Testo e foto di Michael Marten.
Nel 2003 ero alla ricerca di un progetto fotografico che sapesse esprimere i continui cambiamenti del paesaggio, non causati dall’attività umana ma dai processi naturali, quali il tempo atmosferico, l’erosione, i cambi di stagione. Tornando verso sud da Edimburgo, capitai per caso in un porticciolo sulla costa del Berwickshire, nel Sudest della Scozia. Era nascosto alla vista, anche dalla strada più vicina, ma fui attratto da un sentiero tra le scogliere. Arrivato giù in fondo, scoprii un tunnel lungo trenta metri, scavato a mano nell’arenaria rossa, che conduceva a quell’insenatura, una distesa di sabbia e sassolini durante la bassa marea. Passai tutta la giornata a scattare foto con la mia 5×4 Wista.
A casa, quando sviluppai le foto, vidi che avevo inquadrato più o meno sempre la stessa visuale, sia con la bassa marea al mattino, sia con l’alta marea nel tardo pomeriggio. Mi affascinava il contrasto tra le due sequenze, il modo in cui il crescente livello dell’acqua avesse cambiato completamente la prospettiva e l’atmosfera di quel paesaggio “in movimento”. Capii immediatamente che avevo trovato il mio progetto. Da allora mi sono messo a cercare i posti che offrono il dislivello più spettacolare tra bassa e alta marea, mentre come un vero studente cercavo di imparare il più possibile su questi fenomeni.
Nel 2004 tornai nel porto del Berwickshire. Costruito negli anni Trenta dell’Ottocento, verso la fine di quel secolo fu il terzo maggiore porto per la pesca delle aringhe sulla costa orientale della Scozia. Ora ospita due piccole barche e i fortunati visitatori che sanno della sua esistenza o che ci si imbattono per caso.
Lungo la maggior parte delle coste del mondo, si registrano due maree ogni giorno, ma ho imparato presto che non tutte le maree sono uguali. Nel Mediterraneo il dislivello delle maree si misura in centimetri. In Gran Bretagna varia da un metro in alcune zone del mare del Nord fino ai quindici metri (la terza ampiezza nel mondo) nel Canale di Bristol. In uno stesso luogo, l’altezza varia ciclicamente con il passare del tempo. Ogni due settimane, nei quattro o cinque giorni di luna nuova e luna piena, le maree sono più alte. In inglese questi picchi si chiamano “maree primaverili”. Nel mezzo, quando la luna è in fase calante o crescente, le maree sono meno ampie: questa fase è chiamata “maree deboli”. Questo spiega perché l’alta marea nel Canale di Bristol può raggiungere un picco di quindici metri nella fase di “primaverile”, ma non supera i dieci metri nella sua fase “debole”.
Ma anche questo è soltanto un aspetto del ritmo delle maree. Il livello dell’acqua cambia anche nel corso dell’anno. Le “marre primaverili” sono più alte nei mesi attorno agli equinozi: febbraio, marzo, aprile e agosto, settembre, ottobre. Una delle due “maree primaverili” in ognuno di questi mesi è particolarmente alta, ed è esattamente in queste circostanze che la marea nel Canle di Bristol raggiunge i 15 metri.
L’acqua non solo raggiunge il massimo livello durante le “maree primaverili”, ma è anche il momento in ci si ritira più lontano. Questi sono i periodi ideali per le mie foto: quando le spiagge vengono interamente sommerse durante il flusso e quando gli scogli sono completamente scoperti durante il reflusso.
La Gran Bretagna non è una grande isola per gli standard internazionali, ma facendo il giro di tutti i promontori, baie, estuari, e laghi di mare le sue coste misurano 17800 km! Ho fotografato le maree inglesi durante 8 anni, e ho coperto solo una piccolissima parte di tutta la costa.
Così, quando la gente mi chiede se ho intenzione di fotografare le maree del Mont Saint-Michel o nella baia di Fundy sulla costa nord orientale d’America, che vanta la più alta escursione di marea nel mondo (16 metri), rispondo che ho materiale più che sufficiente per andare avanti per anni qui a casa! La costa inglese non è solo lunga, è anche straordinariamente varia. Ci sono lunghe spiagge sabbiose, scogliere di gesso bianco, estuari, porti industriali grandi e piccoli, paludi salmastre alimentate dalla marea, ed enormi e piatte estensioni di sabbia e fango come la Baia di Morecambe, dove la marea corre più veloce di un cavallo al galoppo e gli incauti, tra cui 21 raccoglitori cinesi di molluschi nel 2004, sono stati spesso raggiunti dalla marea morendo annegati.
