Foto originale
Fotografia originale prima della stampa.

La prima persona che mi ha parlato delle resine sulle stampe inkjet su carta da disegno è stato Marco Tardito (a cui ho anche fatto un’intervista).

Anche io in passato avevo cercato di stampare su carta acquarello con la mia epson 2100 ma i risultati erano stati terribilmente deludenti. I colori vengono completamente sballati perché i profili standard non funzionano sulle carte artistiche e i neri sono grigiastri con conseguente appiattimento del contrasto.

Se il primo problema è relativamente facile da risolvere, sempre che si possieda una sonda per produrre profili icc custom, il problema dei neri è molto più complesso. Alla base è dovuto ad un eccessivo assorbimento dell’inchiostro da parte della carta, che si spande nelle fibre di questa dando immagini piatte e senza neri. La soluzione ideale sarebbe quella di ricoprire il fondo della carta con uno strato di un qualche materiale che impedisca la penetrazione dell’inchiostro. In pratica costruire della carta per stampe a getto di inchiostro fatta in casa. Oltre a tutte le possibile tecniche di incollaggio che possono venire in mente esistono anche prodotti già pronti, come per esempio Inkaid, una specie di vernice di cui mi ha parlato Dorothy Simpson Krause nella sua intervista e che, almeno così promettono i costruttori, permette di stampare su ogni supporto.

Un peccato, perché poter utilizzare le carte per le belle arti è un’idea molto attraente. In generale le carte sono molto più belle che per quelle a getto di inchiostro e inoltre è disponibile un’enorme varietà, quasi infinita di carte dalle caratteristiche diverse.

Stampa inkjet
Stampa a getto d'inchiostro su carta Graphia. Si noti la perdita di contrasto dell'immagine.

Poi ho conosciuto Marco Tardito e mi ha parlato di una seconda possibilità, quella di verniciare dopo aver stampato. Passato qualche tempo mi ha portato a Parigi delle splendide stampe di nature morte (peraltro le fotografie erano splendide anche loro) su una carta tipo Rives BFK, pesante e testurata, quindi una vera spugna per l’inchiostro. Nonostante questo i neri erano lucidissimi e profondi, le stampe brillanti e contrastate. La superficie era ricoperta da uno spesso strato trasparente di vernice, come se ci avesse colato sopra una resina plastica di qualche millimetro di spessore (in realtà lo strato era più fine, ma questa era l’impressione), superficie lievemente irregolare che univa alla bellezza della carta quella degli oggetti realizzati a mano. L’unico problema, per quanto riguarda il mio gusto, era l’orribile odore sintetico delle stampe e un punto interrogativo sulla durata nel tempo.

Marco Tardito mi ha confessato di aver fatto infiniti test di carta e resina per trovare la combinazione giusta e ho voluto provare pure io. Visti i risultati sono lontano anni luce dalle splendide stampe di Marco, ma ho comunque imparato un bel po’ di cose su resine e vernici. Negli ultimi tempi sono più concentrato sulla fotografia e sul lavoro che sulle stampe, ma non si sa mai che un giorno mi ci mettà un po’ più seriamente.

Le stampe sono state fatte su carta Graphia, una bella carta siciliana non troppo cara, liscia e bianca. Il test, come mio solito, non è rigoroso. Mi sono limitato a stampare 5 o 6 immagini diverse e verniciarla ognuna con 3 diverse resine: della vernice acrilica, della gomma arabica e una vernice al poliuretano. Quelle che seguono sono le mie annotazioni in merito e le scansioni di una delle immagini della serie. Gli scan sono particolarmente difficili da eseguire quindi un vero giudizio andrebbe espresso unicamente dal vero. Le foto sono riportate a titolo puramente indicativo.

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