare a dedicarmi più compiutamente alla fotografia, probabilmente anche pensare di costruirci su un lavoro. Forse. Qui certamente il panorama non è molto stimolante, esiste una certa riluttanza ad immaginare che possano esistere dei “fotografi-artisti”, difficile trovare qualcuno disposto a compare una fotografia per appenderla in salotto. E quindi la distanza tra quello che ti piace fare e quello che piace all’osservatore cresce.
Fabiano Busdraghi: Raccontaci un po’ della tua serie di fotografie di raffinerie e uccelli: refinery flock.
Massimo Cristaldi: In Sicilia ci sono parecchi paesi con raffinerie. Più o meno tutti noti per le cronache mafiose e spaventosamente deturpati dall’idea di industrializzare il Sud tipica degli anni passati, come se quella fosse “la Via” per la creazione di posti di lavoro. Eppure sono posti incredibili, un crogiolo di immagini potenti. Molte delle fotografie della mia “A men’s world” sono realizzate in questi posti. La raffineria non fa eccezione. Gli stormi sono uno spettacolo invernale e mostrano una simbiosi incredibile tra natura e uomo. Questo è un tema che mi è molto caro. Ho scelto il luogo e, aiutato da alcuni locali, ho preventivato l’appostamento nel punto migliore (ecco il vantaggio di conoscere i luoghi in cui si opera) e la luce migliore per lo spettacolo. Refinery flock è stato fisicamente realizzato in due ore nel dicembre 2006.
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