Da quando ho iniziato a interessarmi alle maree ho trascorso ore e ore a consultare i volumi pubblicati dallo Centro Idrografico del Regno Unito. Non è solo una questione di sapere in quali giorni le “maree primaverili” si verifichino in un particolare anno, ho anche bisogno di sapere i tempi di bassa e alta marea in ogni posto che voglio fotografare. Oggi, per esempio, le alte maree sono a 5:45 e 18:35 a Southampton, 08:40 e 21:18 a London Bridge e 10:50 e 23:45 a Newcastle. Domani tutti questi tempi avanzeranno di un fattore compreso fra 20 minuti e 45 minuti, e lo stesso succederà il giorno dopo e il giorno dopo ancora.
Il Centro Idrografico del Regno Unito è un ente che fa capo al ministero della Difesa. Le tabelle di marea che produce sono pubblicate sotto forma di voluminosi libri che dettagliano le ore di massimo e minimo, le altezze delle maree, e altri parametri durante l’anno per tutti i porti in giro per le isole britanniche – e ci sono un sacco di porti in Inghilterra.
Più ho fotografato le maree, più sono stato affascinato dalle loro complesse variazioni. Così mi sono messo in contatto con la Centro Idrografico del Regno Unito per vedere se potevo parlare con qualcuno in grado di rispondere ad alcune mie domande. Per esempio, perché una delle due alte maree ogni giorno è sempre un po più alta rispetto all’altra (variazione diurna)? Ed è vero che le maree non solo vanno avanti e indietro da un lato all’altro di un bacino oceanico, ma sono in realtà una sorta di onda circolare che ruota ogni 12 ore intorno a uno “zero di marea” chiamato il punto amfidromico? Il Centro Idrografico del Regno Unito, ho scoperto, si avvale di un capo delle maree e un vice capo delle maree e questi due scienziati un pomeriggio molto gentilmente hanno trascorso un paio d’ore per rispondere a tutte le mie domande.
Le maree, mi hanno insegnato a scuola, sono causate dall’attrazione gravitazionale della luna sull’acqua presente sulla terra. In realtà la luna è responsabile solamente per due terzi dell’effetto e il sole per il terzo rimanente. Quando la luna e il sole sono più o meno in linea con la terra – come accade nei periodi di luna piena (plenilunio) e luna nuova (novilunio) – la loro attrazione si somma e provoca le maree primaverili. Quando la luna, il sole e la terra sono fuori allineamento, l’attrazione dei corpi tende ad annullarsi e otteniamo le ‘neap tides’. Ciò che rende i ritmi delle maree così complessi, è il combinarsi della forza d’attrazione della luna mentre orbita attorno la terra, e quella del sole mentre la terra gli gira attorno.
L’intervallo di tempo tra alta e bassa marea dura circa sei ore e venti minuti, ma si tratta appunto di una media. In alcuni posti la marea può impiegare otto o nove ore ad alzarsi, ma solo tre o quattro ore ad abbassarsi. O viceversa, oppure qualunque valore fra questi due estremi. E anche se i tempi delle maree sono vicini alla media, questo cambierà di giorno in giorno: oggi la marea nel grazioso porto di St Ives, in Cornovaglia può richiedere 6 ore e 17 minuti per raggiungere il massimo, domani 6 ore e 30 minuti, e il giorno dopo 6 ore e 8 minuti.
