Follia e poesia, i ritratti stenopeici di gUi mohallem
gUi mohallem è un fotografo brasiliano i cui ritratti stenopeici sulla follia hanno catturato la mia attenzione fin dal primo momento che li ho visti.
Oltre alle fotografie scure, mosse e intense di gUi mohallem, ho molto apprezzato i testi di accompagnamento: citazioni raccolte durante le sue discussioni con le persone ritratte. Sono sempre stato affascinato dalla scrittura, oltre che dalla fotografia, e gli estratti che gUi mohallem associa alle immagini sono come lapidarie e intense poesie moderne, una poesia corale nata dalle persone che raccontano la loro verità di fronte alla macchina fotografica.
Fabiano Busdraghi: Come hai iniziato a fare fotografia? Qual’è la tua storia come fotografo?
gUi mohallem: Penso che avevo 17 anni quando ho avuto la mia prima macchina fotografica. Sono andato in Australia per un programma di scambio durante le scuole superiori. Questo è quando ho studiato per la prima volta i media di comunicazione e ho fatto un documentario sul programma di scambio. Quando sono tornato in Brasile, sono stato affascinato dalla cinematografia e ha deciso di candidarmi per la Film School di San Paulo.
La fotografia era già un hobby e avevo già iniziato a visitare gli studi e mini laboratori nella mia città natale. Mi ricordo quando ho visto per la prima volta un’immagine venire sulla carta bianca mentre ero dentro una delle ultime camere oscure della città. È stato magico! In questo momento ero già interessato alla distruzione delle immagini e volevo sperimentare tutti i tipi di sostanze chimiche disponibili sulla carta trattata, per vedere come potevano modificarla. Una volta che ho saputo controllare il procedimento che ho iniziato a scrivere sulle mie immagini per farne cartoline personalizzate per i miei amici e amanti.
La Fotografia è venuto a me mentre Università, a partire dall’anno successivo. Sono stato dipendente della camera oscura. E ho amato fare ogni tipo di prova, ed ogni tipo di errori. Ho anche amato il sapore delle sostanze chimiche sulle mani.
Mi sono laureato specializzandomi in cinematografia e fotografia. Volevo spendere un sacco di tempo supplementare in camera oscura. Sono stato così tanto lì dentro che ho avuto la chiave di scorta e l’autorizzazione ad utilizzare l’ingranditore speciale, un impeccabile Leitz.
Fabiano Busdraghi: Amo anche io l’odore della chimica e mi ricordo che la mia prima stampa è stato veramente magico come dici. Ancora oggi un briciolo di magia è ancora presente quando scatto o stampo, anche se in digitale. Ma andiamo avanti con la seconda domand: cos’è la fotografia per te?
gUi mohallem: La fotografia è il mio modo di cercare di tranquillizzare la mia più profonda solitudine, credo. Mi dà l’illusione di riuscire a comunicare con le persone, davvero. Non potrò mai sapere se è per davvero, ma questa illusione mi mantiene sano di mente.
L’altro giorno, poco tempo fa, mi trovavo nella metropolitana di New York e ho visto questa ragazza con l’hula hoop e sembrava così triste e stanca tenendolo in braccio. Ho scattato 3 immagini. Poi alcune persone sono ante a parlarle. Era la notte di Halloween. E si è scoperto che non era per niente triste e affatto stanca. Quando il treno è venuto ho cominciato a parlare con lei. Sono stato sorpreso da quanto di questa scena avevo costruito con la mia fantasia. Voleva vedere la foto, era preoccupata per la sua immagine e le ho risposto, senza pensarci: “Non ti preoccupare, non ho una foto tua, ho solo preso in prestito il tuo corpo per ritrarre i miei sentimenti.”
Fabiano Busdraghi: Sono d’accordo, la fotografia non mostra quasi mai la verità, ma solo i nostri sentimenti, le idee, e il punto di vista. Hai anche detto che la fotografia è un modo per minimizzare la tua solitudine. Come te penso che sia un meraviglioso mezzo per comunicare, per far sì che altre persone guardino dentro di te. Ma a volte penso che la fotografia aumenti la mia solitudine, a volte sono come uno schiavo della fotografia. Durante l’enorme quantità di tempo che passo all’interno della camera oscura, a ritoccare al computer, alla ricerca della perfetta combinazione per esprimere i miei sentimenti, o addirittura s scrivere questo blog, sono sempre solo. Tutto il tempo che dedico a tali attività è tempo sottratto alla mia vita sociale. Altre persone, al contrario, sono in grado di utilizzare la fotografia per interagire con agli altri, magari, come hai fatto con la ragazza della metropolitana. Cosa ne pensi?
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Ludmila Franca
ha detto, il 18 Gennaio 2009 @ 3:37 PM :
gUi mohallem rules!
he is simple the best!
ghuga tavora
ha detto, il 18 Gennaio 2009 @ 6:15 PM :
I´ve lived it as well, it´s fascinating the surrealistic results of images, feels like reality to me, all movement, nothing stays the same.;) Great work gUi!;) Cheers!
Dominique Chanovre
ha detto, il 19 Gennaio 2009 @ 4:06 AM :
Amazing work, a captivating insight of the darkness in the void.
La fotografia nei documentari di Hu Jie
ha detto, il 19 Gennaio 2009 @ 8:58 PM :
[...] poi mi sto abituando e rassegnando, sia mai che la solitudine della citazione di Rilke nell’intervista a gUi mohallem non sia davvero di qualche [...]
Danx
ha detto, il 21 Gennaio 2009 @ 12:21 AM :
oddia, tutta questa gente intrisa di nero non mi da alcuna speranza
Wagner
ha detto, il 28 Gennaio 2009 @ 2:47 PM :
Olá querido mestre quanto tempo……muito legal ficaram suas foto ….poxa nunca tinha feito e nem sabia fazer pinhole colorida mas estão otimas ….
Parabéns e boa aventuras pelo o mundo que é pequeno para o seu olhar até mais……..(>..<)………
Rafael Castellar das Neves
ha detto, il 29 Gennaio 2009 @ 1:28 PM :
Ciao!!
Bellissima composizione delle immagini e parole….mi piace troppissimo!
Salute brasiliane…