gUi mohallem
© gUi mohallem

“Sono così normale. Tutto ciò che faccio è così normale,
Ci penso così tanto prima di farlo…
Anche quando mi drogo o dormo con un estraneo
è molto normale, lo sai,
talmente inquadrato nei confini della normalità … “

gUi mohallem: San Paolo è come qualsiasi altro grande centro. C’è così tanto da fare allo stesso tempo che è difficile decidere dove andare, e devi fare delle scelte. Devo confessare che non frequento molto le mostre, soprattutto perché di solito sono molto concentrato sul montaggio della mia roba o sulla finitura di un progetto, lascio appena il mio studio. Devo dire che avrei da fare alcune ricerche per rispondere a questa domanda correttamente.

 

Fabiano Busdraghi: Credi che per avere una buona carriera fotografica si debba vivere a Londra o new York o oggi grazie ad Internet il posto in cui si vive non conta poi così tanto?

gUi mohallem: Mi piace internet e mi piacciono le sue possibilità di connessione. Ho trovato lavori e persone veramente sorprendenti grazie a siti e blog come il tuo. Ma penso anche che niente possa sostituire l’esperienza reale. Mi piace essere in luogo ed incontrare la gente. Mi piace vedere come il lavoro viene montato e presentato. Vedendo le opere di altre persone, le buone opere, è una cosa importante per la tua evoluzione d’artista. A volte i libri possono darti una idea abbastanza buona, ma prendi le opere di Sophie Calle o Gregory Crewdson, per esempio. Perdono tantisimo nei libri. Per avere una buona carriera, ritengo altresì che sia importante incontrare la gente. Per stabilire la connessione, per vedere le facce dietro i nomi, sai. Pertanto, ritengo che per me è importante avere accesso a grandi centri, non necessariamente però abitarci

 

Fabiano Busdraghi: Per quanto riguarda la fotografia e più in generale l’arte, credi che ci siano differenze fondamentali fra il Brasile, l’Euroa e gli stati uniti? Oppure oggi si può solo parlare di un’unica fotografia globale e le differenze sono unicamente dovute alla ricerca individuale e alla personalità degli autori?

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“L’abbiamo fatto una sola volta. Lui era così gentile, così dolce…
Ma non so cosa è successo
mi evitara da allora…
Penso che semplicemente non può gestire i suoi sentimenti.
Ma so che lui mi ama.
Sì che mi ama “.

gUi mohallem: Beh, forse io non sono la persona giusta per rispondere.Non sono uno storico e mi riferisco all’arte, in termini di continenti e paesi. Guardo dalla prospettiva di un artista, alla ricerca di artisti e opere che comunicano con me. Ci possono essere differenze, ma non saprei come discuterne, perché non ci ho badato.

 

Fabiano Busdraghi: La diffusione del tuo lavoro è fatta dalle gallerie, mostre, pubblicazioni cartacee etc o è affidata soprattutto ai circuiti artistici su internet? Cosa pensi di queste iniziative?

gUi mohallem: Tutti hanno il loro posto nel mondo e non sono in concorrenza, a mio avviso. Un buon gallerista può essere come un tutore per l’artista, aiutare a trovare vie e modi all’interno del suo lavoro, credo che questo sia un ruolo molto importante, specialmente per i giovani artisti, ma a volte anche in alcuni casi anche quelli più affermati. L’altra cosa importante che una galleria potrebbe o dovrebbe fornire l’artista è trattare la parte commerciale, la promozione, la vendita, seguendo i consumatori. Questa è una parte importante del gioco e l’artista di solito o non è capce o non è interessato a giocare.

Per quanto riguarda lo scambio, a mio avviso Internet è una grande cosa. Perché non si sa mai quello in cosa si potrebbe incappare. Per esempio ho trovato un artista georgiano che vive in Argentina, su Flickr e questa è una grande cosa che solo i circuiti più democratici come Internet possono darti.

 

Fabiano Busdraghi: Quali sono i tuoi siti preferiti di fotografia e di arte? Leggi qualche e-zine, blog o rivista online di fotografia?

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“Ho fatto delle stupide cose su me stesso.
Ecco perché mi hanno chiuso dentro”.

gUi mohallem: Non sono proprio adatto a rispondere. Amo le riviste stampate, come Aperture, ma non sono abituato a seguire nessun on e-zines. Però faccio un sacco di ricerca su flickr…

 

Fabiano Busdraghi: Hai qualche sogno fotografico? Qualcosa che vorresti fotografare e non puoi, una macchian fotografica che sogni di avere, un posto dove vorresti andare…

gUi mohallem: Il mio sogno è di vivere del mio lavoro, di poter vivere grazie alle foto che faccio.

 

Fabiano Busdraghi: Puoi parlarci del tuo fotografo preferito che usa il foro stenopeico? Perché ami il suo lavoro?

gUi mohallem: È una cosa buffa. Io non sono di solito un tipo da foro stenopeico. Non seguo o cerco chi lo usa. Ma c’è un tipo in Brasile idi cui ho scoperto per caso il lavoro (è un amico di un amico) e mi piace da matti. Il suo nome è Luish Coelho e ha molto interessanti progetti di trasformare gli appartamenti delle persone in macchine fotografiche, fotografando la persona con la proiezione del paesaggio nei loro appartamenti. Meta-meta-fotografia. È un maestro nel pinhole, è appassionato e sa tutto sul foro. Ma non è lo stenopeico in sé che mi attira. È lo stesso motivo che mi ha condotto ai film di Charlie Kauffman come Adaptation, o Synecdoche, NY. È la semplicità dell’idea e la complessità del risultato.

 

Fabiano Busdraghi: Qualche altro fotografo brasiliano che ti piace particolarmente?

gUi mohallem: Ci sono un sacco di grandi fotografi in Brasile che io ammiro per svariate ragioni… Amo il modo in cui Dimitri Lee scatta i suoi lunatici paesaggi di città abbandonate, per esempio. E mi piace l’intimità e il rispetto che mostra Wainer João delle persone che vivono nelle baraccopoli e del loro universo. Ha anche fatto un lavoro incredibile, molto difficile da trovare, da un’enorme prigione, pure questa in Brasile.

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