La risposta alla domanda se le maree sono onde rotazionali è affermativa. Nel Mare del Nord, per esempio, ci sono tre sistemi separati, o spirali di marea, che circolano in senso antiorario. Ognuno ruota attorno al suo punto di non marea. È possibile visualizzare la marea come una piastra piatta tipo un disco duro o un vinile leggermente inclinato. Il lato della piastra che sporge verso l’alto rappresenta l’alta marea, il lato opposto è la bassa marea. Quando il piatto gira, l’alta e bassa marea si alternano. Nella parte meridionale del Mare del Nord, per esempio, l’onda di alta marea spazza la lunga costa orientale dell’Inghilterra, poi passa dall’altro lato per viaggiare lungo le coste di Olanda e Germania nord-occidentale prima di spazzare la costa occidentale della Danimarca e dirigersi poi nuovamente verso l’Inghilterra. Quando la marea è alta sulla costa inglese è bassa in Danimarca, e viceversa.
Quindi, le maree sono davvero onde di marea circolari, una sorta di ciclico tsunami bi-quotidiano a cui tutte le forme di vita marina si sono adattate, dalle alghe e cozze ai surfisti e velisti. Quando un vero e proprio tsunami si avvicina una costa, le acque prima si ritirano dalla riva per poi tornare nell’onda del maremoto. Si tratta di una versione ad alta velocità del riflusso delle acque di bassa marea che poi ritornano di nuovo con l’alta marea.
Qualcuno dice che i miei “dittici” trasmettono serenità e una dimensione senza tempo, il che potrebbe far pensare che il lavoro di appostamento e di preparazione sia altrettanto rilassante. Scattare la foto con l’alta (o bassa) marea, e poi girellare allegramente per sei ore aspettando che la marea torni su (o se ne vada). Non è proprio così.
Di solito rimango nel tratto di costa prescelto -per esempio il nord ovest del Galles o l’estuario del Tamigi- nei cinque giorni di “marea primaverile”. Cerco sempre di arrivare con un paio di giorni d’anticipo per poter esplorare l’intera zona e individuare i punti migliori. Questo si può fare solo con la bassa marea, che permette di vedere ciò che verrà sommerso dal mare e quello che il mare rivelerà ritirandosi. Scelgo diverse possibili location lungo la costa, anche a settanta chilometri di distanza l’una dall’altra. E, anche in uno stesso luogo, individuo almeno due o tre punti di osservazione. L’alta marea è sempre un momento impegnativo. Visualmente il mare si mantiene al suo massimo livello per circa un’ora. In quel lasso di tempo, cerco di scattare foto da tutti i punti di osservazione selezionati, correndo a piedi o in macchina. La bassa marea tende a essere più rilassante perché l’acqua resta ai minimi durante tre o quattro ore.
Quando scatto la prima foto del dittico, segno la posizione del mio treppiede con dei bastoncini, delle pietre o delle piccole incisioni sulla roccia, per poterlo ricollocare esattamente nello stesso punto sei ore più tardi, o il giorno successivo. Sistemo anche un foglio di carta da lucido, formato 5×4, sullo schermo della macchina fotografica e traccio a matita le linee prospettiche che rimarranno invariate – uno scoglio, un molo, un tratto di costa in lontananza e ovviamente l’orizzonte. Questo mi permette di inquadrare la seconda immagine del dittico esattamente come la prima. Da quando ho iniziato ad usare una macchina digitale (Phase One), uso uno schermo di messa a fuoco con griglia e prendo note dettagliate sulla posizione dei punti più evidenti della scena rispetto alle linee della griglia stessa.
Osservando le maree risulta evidente che per quanto il pianeta possa essere plasmato, manipolato e danneggiato dalla potenza dell’uomo, i suoi ritmi profondi sfuggono alla nostra influenza. Nei suoi processi geologici e naturali di varia natura, la terra è più forte, più sottile e più persistente di quanto possiamo immaginare. Molti scorci delle mie foto non esisteranno più tra cento o duecento anni, quando il surriscaldamento globale avrà provocato un innalzamento del livello del mare di diversi metri. Per la vita delle città costiere di tutto il mondo il cambiamento sarà devastante. Ma per il pianeta sarà solo un episodio minore. I livelli del mare hanno subito variazioni di oltre cento metri durante l’era glaciale: nient’altro che una marea determinata dal clima, più profonda e più lenta, che si alza e si abbassa nell’arco di decine e centinaia di migliaia di anni invece che due volte al giorno.
Per ulteriori informazioni e fotografie della marea, si prega di vistare il sito di Michael Marten.
Stupendo! Complimenti al lavoro del fotografo!
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